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[recensione] This is the Zodiac speaking

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    ISKRA!
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    00 25/05/2007 03:53
    Fare un Killer-movie è ormai una moda compassata, che negli anni si è arricchita di continue innovazioni stilistiche e contaminazioni di genere. Fincher ci riporta in parte indietro ed in parte ci trascina in avanti. Il suo Zodiac non è un killer movie invasivo, perturbante, ai confini con lo splatter. Zodiac non racconta la storia di un serial killer, racconta l'ossessione di coloro che scrissero di lui e lo cercarono per catturarlo.



    Trama

    Il film è lungo e prolisso, 155 minuti con una parte iniziale che semina gli eventi che poi saranno collegati, i delitti avvenuti sul finire degli anni '60 nelle contee rurali vicino a S.Francisco. Nell'estate del 1969 arriva alla redazione del S.Francisco Chronicle la prima lettera con messaggio cifrato del Killer. Ne seguiranno altre, molte altre.
    Ad indagare quattro uomini, due poliziotti, due giornalisti, Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal) il vignettista, il cinico collega giornalista Paul Avery (Robert Downey Jr.) e i detective Dave Toschi (Mark Ruffalo) e Bill Armstrong.
    L'ossessione per la verità li divorerà.
    Il film ci mostra il loro disfacimento, il loro sfiorare la verità per vederla poi scivolare via dalle proprie dita, continuamente, sistematicamente.
    Anche il finale rimane aperto.
    A tratti la lunghezza si fa sentire, in una pellicola che dopo la prima mezz'ora si trasforma da Killer-story in reporter-story, (ricordate “Tutti gli uomini del Presidente”) e che si dipana in più di 20 anni, perdendo protagonisti e riacquistandoli, attraverso un apparire e riapparire di uomini, esperti, indiziati, poliziotti locali che rischia di frastornare chi tra il pubblico si aspetti incautamente uno scenario più classico; ma il gioco di Fincher, funziona, e se le tessere di domino non si incastrano perfettamente è perchè la realtà sceneggia trame “imperfette”, proprio come la storia di questo Zodiac.


    Doppiaggio e Metacinema
    Il doppiaggio fa perdere qualcosa a pellicole giocate sul filo delle parole, e della cripticità verbale dell'assassino credo che rimanga poco in traduzione italiana. Ma attraverso la traduzione perdiamo anche quasi traccia delle citazioni cinematografiche, o meglio, rischiamo una certa confusione. Il supposto titolo italiano della pluricitata pellicola “la preda pericolosa” è una fusione (credo impropria) di due titoli, "La Pericolosa Partita" (the most dangerous game) del 1932 (che è il titolo corretto del film, visto che ne viene citato anche un personaggio, il conte Zaroff) ed un remake di questo stesso film, però a colori e con diversi protagonisti, del 1956, titolato in italiano “La preda umana” ma il cui titolo originale è un poco inerente “Run for the sun”.
    L'altro film che viene mostrato è un classico del poliziesco di genere degli anni '70, “Ispettore Callagan: Il caso Skorpio è tuo”, del 1971, che su ispirazione cronachistica traccia un'immagine particolarmente cinica della giustizia, Callaghan non riesce infatti ad ottenerla per via giudiziaria e quindi uccide Skorpio e dopo getta il distintivo... ma nella realtà le cose non vanno così, e l'ispettore Toschi, anche se porta la pistola come lo Steve McQueen di Bullit (ma è l'attore che si ispira a lui, non viceversa) non sparerà nemmeno un colpo durante tutta la pellicola. Il genere poliziesco compare per essere deliberatamente messo in contrappunto con la “realtà”, che non si piega alle regole della finzione.





    Regia e Attori

    Fincher dimostra maturità, con una regia pulita, semplice, senza grandi movimenti di macchina, ricostruendo molto bene le “atmosfere” degli anni sessanta, ottima la sua resa delle scene degli omicidi (specie quello sul lago) e della sequenza di maggior thrilling, nello scantinato del proiezionista.
    Non c'è ricerca di nutrire la tensione, di ricercare continuamente il colpo di scena, anzi la pellicola a tratti scende su binari quasi documentaristici (forse in questo la seconda parte marca un difetto di tenuta filmica), mentre la fotografia, compatta ed uniforme, aiuta nel creare quell'asciutta atmosfera di cronaca.
    Dal punto di vista della recitazione mi è sembrata buona la prova di Ruffalo, soprattutto negli sbrigativi dialoghi con Gyllenhaal, a fronte di un Downey Jr. bravo ma forse troppo istrionico.

    Note a Margine

    -In una scena si vede Toschi fermarsi per qualche istante con l'auto nell'angolo tra la washington e Maple street (dove viene ucciso il tassista), l'ispettore lo ha fatto realmente, 10 minuti, una volta l'anno, l'11 ottobre, dall'anno dell'omicidio, per molti a seguire.
    -Kathleen Johns non è una (quasi)vittima accertata del killer dello zodiaco. Lei comunque riuscì a fuggire gettandosi fuori dall'auto mentre questa era ferma ad un incrocio e gettandosi tra gli arbusti, assieme alla bambina di 10 mesi. La donna era anche incinta, al 7 mese di gravidanza. Identificò il killer in base ad un identikit, e solo dopo che la notizia apparve sul giornale Zodiac in una lettera rivendicò il tentativo.
    -Nel sito www.zodiackiller.com c'è una pagina web dove è possibile segnalare nuovi individui sospettati di essere il killer dello Zodiaco. Se non mi credete guardate al link www.zodiackiller.com/Suspect.html



    Giudizio Sintetico:

    C'è molta ricerca nel nuovo film di Fincher, ed anche impegno cronachistico; tuttavia la pellicola mostra un po' di fiato corto, specie nella seconda parte, dove l'eccesso di date, passaggi temporali, profili di sospetti, riscontri e svolte nelle ricerche frammentano la linearità della trama, che scegliendo di non avvalersi di flashback, è destinata a rarefarsi man mano che la storia stessa (reale, giornalistica) perde dell'intensità dei primi anni.
    Comunque, fuori dalle categorizzazioni di genere quello di Fincher resta un buon film, ben confezionato, interessante nonostante la lunghezza ed una certa verbosità, con l'assistenza di una fotografia non convenzionale e supportato da attori di livello.
    Il regista ha dichiarato che il suo è il “killer-movie definitivo”... Ecco, probabilmente questo è un eccesso di presunzione, però sicuramente questo film non è un killer-movie qualunque..


    Voto complessivo: 7

    Consigliato a: Chi apprezza i report-movie
    Sconsigliato a: Chi si aspetta un thriller canonico

    La frase:
    “perchè l'uomo è l'animale più pericoloso di tutti”


    Modificato da ISKRA! 25/05/2007 3.54
    Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi della PAURA degli altri.
    (Carl Gustav Jung)

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    cokori
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    Tranquillo come un pupo
    00 04/06/2007 10:30
    Ciao, eccomi qua!
    Inizio col dire che a me il film è piaciuto moltissimo. Le quasi 3 ore di proiezione mi sono volate come niente.
    Tuttavia, come quasi tutti i film di Fincher, per averne un'idea abbastanza chiara, dovrei vedere la pellicola ALMENO altre 2 volte- e una di queste dovrebbe essere in lingua.
    Come hai detto tu nella recensione, il doppiaggio fa perdere qualcosa di dialoghi e scritte parlate. Ma non è una novità... per quello i cinefili venerano il dvd, no?
    Di primo impatto gli attori mi sono piaciuti parecchio, soprattutto Downey Jr., ma aspetto la versione originale per le conferme..
    La sceneggiatura la ritengo molto buona per il solo fatto che non l'ho trovata assolutamente pesante (il chè è un gran merito, visto come stanno andando le cose in materia ultimamente). Certo, non indimenticabile.
    Fincher, come sempre, è molto attento al sociale. E' un thriller che punta più sull'analisi delle persone che seguono il caso Zodiac, che non sul killer di per sè. Ma soprattutto, ci si aspetterebbe di vedere la psicosi di massa. Invece Fincher si basa sulla sua serie di personaggi principali per darne un'idea (vedi il vignettista che non si fida a lasciare il bimbo prendere lo scuola bus).
    Come sempre, ci sono i temi preferiti del regista: la questione dell'identità e della verità-realtà. Li ha trattati in "The game", come in "Fight Club".
    Il suo stile di regia è, come sempre, a mio parere, impeccabile. La scena del taxi è fantastica. Sbavavo mentre la vedevo.
    La fine degli anni '60 è molto ben ricostruita. I colori non sono brillanti, come molte pellicole ambientate nello stesso periodo ci hanno abituato (vedi "Prova a prendermi" di Spielberg). Certo, il tema non è dei più allegri. Quindi, la fotografia l'ho trovata appropriata e funzionale. Nelle scene notturne, fantastica.
    Concludendo questa veloce e superficiale opinione, non è un thirller convenzionale, come hai ben detto tu. La banalità è bandita. Ed è per anche per questo che adoro Fincher: riesce a trattare temi consunti con un'originalità tale che restituisce loro freschezza,vigore ed interesse.


    PS: Che ne pensi del film di Tarantino? Lo aspetto da tempo, ma dal trailer non m'ispira per niente...

    "Ciò che non ha forma non si può distruggere" (Sun Tzu)
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    ISKRA!
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    00 07/06/2007 18:49
    Re:

    Scritto da: cokori 04/06/2007 10.30
    Ciao, eccomi qua!
    Inizio col dire che a me il film è piaciuto moltissimo. Le quasi 3 ore di proiezione mi sono volate come niente.
    Tuttavia, come quasi tutti i film di Fincher, per averne un'idea abbastanza chiara, dovrei vedere la pellicola ALMENO altre 2 volte- e una di queste dovrebbe essere in lingua.
    Come hai detto tu nella recensione, il doppiaggio fa perdere qualcosa di dialoghi e scritte parlate. Ma non è una novità... per quello i cinefili venerano il dvd, no?



    Ehehe... Bene tutto come previsto allora.
    Il film sicuramente merita una visione in lingua originale, magari riesce anche ad affilare ancor di più alcuni dialoghi (tra i poliziotti, ad esempio). Anche se io sono un sostenitore del doppiaggio di massa (ossia del presentare nelle sale solo film doppiati in italiano), sia perchè non c'è in Italia una cultura di cinefilia tale da sostenere un mercato di cinema estero non tradotto, quindi sarebbe solo un crollo economico del mercato, sia perchè il doppiaggio permette di seguire il film nella sua componente "visiva" più liberamente (altrimenti un occhio ai sottotitoli tocca darlo), chiaramente poi va affiancato, dove possibile, alla visione in lingua originale, specie per alcune tipologie di film.

    Comunque anche nel campo del doppiaggio mi pare che negli ultimi anni si stia perdendo qualche "colpo" come azienda cinema in Italia; sempre meno professionismo e sempre più voci "famose" prestate a grosse pellicole, che non raramente fanno un pessimo lavoro.

    Su Tarantino ti rispondo volentieri nelle prossime ore... Ora fuggo come il vento... Una fanciulla mi attende... [SM=x584499]
    Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi della PAURA degli altri.
    (Carl Gustav Jung)

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    cokori
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    00 08/06/2007 18:36
    Re: Re:

    Scritto da: ISKRA! 07/06/2007 18.49
    Anche se io sono un sostenitore del doppiaggio di massa (ossia del presentare nelle sale solo film doppiati in italiano), sia perchè non c'è in Italia una cultura di cinefilia tale da sostenere un mercato di cinema estero non tradotto, quindi sarebbe solo un crollo economico del mercato, sia perchè il doppiaggio permette di seguire il film nella sua componente "visiva" più liberamente (altrimenti un occhio ai sottotitoli tocca darlo), chiaramente poi va affiancato, dove possibile, alla visione in lingua originale, specie per alcune tipologie di film.

    Comunque anche nel campo del doppiaggio mi pare che negli ultimi anni si stia perdendo qualche "colpo" come azienda cinema in Italia;



    Perdi molto nel doppiaggio. Sia come effetto realistico (il suono catturato in presa diretta non è mai così sterile come nei doppiaggio, ovviamente), sia come espressività dell'attore. Voglio dire, se doppi un attore in teatro, gli togli moltissimo. So che l'esempio con la rappresentazione teatrale è azzardatissimo, ma è per farmi capire.
    In Italia non c'è cultura. Non interessa. E' uno dei pochi paesi Europei che non guarda i film in lingua con sottotitoli e c'è l'odiosissimo Primo e Secondo tempo. In Polonia c'è gente che sa parlare l'inglese con una facilità estrema, proprio perchè ne sono "bombardati".
    Il doppiaggio è un'industria. E l'industria, si sa, crea un traffico monetario. La qualità non è sempre richiesta.
    Sinceramente, anche a me i sottotitoli distraggono un po' dalla visione. Solitamente, la prima visione è sempre doppiata- se vado al cinema non posso fare altrimenti; anche se qualcuno a volte fa delle proiezioni in lingua. Le sucessive sempre nella versione originale, senza sottotitoli perchè tanto i dialoghi li so già.
    Mi sono un po' dilungata. Perdonami.
    Aspetto la tua su Tarantino.
    Ciao!
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    00 08/06/2007 21:24
    Re: Re: Re:

    Scritto da: cokori 08/06/2007 18.36
    Aspetto la tua su Tarantino.
    Ciao!



    Pensavo di vederlo stasera, invece dovrò rimandare... Mi dedicherò a una uscita più mondana, e magari sul tardi un DVD.
    Comunque le mie aspettative sono diciamo non troppo ottimistiche. Grindhouse nasce come film in due episodi, uno diretto da Tarantino (l'unico che vedremo in italia) e l'altro dall'amico Rodriguez, con il dichiarato obbiettivo di essere un "lunapark" per cinefili. Death Proof ha tutti gli ingredienti per essere una chiassosa pellicola tarantiniana, condita di belle donne, violenza, velocità e citazionismo spinto dei B-movie degli anni '60.
    Lo stesso titolo fa riferimento proprio alla tipologia di cinema che proiettava i B-movie americani a base di sesso e violenza.

    Tarantino si muove ancora sul filo sottile tra il cinema ed il sub-cinema, in maniera certo voluta, ma sarà da vedere quanto riuscita. Il rischio è di ripetere la scarsa performance di "dal tramonto all'alba" (anche lì in tandem con Rodriguez, che si occupava della regia, con Tarantino alla sceneggiatura, se non sbaglio) film chiassoso, violento, venato di sessualità, ma nulla più di questo.

    Anche se il regista ci ha abituato alla sua capacità di plasmatore filmico d'eccezione, d'altronde KillBill rimane un esempio di un grosso giocattolone estetizzante, ma funzionale e ben costruito.

    Hasta Siempre... [SM=x584499]
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    (Carl Gustav Jung)

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    00 12/06/2007 15:18
    Re: Re: Re:

    Scritto da: cokori 08/06/2007 18.36


    Perdi molto nel doppiaggio. Sia come effetto realistico (il suono catturato in presa diretta non è mai così sterile come nei doppiaggio, ovviamente), sia come espressività dell'attore. Voglio dire, se doppi un attore in teatro, gli togli moltissimo. So che l'esempio con la rappresentazione teatrale è azzardatissimo, ma è per farmi capire.
    In Italia non c'è cultura. Non interessa. E' uno dei pochi paesi Europei che non guarda i film in lingua con sottotitoli e c'è l'odiosissimo Primo e Secondo tempo. In Polonia c'è gente che sa parlare l'inglese con una facilità estrema, proprio perchè ne sono "bombardati".
    Il doppiaggio è un'industria. E l'industria, si sa, crea un traffico monetario. La qualità non è sempre richiesta.
    Sinceramente, anche a me i sottotitoli distraggono un po' dalla visione. Solitamente, la prima visione è sempre doppiata- se vado al cinema non posso fare altrimenti; anche se qualcuno a volte fa delle proiezioni in lingua. Le sucessive sempre nella versione originale, senza sottotitoli perchè tanto i dialoghi li so già.
    Mi sono un po' dilungata. Perdonami.
    Aspetto la tua su Tarantino.
    Ciao!


    eh no Cokori, stai facendo del facile populismo e pattini su ghiacchio molto sottile. Ti riprendi un attimo quando dici che i sottotitoli ti distraggono.

    Il paragone con il teatro non e' solo azzardato, e' semplicemente improponibile per il semplice motivo che la rappresentazione teatrale e' un evento necessariamente UNICO e IRRIPETIBILE, al contrario del cinema che e' reiterabile indefinitamente.

    Pochi sarebbero disposti ad accettare la posizione di sottotitoli al posto del doppiaggio di un cartone animato come, per esempio, i Simpsons. Il doppiaggio dei quali (assolutamente perfetto nella resa delle voci della versione originale) ci ha meritato i complimenti di Dan Castellaneta in persona.

    Ora qual e' la differenza tra un cartone animato e un film? Molto labile. Di certo possiamo ammettere l'esistenza di una differenza, ma solo a patto di criticarla e questionarla. Cosa che in tempi recenti e' resa molto piu' possibile da opere come Sin City (ma gli esempi sono numerosi: il buon Roger Rabbit va menzionato), dove il confine sfuma sempre di piu', grazie all'avvento di una tecnologia sempre piu' complessa.

    Quindi il problema del doppiaggio qual e'? La qualita'? Ti ricordo che in Italia abbiamo una grande tradizione di ottimi doppiatori. Dal grandissimo Amendola al suo naturale succesore Ward, in Italia le voci hanno caratterizzato UN attore per anni. Un doppiatore per attore, ovvero un ARTISTA che reinterpretava (come ogni artista deve fare) la battuta originale per adattarne una sua al contesto culturale, alla situazione, al movimento delle labbra pure (ai bei tempi che furono).

    Prendiamo la battuta di Woody Allen in Manhattan, per esempio:

    «how did you get past the security?» (come hai superato le guardie?)

    «I walked right past» (ho camminato oltre)

    e' stata reinterpretata da Oreste Lionello in maniera assolutamente spettacolare:

    «come hai superato i bidelli?»

    «che domande, sul piano culturale!»

    Oggi quasi tutti attribuiamo la battuta a Woody Allen, ma in realta' e' una brillantissima invenzione del suo doppiatore.

    Altri esempi di interpretazione creativa si possono trovare ovunque, guardando il film in lingua originale e doppiato. Raccomando in particolare Pulp Fiction.

    Chiaro che certe battute non possono essere tradotte: per esempio, rimanendo su Pulp fiction, il gioco di parole (pun) inglese "her Holiest of Holies" non puo' essere reso bene - Ward si e' limitato a "il piu' sacro dei suoi buchi". Altrove lo stesso Ward pero' si e' ammantato di brillantezza, specie quando Jules parla con Brett subito dopo aver sparato al complice disteso sul divano: "ah.. avevi finito? Perché, sai... non mi hai convinto". Ward associa al cenno della testa di Jackson un'espressione di diniego, completamente differente da quella inglese: "let me retort", fammi replicare. Eppure funziona, e funziona bene.

    Questa e' arte e questa arte e' di natura SUPERIORE a quella che schiaffa sulla pellicola degli orrendi sottotitoli che rovinano tutto.

    Volete guardare i film in lingua originale? Imparatevela. Sono lacrime e bestemmie, ci sono almeno 3 accenti profondamente diversi fra loro in Inglese.

    Volete imparare la lingua [chiccazzo ha detto che si DEVE imparare l'inglese?]? Compratevi le videocassette di Speak Up, dove i sottotitoli sono in inglese. O oggigiorno, i piu' moderni DVD.

    Ma sostenere che l'arte debba avere una funzione didattica e che per questo sia un BENE che quelle amebe senza fantasia di olandesi, scandinavi e polacchi si guardino i film in lingua originale sottotitolato (o peggio ancora, come accade effettivamente in Polonia e Russia, con un doppiatore unico per tutti che legge il copione sopra la voce non silenziata degli attori) - no, questo e' assolutamente inaccettabile.

    Molto meglio gli inglesi, allora, che da bravi snob quali sono i film non inglesi semplicemente non li guardano. Non sopportano i sottotitoli, giustamente, e a quanto ne so io niente viene doppiato in inglese.

    L'arte deve essere godibile in quanto inutile. Che possa essere sfruttata per fini didattici, questo e' un altro discorso. Di certo non DEVE averne.

    Quindi VIVA il doppiaggio, grande scuola di attori teatrali che prestano le proprie voci e il proprio bagaglio culturale per aggiungere qualcosa alla grande arte cinematografica. Se oggi il doppiaggio fa schifo, e' per via di una produzione sempre piu' volgare e vergognosa da parte di Holliwood. Dico, ma qualcuno si rende conto della differenza di motivazione tra il doppiare una Ingrid Bergman in Casablanca o una di quelle troie pittate di Desperate Housewives? E' chiaro che ad un aumento della produzione corrisponde uno scadimento della qualita'.


    PS Pessimo, ad esempio, il doppiaggio di Lock & Stock di Guy Ritchie. Si perde TUTTO, dalla differenza regionale nell'intonazione e nell'accento dei vari personaggi (che ai bei tempi di Monthy Python veniva riprodotta, ora fa troppo provinciale e non ci azzardiamo piu') alle freddure tipicamente inglesi.

    Lo stesso vale per il grandissimo Bad Santa, Babbo Bastardo. B.B. Thornton viene massacrato dal doppiaggio, e un suo bellissimo e ultrablasfemo "JESUS FUCKING CHRIST!" viene reso con un semplice "Che palle!". Idem dicasi per "no, thank the fuck Christ!": "no, grazie al cielo". Vergognosa mancanza di coraggio: ci stavano un bel "porcamadonna" e "grazie al cazzo di Cristo" o simili, ma in Italia dire le bestemmie non si fa e allora...
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    cokori
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    Tranquillo come un pupo
    00 12/06/2007 21:53
    Re: Re: Re: Re:

    Scritto da: FFZ Admin 12/06/2007 15.18

    eh no Cokori, stai facendo del facile populismo e pattini su ghiacchio molto sottile. Ti riprendi un attimo quando dici che i sottotitoli ti distraggono.

    Il paragone con il teatro non e' solo azzardato, e' semplicemente improponibile per il semplice motivo che la rappresentazione teatrale e' un evento necessariamente UNICO e IRRIPETIBILE, al contrario del cinema che e' reiterabile indefinitamente.

    Pochi sarebbero disposti ad accettare la posizione di sottotitoli al posto del doppiaggio di un cartone animato come, per esempio, i Simpsons. Il doppiaggio dei quali (assolutamente perfetto nella resa delle voci della versione originale) ci ha meritato i complimenti di Dan Castellaneta in persona.

    Ora qual e' la differenza tra un cartone animato e un film? Molto labile. Di certo possiamo ammettere l'esistenza di una differenza, ma solo a patto di criticarla e questionarla. Cosa che in tempi recenti e' resa molto piu' possibile da opere come Sin City (ma gli esempi sono numerosi: il buon Roger Rabbit va menzionato), dove il confine sfuma sempre di piu', grazie all'avvento di una tecnologia sempre piu' complessa.

    Quindi il problema del doppiaggio qual e'? La qualita'? Ti ricordo che in Italia abbiamo una grande tradizione di ottimi doppiatori. Dal grandissimo Amendola al suo naturale succesore Ward, in Italia le voci hanno caratterizzato UN attore per anni. Un doppiatore per attore, ovvero un ARTISTA che reinterpretava (come ogni artista deve fare) la battuta originale per adattarne una sua al contesto culturale, alla situazione, al movimento delle labbra pure (ai bei tempi che furono).

    Prendiamo la battuta di Woody Allen in Manhattan, per esempio:

    «how did you get past the security?» (come hai superato le guardie?)

    «I walked right past» (ho camminato oltre)

    e' stata reinterpretata da Oreste Lionello in maniera assolutamente spettacolare:

    «come hai superato i bidelli?»

    «che domande, sul piano culturale!»

    Oggi quasi tutti attribuiamo la battuta a Woody Allen, ma in realta' e' una brillantissima invenzione del suo doppiatore.

    Altri esempi di interpretazione creativa si possono trovare ovunque, guardando il film in lingua originale e doppiato. Raccomando in particolare Pulp Fiction.

    Chiaro che certe battute non possono essere tradotte: per esempio, rimanendo su Pulp fiction, il gioco di parole (pun) inglese "her Holiest of Holies" non puo' essere reso bene - Ward si e' limitato a "il piu' sacro dei suoi buchi". Altrove lo stesso Ward pero' si e' ammantato di brillantezza, specie quando Jules parla con Brett subito dopo aver sparato al complice disteso sul divano: "ah.. avevi finito? Perché, sai... non mi hai convinto". Ward associa al cenno della testa di Jackson un'espressione di diniego, completamente differente da quella inglese: "let me retort", fammi replicare. Eppure funziona, e funziona bene.

    Questa e' arte e questa arte e' di natura SUPERIORE a quella che schiaffa sulla pellicola degli orrendi sottotitoli che rovinano tutto.

    Volete guardare i film in lingua originale? Imparatevela. Sono lacrime e bestemmie, ci sono almeno 3 accenti profondamente diversi fra loro in Inglese.

    Volete imparare la lingua [chiccazzo ha detto che si DEVE imparare l'inglese?]? Compratevi le videocassette di Speak Up, dove i sottotitoli sono in inglese. O oggigiorno, i piu' moderni DVD.

    Ma sostenere che l'arte debba avere una funzione didattica e che per questo sia un BENE che quelle amebe senza fantasia di olandesi, scandinavi e polacchi si guardino i film in lingua originale sottotitolato (o peggio ancora, come accade effettivamente in Polonia e Russia, con un doppiatore unico per tutti che legge il copione sopra la voce non silenziata degli attori) - no, questo e' assolutamente inaccettabile.

    Molto meglio gli inglesi, allora, che da bravi snob quali sono i film non inglesi semplicemente non li guardano. Non sopportano i sottotitoli, giustamente, e a quanto ne so io niente viene doppiato in inglese.

    L'arte deve essere godibile in quanto inutile. Che possa essere sfruttata per fini didattici, questo e' un altro discorso. Di certo non DEVE averne.

    Quindi VIVA il doppiaggio, grande scuola di attori teatrali che prestano le proprie voci e il proprio bagaglio culturale per aggiungere qualcosa alla grande arte cinematografica. Se oggi il doppiaggio fa schifo, e' per via di una produzione sempre piu' volgare e vergognosa da parte di Holliwood. Dico, ma qualcuno si rende conto della differenza di motivazione tra il doppiare una Ingrid Bergman in Casablanca o una di quelle troie pittate di Desperate Housewives? E' chiaro che ad un aumento della produzione corrisponde uno scadimento della qualita'.


    PS Pessimo, ad esempio, il doppiaggio di Lock & Stock di Guy Ritchie. Si perde TUTTO, dalla differenza regionale nell'intonazione e nell'accento dei vari personaggi (che ai bei tempi di Monthy Python veniva riprodotta, ora fa troppo provinciale e non ci azzardiamo piu') alle freddure tipicamente inglesi.

    Lo stesso vale per il grandissimo Bad Santa, Babbo Bastardo. B.B. Thornton viene massacrato dal doppiaggio, e un suo bellissimo e ultrablasfemo "JESUS FUCKING CHRIST!" viene reso con un semplice "Che palle!". Idem dicasi per "no, thank the fuck Christ!": "no, grazie al cielo". Vergognosa mancanza di coraggio: ci stavano un bel "porcamadonna" e "grazie al cazzo di Cristo" o simili, ma in Italia dire le bestemmie non si fa e allora...


    Non mi prendere per sprovveduta. Io il teatro lo faccio. So cosa significa stare su un palco. E so cosa significa stare su un set cinematografico. Se hai tempo libero, il 17 luglio io e i miei compagni facciamo uno spettacolo itinerante su Goldoni per la Biennale di Venezia, dove vengono proposti due modi di interpretare lo stesso testo: uno alla maniera della Commedia dell'Arte, l'altro con canoni Realistici. Il nostro gruppo risolve la parte realistica riprendendola con delle camere. Perchè il cinema è l'estremizzazione del concetto di Realismo Stanivlaskiano.
    Dopo questa pubblicità gratuita, ritorniamo all'argomento vero e proprio. Non hai capito cosa intendevo dire con il mio paragone azzardato sul teatro. Ripeto, spero di essere più chiara e comprensibile: il doppiaggio, anche se buono, fa perdere di realismo la pellicola. Prendi, ad esempio, un film come "Costantine". Lì i dialoghi sono per la maggior parte sussurrati. Nel doppiaggio è lo stesso? No. Ovvio che no. Eppure è un buon doppiaggio. Adoro molte voci di doppiatori: dai fratelli Ward a Boccanera. Ma ciò non toglie che l'effetto di realismo viene meno. Il cinema, come hai ben detto tu, non si svoglie nel hic et nunc, anche se per convenzione fingiamo che sia così. La voce reale, il reale rimbombo vocale che ci può essere, dopo aver pronunciato delle parole in una stanza, contribuiscono di gran lunga a rafforzare l'illusione (NB:ti avverto, se mi contraddici ponendomi il caso del cinema muto, ti ammazzo).
    Per quanto riguarda il cambio di battute nella traduzione da parte dei doppiatori non sono assolutamente d'accordo. Anche se è una battuta riuscita, come quella che tu hai citato, non si dovrebbe intaccare l'opera di un autore. Nemmeno per renderla più bella.Posso accettare l'intromissione del traduttore solo per renderla capibile. Ad esempio, certi modi di dire, tradotti letteralmente non dicono niente, a noi.

    Il discorso sull'animazione è di tutt'altra radice. E spero tu capisca bene il perchè, dal discorso che ti ho fatto in precedenza.
    Qui, non solo appoggio il doppiaggio, ma sono anche convinta che i doppiatori italiani siano i migliori. Secondi solo ai giapponesi. Gigi Proietti batte, a mio avviso, di gran lunga il pur ottimo Robin Williams nel suo doppiaggio del Genio di Aladin della Disney.

    Per quanto riguarda il fine didattico dell'opera d'arte, non ne ho mai parlato e non mi frega assolutamente. Odio i professori. Odio gli studenti. Rendono tutto banale.
    Voglio godere, come dici tu, dell'opera d'arte in ogni sua minima sfumatura. Sfumature che il doppiaggio (anche se buono) cancella.
    Per i film non impegnati e d'intrattenimento, ci si può sempre rivolgere a Boldi e De Sica. Non fanno più coppia, quindi c'è anche doppia produzione.

    Il discorso è comunque molto complicato. Riassumere in quattro frasi, trova il tempo che trova.
    Modificato da cokori 12/06/2007 22.05
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    00 12/06/2007 22:17
    Re: Re: Re: Re:

    Scritto da: ISKRA! 08/06/2007 21.24


    Pensavo di vederlo stasera, invece dovrò rimandare... Mi dedicherò a una uscita più mondana, e magari sul tardi un DVD.
    Comunque le mie aspettative sono diciamo non troppo ottimistiche. Grindhouse nasce come film in due episodi, uno diretto da Tarantino (l'unico che vedremo in italia) e l'altro dall'amico Rodriguez, con il dichiarato obbiettivo di essere un "lunapark" per cinefili. Death Proof ha tutti gli ingredienti per essere una chiassosa pellicola tarantiniana, condita di belle donne, violenza, velocità e citazionismo spinto dei B-movie degli anni '60.
    Lo stesso titolo fa riferimento proprio alla tipologia di cinema che proiettava i B-movie americani a base di sesso e violenza.

    Tarantino si muove ancora sul filo sottile tra il cinema ed il sub-cinema, in maniera certo voluta, ma sarà da vedere quanto riuscita. Il rischio è di ripetere la scarsa performance di "dal tramonto all'alba" (anche lì in tandem con Rodriguez, che si occupava della regia, con Tarantino alla sceneggiatura, se non sbaglio) film chiassoso, violento, venato di sessualità, ma nulla più di questo.

    Anche se il regista ci ha abituato alla sua capacità di plasmatore filmico d'eccezione, d'altronde KillBill rimane un esempio di un grosso giocattolone estetizzante, ma funzionale e ben costruito.

    Hasta Siempre... [SM=x584499]


    Infatti. Dalla coppia Tarantino-Rodriguez mi aspettavo molto di più. Sin cityper me è un film stupendo.
    Per quanto riguarda Kill Bill... Nel primo volume, mi sono rotta davvero le palle. Benchè io non mi alzi dalla poltroncina del cinema soddisfatta se non c'è almeno una morte violenta, Kill Bill 1 è veramente monotono. Anche se montaggio e inquadrature li trovo eccezionali. Il 2 molto bello. Quentin avrebbe fatto meglio a far durare il film 3 ore e mezza e abbreviare il 1. Vabe'.
    Le iene, invece, penso sia un piccolo capolavoro.
    Cmq, se vai a vedere Grindhouse, sai già il tuo compito...Luke. [SM=x584433]

    A presto!
    ciao!

    PS: Hai visto "L'arte del sogno"?
    Modificato da cokori 12/06/2007 22.18
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    00 13/06/2007 18:46

    Scritto da: cokori 12/06/2007 21.53

    Non mi prendere per sprovveduta. Io il teatro lo faccio. So cosa significa stare su un palco. E so cosa significa stare su un set cinematografico. Se hai tempo libero, il 17 luglio io e i miei compagni facciamo uno spettacolo itinerante su Goldoni per la Biennale di Venezia, dove vengono proposti due modi di interpretare lo stesso testo: uno alla maniera della Commedia dell'Arte, l'altro con canoni Realistici. Il nostro gruppo risolve la parte realistica riprendendola con delle camere. Perche il cinema e l'estremizzazione del concetto di Realismo Stanivlaskiano.

    Dopo questa pubblicita gratuita, ritorniamo all'argomento vero e proprio. Non hai capito cosa intendevo dire con il mio paragone azzardato sul teatro. Ripeto, spero di essere piu chiara e comprensibile: il doppiaggio, anche se buono, fa perdere di realismo la pellicola. Prendi, ad esempio, un film come "Costantine". Li i dialoghi sono per la maggior parte sussurrati. Nel doppiaggio e lo stesso? No. Ovvio che no. Eppure e un buon doppiaggio. Adoro molte voci di doppiatori: dai fratelli Ward a Boccanera. Ma cio non toglie che l'effetto di realismo viene meno. Il cinema, come hai ben detto tu, non si svoglie nel hic et nunc, anche se per convenzione fingiamo che sia cosi. La voce reale, il reale rimbombo vocale che ci puo essere, dopo aver pronunciato delle parole in una stanza, contribuiscono di gran lunga a rafforzare l'illusione (NB:ti avverto, se mi contraddici ponendomi il caso del cinema muto, ti ammazzo).
    Per quanto riguarda il cambio di battute nella traduzione da parte dei doppiatori non sono assolutamente d'accordo. Anche se e una battuta riuscita, come quella che tu hai citato, non si dovrebbe intaccare l'opera di un autore. Nemmeno per renderla piu bella.Posso accettare l'intromissione del traduttore solo per renderla capibile. Ad esempio, certi modi di dire, tradotti letteralmente non dicono niente, a noi.

    Il discorso sull'animazione e di tutt'altra radice. E spero tu capisca bene il perche, dal discorso che ti ho fatto in precedenza.
    Qui, non solo appoggio il doppiaggio, ma sono anche convinta che i doppiatori italiani siano i migliori. Secondi solo ai giapponesi. Gigi Proietti batte, a mio avviso, di gran lunga il pur ottimo Robin Williams nel suo doppiaggio del Genio di Aladin della Disney.

    Per quanto riguarda il fine didattico dell'opera d'arte, non ne ho mai parlato e non mi frega assolutamente. Odio i professori. Odio gli studenti. Rendono tutto banale.
    Voglio godere, come dici tu, dell'opera d'arte in ogni sua minima sfumatura. Sfumature che il doppiaggio (anche se buono) cancella.
    Per i film non impegnati e d'intrattenimento, ci si puo sempre rivolgere a Boldi e De Sica. Non fanno piu coppia, quindi c'e anche doppia produzione.

    Il discorso e comunque molto complicato. Riassumere in quattro frasi, trova il tempo che trova.
    Modificato da cokori 12/06/2007 22.05


    Certo che il discorso e' complicato. Ma allo stesso momento, e' pure abbastanza semplice. Tu assegni una priorita' di realta', quindi indirettamente di verita', all'opera "prima", "originale", e tutto il resto del tuo discorso segue questa premessa implicita.

    Io invece ti sto dicendo che dal punto di vista squisitamente artistico, doppiare un film non significa "cancellare" o "privare di realismo" l'originale; significa prendere l'originale e reinterpretarlo. E cio' che ne esce e' arte, di natura semplicemente diversa (eterogenea) da quella dell'opera originale, ma né superiore né tantomeno inferiore.

    Il discorso sull'animazione non e' affatto differente dal discorso sui film. Qual e' la voce "vera" di Homer? Quella di Castellaneta? No, perché Homer e', letteralmente, un cartone animato.

    Ma possiamo privare Homer della qualifica di "personaggio"? No. Lo e' tanto quanto Tyler Durden. Tyler Durden non e' Brad Pitt tanto quanto Homer non e' Dan Castellaneta. Ma allo stesso tempo, la voce e' la stessa ed e' associata ad un'immagine, che nel caso dell'uno ha un'«origine umana» (ma vedi tu quanto sia goffo cercare di stabilire l'origine di un'immagine che per sua stessa natura non e' presente), nel caso dell'altro no.

    Il fatto che nel cinema la voce debba per forza corrispondere ad un essere umano e' assolutamente falso: essa corrisponde ad un personaggio; ed e' arbitrario il precetto secondo cui ad un personaggio debba corrispondere una e una sola voce.

    Qanto al "realismo" del rimbombo della voce e delle altre sottigliezze: oltre al fatto che la sua desiderabilita' e' questionabilissima, esso puo' benissimo essere riprodotto tecnicamente. Non e' lo stesso dici? Ma NIENTE sara' mai lo stesso. Solo guardando il film in lingua originale e comprendendo tutte le sfumature della lingua, l'opera che si usufruisce e' la stessa. Nel momento esatto in cui alteri l'opera d'arte, in qualsiasi maniera, questa diventa un'ALTRA opera d'arte. E io sostengo che i sottotitoli alterano l'opera d'arte in maniera completamente diversa: ti costringono a perdere tutta l'immediatezza della voce, ti allontanano dalla vocalita' del cinema. La scrittura e' nemica della voce: sempre.

    Infine, per quanto riguarda il cambio di battute, tanto di cappello a Oreste Lionello. Molto meglio una battuta efficace ed inventata piuttosto che un goffo tentativo che ti fa perdere tutto il significato del gioco di parole originale (past-past). Perché? Perché la battuta efficace, anche se inventata, rimane impressa, e magari stimola anche ad andare a indagare sulla sua orginalita'. Impressione e stimolo sono per me artisticamente superiori all'indifferenza di una traduzione scialba.

    Insomma, quello che sto dicendo e' che nel momento in cui ci metti le mani sopra, tu fai un ALTRO film. La differenza tra il doppiare Star Wars alla maniera "normale" di Guerre Stellari e farlo come Carlo dei Gem Boy in Star Whores, e' solo una differenza di grado. Sempre di un'interpretazione si tratta; e se l'arte e', soprattutto, reinterpretazione di temi preesistenti secondo il proprio stile, il mio punto di vista rimane sempre in favore dell'arte - ovvero della liberta' interpretativa e della forza stilistica.


    PS «Per quanto riguarda il fine didattico dell'opera d'arte, non ne ho mai parlato e non mi frega assolutamente»: beh, non sembrava, leggendo «in Polonia c'e gente che sa parlare l'inglese con una facilita estrema, proprio perche ne sono "bombardati"».
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    00 14/06/2007 13:17
    I Meriti di Miller

    Scritto da: cokori 12/06/2007 22.17

    Infatti. Dalla coppia Tarantino-Rodriguez mi aspettavo molto di più. Sin cityper me è un film stupendo.
    Per quanto riguarda Kill Bill... Nel primo volume, mi sono rotta davvero le palle. Benchè io non mi alzi dalla poltroncina del cinema soddisfatta se non c'è almeno una morte violenta, Kill Bill 1 è veramente monotono. Anche se montaggio e inquadrature li trovo eccezionali. Il 2 molto bello. Quentin avrebbe fatto meglio a far durare il film 3 ore e mezza e abbreviare il 1. Vabe'.
    Le iene, invece, penso sia un piccolo capolavoro.
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    PS: Hai visto "L'arte del sogno"?
    Modificato da cokori 12/06/2007 22.18



    Sin City è un buon film, anche se il giudizio non è così scontato. Se è vero che è il miglior "fumetto cinematografico" mai girato, per resa "visiva" e fedeltà all'originale, è anche un prodotto "unico" i cui tratti fondamentali sono relativi alla forza di una città del peccato completamente ricostruita al computer, che è immaginifica e pervasiva, anche grazie alla costante presenza sul set dello stesso autore del ciclo a fumetti. In definitiva c'è moltissimo Miller nell'opera di Rodriguez.

    In caso di Visione di GrindHouse non temere, la recensione arriverà!

    P.S: Di Gondry ho visto Eternal Sunshine of the Spotless Mind, che ho trovato gradevole ben al di là di quanto il titolo italiano potesse lasciar supporre. Questo "L'arte del Sogno" è meritorio di visione?

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    00 15/06/2007 14:49
    Re: I Meriti di Miller

    Scritto da: ISKRA! 14/06/2007 13.17
    In definitiva c'è moltissimo Miller nell'opera di Rodriguez.

    P.S: Di Gondry ho visto Eternal Sunshine of the Spotless Mind, che ho trovato gradevole ben al di là di quanto il titolo italiano potesse lasciar supporre. Questo "L'arte del Sogno" è meritorio di visione?



    Be', Miller è stato co-regista di Sin City, oltre a comparire nella parte del Prete assassino. Non direi che c'è "moltissimo Miller", nell'opera di Rodriguez. Direi piuttosto che Rodriguez si è messo a disposizione di Miller (non il contrario, anche se è stato il primo a convincere il secondo), fornendo i mezzi cinematografici. Tarantino ha offerto il suo genio, scegliendo una scena in uno spazio interno e stretto, come solitamente preferisce.
    Non vedo l'ora di vedere il 2. Con la speranza che nn si sputtanino. Sono curiosa poi di vedere la performance di Depp.. [SM=x584488]

    Per quanto riguarda l'ultimo di Gondry. Be', secondo me merita un'occhiata, anche se i registi francesi contemporanei li disprezzo quasi tutti. Non è un capolavoro. Il personaggio rischia anche di dare sui nervi. Ho trovato molto piacevole la resa e la mescolanza di sogno e realtà. Molto buono anche il montaggio. In Italiano il titolo è L'arte del sogno, ma l'originale è La SCIENZA dei sogni (La science des rêves). Questo per dirti che non è una baroccata scenica, come il titolo fa presagire.
    Ora vado a rivedermi l'amato Big Fish.

    See ya!
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    00 15/06/2007 21:07

    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    dal punto di vista squisitamente artistico, doppiare un film non
    significa "cancellare" o "privare di realismo" l'originale; significa prendere l'originale e reinterpretarlo. E cio' che ne esce e' arte, di natura semplicemente diversa (eterogenea) da quella dell'opera originale, ma né superiore né tantomeno inferiore.


    Perchè mai il doppiaggio dovrebbe avere l'onore di reinterpretare un'opera? Se è questo l'intento, si fa un'altra opera. La reinterpretazione spetta al regista, non delle voci.
    E' come se un gallerista esponesse un Pollock e dicesse: "per renderla più fruibile, ci sta bene un altro schizzetto di blu". Come il gallerista non si dovrebbe permettere di toccare quel Pollock, così il doppiatore non dovrebbe permettere che il suo intervento contamini il lavoro dell'autore. E' questione del rispetto di un'opera d'arte. Non è roba tua quella che tocchi. Il tuo film puoi ritoccarlo tutta la vita. Come faceva Orson Welles. Ma la roba d'altri non si tocca. Si chiama anche professionalità, questa.


    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    Il discorso sull'animazione non e' affatto differente dal discorso sui film. Qual e' la voce "vera" di Homer? Quella di Castellaneta? No, perché Homer e', letteralmente, un cartone animato.


    Non mi interessa il discorso sulla Verità. Non pretendo nemmeno che ce ne sia una.
    Continuo a sostenere che l'approccio all'animazione sia differente. La voce di un essere umano è unica perchè l'essere umano è fatto in un certo modo. Ognuno ha la sua cassa di risonanza. E ognuno muove labbra e lingua in modo diverso.
    Ora forse capirai che c'è un po' di differenza tra un attore in carne ed ossa e uno fatto di graffite e pixel.


    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    Ma possiamo privare Homer della qualifica di "personaggio"? No. Lo e' tanto quanto Tyler Durden. Tyler Durden non e' Brad Pitt tanto quanto Homer non e' Dan Castellaneta. Ma allo stesso tempo, la voce e' la stessa ed e' associata ad un'immagine, che nel caso dell'uno ha un'«origine umana» (ma vedi tu quanto sia goffo cercare di stabilire l'origine di un'immagine che per sua stessa natura non e' presente), nel caso dell'altro no.


    Pfff.. stai facendo discorsi insensati. Tyler Durden è Tyler Durden e Homer è Homer. Non voglio poi entrare nel discorso Personaggio-Maschera-Carattere. Troppo lungo.



    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    Il fatto che nel cinema la voce debba per forza corrispondere ad un essere umano e' assolutamente falso: essa corrisponde ad un personaggio; ed e' arbitrario il precetto secondo cui ad un personaggio debba corrispondere una e una sola voce.


    Per convenzione, quando vai al cinema ti aspetti di vedere persone vere. Non pensi siano personaggi o cmq persone non vere. Tu hai una voce, perchè il tuo corpo è unico. La puoi modificare, certo, ma sempre attraverso il TUO corpo.


    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    Solo guardando il film in lingua originale e comprendendo tutte le sfumature della lingua, l'opera che si usufruisce e' la stessa. Nel momento esatto in cui alteri l'opera d'arte, in qualsiasi maniera, questa diventa un'ALTRA opera d'arte. E io sostengo che i sottotitoli alterano l'opera d'arte in maniera completamente diversa: ti costringono a perdere tutta l'immediatezza della voce, ti allontanano dalla vocalita' del cinema. La scrittura e' nemica della voce: sempre.


    Non mi interessa COMPRENDERE le sfumature. Mi interessa SENTIRLE. Non sono mica in grado di comprendere tutte le lingue del mondo! Se il cinema è nato dalla fotografia e non dalla radio, c'è un perchè: forse le immagini sono più forti delle voci.
    Poi parlare di queste cose mi sembra così assurdo: tanto la gente non ascolta comunque.
    Il discorso poi, che la scrittura è nemica della voce è davvero opinabile. Senza contare che la parola "Sempre" e il suo contrario hanno un vero significato solo in un paio di di casi. Certo non in questo.
    Comunque, che mi dici allora delle letture recitate di Tiziano Scarpa? Lì la scrittura è nemica della voce? Che mi dici poi dell'impiego delle scritte nel cinema? Il primo esempio a venirmi in mente è nel Moulin Rouge di B.Lhurmann. E' nemica della voce lì?


    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    Insomma, quello che sto dicendo e' che nel momento in cui ci metti le mani sopra, tu fai un ALTRO film.


    Appunto.


    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    La differenza tra il doppiare Star Wars alla maniera "normale" di Guerre Stellari e farlo come Carlo dei Gem Boy in Star Whores, e' solo una differenza di grado.


    No. E' una differenza d'intento. Carletto ha doppiato Star Wars con l'intento di stravolgerlo e farne una parodia. Eppoi le voci le fa tutte lui. Eppoi non c'è niente da fare: Star Whores è un capolavoro.



    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    e se l'arte e', soprattutto, reinterpretazione di temi preesistenti secondo il proprio stile, il mio punto di vista rimane sempre in favore dell'arte - ovvero della liberta' interpretativa e della forza stilistica.


    Due coglioni con 'sta libertà! Non c'è libertà senza prigione! E l'arte vive di regole e non di libertà!
    E se vuoi reinterpretare un'opera, poi la firmi con il tuo nome. Insomma, se vuoi reinterpretare, fai il regista, non il doppiatore.


    Scritto da: FFZ Admin 13/06/2007 18.46
    PS «Per quanto riguarda il fine didattico dell'opera d'arte, non ne ho mai parlato e non mi frega assolutamente»: beh, non sembrava, leggendo «in Polonia c'e gente che sa parlare l'inglese con una facilita estrema, proprio perche ne sono "bombardati"».


    Volevo solo rendere palese una caratteristica degli italiani: secondo loro l'Italia è il più bel paese del mondo. E l'apertura mentale ad altre culture, praticamente non esiste.
    Cmq, se vuoi ti posso portare anche un altro esempio. I francesi. Quelle teste di cazzo dei francesi. Sono di un'arroganza e di una stronzaggine più unica che rara. Ma sono culturalmente più avanti di noi. E anche da loro i film sono in lingua, con sottotitoli.

    Ad ogni modo, vorrei chiarire una cosa.
    Non sto dicendo di eliminare i doppiatori. Come ho già detto, ADORO molte voci italiane.
    Sto solo dicendo che nei CINEMA dovrei avere l'opportunità di guardare un film in lingua.
    Una volta reso disponibile alla TV nazionale, penso sia giusto doppiarlo. Tanto un cinefilo si scazza a guardare un film in tv. La pubblicità è insopportabile e rompe sempre il ritmo del film. Al popolino, magari scoccia po'. Ma tutto sommato gli va bene.


    PS: Spero non ci siano troppi errori..nn ho tempo di rileggere.Ciao!
    "Ciò che non ha forma non si può distruggere" (Sun Tzu)
  • FFZ Admin
    00 16/06/2007 17:22

    Perchè mai il doppiaggio dovrebbe avere l'onore di reinterpretare un'opera? Se è questo l'intento, si fa un'altra opera. La reinterpretazione spetta al regista, non delle voci.
    E' come se un gallerista esponesse un Pollock e dicesse: "per renderla più fruibile, ci sta bene un altro schizzetto di blu". Come il gallerista non si dovrebbe permettere di toccare quel Pollock, così il doppiatore non dovrebbe permettere che il suo intervento contamini il lavoro dell'autore. E' questione del rispetto di un'opera d'arte. Non è roba tua quella che tocchi. Il tuo film puoi ritoccarlo tutta la vita. Come faceva Orson Welles. Ma la roba d'altri non si tocca. Si chiama anche professionalità, questa.


    Totalmente campato per aria il parallelo doppiatore-gallerista; assurdo paragonare un film ad un quadro, perché un quadro e' unico, come una rappresentazione teatrale. Un film invece e' riproducibile in milioni di esemplari, e se alcuni vengono reinterpretati tramite il doppiaggio, cio' non e' una mancanza di rispetto nei confronti dell'originale. Tanto quanto Carletto non manca di rispetto a Lucas.




    Continuo a sostenere che l'approccio all'animazione sia differente. La voce di un essere umano è unica perchè l'essere umano è fatto in un certo modo. Ognuno ha la sua cassa di risonanza. E ognuno muove labbra e lingua in modo diverso.
    Ora forse capirai che c'è un po' di differenza tra un attore in carne ed ossa e uno fatto di graffite e pixel.


    Ti troveresti in gravi imbarazzi a spiegare esattamente la natura di questa differenza dal punto di vista del fruitore dell'opera d'arte. E questo, non so se lo capirai.


    Per convenzione, quando vai al cinema ti aspetti di vedere persone vere. Non pensi siano personaggi o cmq persone non vere. Tu hai una voce, perchè il tuo corpo è unico. La puoi modificare, certo, ma sempre attraverso il TUO corpo.


    MA COSA STAI DICENDO. Ma quale convenzione. Ma quali persone "vere" (e non ti interesserebbero i discorsi sulla Verita'?... eppure continui a chiamarla in causa). Quando vai al cinema ti aspetti di vedere un film, e tutto qui. I personaggi di Sin City sarebbero "persone vere"? Roger Rabbit sarebbe una "persona vera"? Il Fauno del Labirinto sarebbe una "persona vera"?


    Non mi interessa COMPRENDERE le sfumature. Mi interessa SENTIRLE. Non sono mica in grado di comprendere tutte le lingue del mondo! Se il cinema è nato dalla fotografia e non dalla radio, c'è un perchè: forse le immagini sono più forti delle voci.
    Poi parlare di queste cose mi sembra così assurdo: tanto la gente non ascolta comunque.
    Il discorso poi, che la scrittura è nemica della voce è davvero opinabile. Senza contare che la parola "Sempre" e il suo contrario hanno un vero significato solo in un paio di di casi. Certo non in questo.
    Comunque, che mi dici allora delle letture recitate di Tiziano Scarpa? Lì la scrittura è nemica della voce? Che mi dici poi dell'impiego delle scritte nel cinema? Il primo esempio a venirmi in mente è nel Moulin Rouge di B.Lhurmann. E' nemica della voce lì?


    Il fatto che la scrittura sia nemica della voce e' un'idea neanche troppo originale: credo anzi che sia vecchia di un paio di millenni. Ma tu opina pure, e' nello spirito ellenico criticare. Io non staro' qua ad argomentare quella che per me e' una verita' palese - solo i disperati mentali si mettono a discutere - tanto quanto quella secondo cui la scrittura e' fondamentale per il progresso della civilta'.

    Mi limitero' quindi ad evidenziare due fatti:

    - Baz Luhrmann ha aggiunto le scritte da sé. E' il SUO film: puo' farne quello che vuole. Anche in Vieni Avanti Cretino ad un certo punto (il momento piu' geniale del film) compaiono i sottotitoli in arabo. Ma tutto cio' e' lontano anni luce dall'aggiungere sottotitoli perché la gente capisca una lingua straniera. Perché a quel punto i sottotitoli costituiscono un'intrusione.
    - Mi pare a dir poco contradditorio paragonare un doppiatore come Lionello ad un gallerista esuberante che macchia di blu un Pollock, mentre l'aggiunta di sottotitoli, che deturpano l'immagine (proprio quella da cui, come hai detto poc'anzi, e' nato il cinema), sarebbe piu' "lecita" e "rispettosa" dell'opera d'arte.


    No. E' una differenza d'intento. Carletto ha doppiato Star Wars con l'intento di stravolgerlo e farne una parodia. Eppoi le voci le fa tutte lui. Eppoi non c'è niente da fare: Star Whores è un capolavoro.


    Certo che e' un capolavoro. Ma il risultato finale (che e' l'unica cosa che mi interessa: l'intento e' sempre opinabile, lascio il lavoro di investigarlo alla polizia, nel caso) e' un'altro film, tanto quanto Guerre Stellari e' un'altro film rispetto a Star Wars.


    Due coglioni con 'sta libertà! Non c'è libertà senza prigione! E l'arte vive di regole e non di libertà!
    E se vuoi reinterpretare un'opera, poi la firmi con il tuo nome. Insomma, se vuoi reinterpretare, fai il regista, non il doppiatore.


    Beh, e' il tuo parere. Io dico che un bravo doppiatore deve essere anche un bravo interprete. E le regole ci sono: il movimento delle labbra, i tempi di sincronizzazione, le dinamiche del film... la liberta' e' ben limitata.


    Volevo solo rendere palese una caratteristica degli italiani: secondo loro l'Italia è il più bel paese del mondo. E l'apertura mentale ad altre culture, praticamente non esiste.
    Cmq, se vuoi ti posso portare anche un altro esempio. I francesi. Quelle teste di cazzo dei francesi. Sono di un'arroganza e di una stronzaggine più unica che rara. Ma sono culturalmente più avanti di noi. E anche da loro i film sono in lingua, con sottotitoli.


    I film francesi sono doppiati... alcuni li trasmettono in lingua originale, molti altri sono doppiati eccome.
    E en passant, i francesi sono culturalmente piu' avanti di noi PROPRIO perché sono dei genuini e arroganti stronzi.


    Ad ogni modo, vorrei chiarire una cosa.
    Non sto dicendo di eliminare i doppiatori. Come ho già detto, ADORO molte voci italiane.
    Sto solo dicendo che nei CINEMA dovrei avere l'opportunità di guardare un film in lingua.
    Una volta reso disponibile alla TV nazionale, penso sia giusto doppiarlo. Tanto un cinefilo si scazza a guardare un film in tv. La pubblicità è insopportabile e rompe sempre il ritmo del film. Al popolino, magari scoccia po'. Ma tutto sommato gli va bene.


    Cioe' vorresti la possibilita' di guardare il film in lingua originale con sottotitoli al cinema? Questa e' in effetti una proposta saggia. Si facciano due spettacoli, uno con i sottotitoli e l'altro senza.

    Saluti.
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    Teso
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