Dopo la prima parte prima esposta, vorrei continuare la trattazione del 3D in oggetto cercando di capire se dall’esame delle Scritture è possibile trarre un insegnamento sul rispetto del sangue dal carattere universale, oppure se tale divieto, nel Nuovo Testamento, ha invece un carattere contingente e limitato nel tempo. Sembra questa la tesi più accreditata tra gli esegeti, ma andiamo con ordine.
Assodato che nel VT il divieto era assoluto ed era il frutto di una pratica figlia della mentalità del tempo su quello che era il concetto di vita in relazione alle conoscenze mediche ormai obsolete, vediamo che nel NT il primo riferimento lo ritroviamo in At. 15:20, dove si evince chiaramente come questo divieto non viene esteso a tutti indistintamente, ma bensì in maniera specifica a “quelli delle nazioni che si convertono a Dio”, cioè ai gentili che si accostano al cristianesimo essendo prima pagani. Dello stesso tenore è l’altro riferimento del NT in At. 21:25, ma leggendo tutto il capitolo si capisce meglio come la questione del rispetto del sangue sia incentrata in quella che era che era la grossa controversia di accettazione dei pagani alla fede cristiana che come logica vuole all’inizio era fortemente influenzata dall’ebraismo. Questo è il motivo di discussione del primo concilio di Gerusalemme che doveva stabilire a quali parti della legge Mosaica dovevano sottostare i gentili convertiti. La prima questione dibattuta fu l’opportunità della circoncisione per i gentili e come sappiamo, dopo tanta tribolazione fu derogata per gli stessi. Di questo viene accusato Paolo al versetto 21, infatti secondo i giudei cristiani di Gerusalemme Paolo proprio non vincolando i giudei sparsi tra i pagani a circoncidere i loro figli avrebbe disatteso la legge mosaica e questa era una colpa che di fatto Paolo scontò facendo la purificazione. Ma tutti sappiamo benissimo che per Paolo non contava proprio nulla la circoncisione in senso fisico, addirittura in altri passi parla in maniera dispreggiativa di questa pratica molto importante per gli ebrei del tempo. Perché quindi Paolo non fiata accusando il colpo? Per una semplice questione di obbedienza in rispetto di quelle che erano le tradizioni ebraiche. Cioè Paolo capisce che la circoncisione nei confronti di Dio non conta nulla, ma nello stesso tempo capisce che questo dissentire poteva essere motivo di offesa per tutti quei cristiani che comunque erano sempre ebrei e pertanto capisce di aver sbagliato nell’aver sconsigliato di circoncidere i propri figli ai giudei “all’estero”. Si tratta quindi di un senso di rispetto socio-culturale che nulla ha a che fare con il significato religioso dietro questo gesto, che come sappiamo per Paolo non esiste proprio. La questione del sangue va inquadrata esattamente in quest’ottica. Che è così lo capiamo in maniera chiara prendendo a riferimento quello che succede al divieto di mangiare la carne immolata agli idoli che, al pari del divieto del prendere sangue, era uno dei precetti del concilio di Gerusalemme. Infatti mi chiedo come sia possibile poter pensare che il divieto di mangiare la carne immolata agli idoli abbia un carattere universale per Paolo, se poi Lui stesso dice in 1Cor.10:27 di mangiare tutto quello che viene dal mercato senza indagare quindi se l’animale da cui proviene la carne sia stato sgozzato o immolato agli idoli? Non è questo un controsenso se comunque Dio si offende se mangiamo carne immolata agli idoli o soffocata? Qui se ci fate caso Paolo si preoccupa solo di non essere motivo di scandalo per i fratelli “deboli” nel senso che si preoccupa solo di non dare a pensare che sia giusto rendere culto agli idoli se qualche fratello ancora acerbo ci vede mangiare carne immolata agli idoli. Infatti era pratica comune tra i pagani quella di portarsi a casa la carne immolata al dio pagano per poi mangiarla, ma Paolo invita a mangiarla pure se questo non è un motivo di scandalo per un fratello che non è ancora in grado di capire; mentre per gli ebrei questo era assolutamente vietato, dato che comunque quella carne era impura perché contaminata da un rito pagano.
Mi sembra quindi evidente che il rispetto del sangue per i primi cristiani era solo una questione di rispetto delle usanze degli ebrei del tempo, che seppur cristiani, erano sempre ebrei legati alla legge Mosaica nella sua totalità. Del resto questo concetto Paolo lo esprime chiaramente in 1Cor. 10:32 dove invita ciascun cristiano a non essere motivo di scandalo per nessuno. E’ un po’ come se andassimo a fare la visita di una moschea, mi sembra ragionevole togliere le scarpe in segno di rispetto dell’islam anche se chiaramente per noi la moschea non è un luogo sacro. Il divieto del sangue è solo quindi una questione di rispetto per gli ebrei; infatti la chiesa cattolica ha mantenuto questo divieto fino al quarto secolo circa, fino a quando il numero degli ebrei cristiani era così ridotto che non c’era più bisogno di praticare una pratica tutta ebraica.