Re: Re:
Scritto da: Riccardo.cuordileone 12/12/2005 14.56
Le stanze sono aperte a tutti, non ci sono divieti, anzi ben venga la discussione, seria e pacifica, per confrontare i pro e i contro di ogni argomento.
Bene. Allora conforntiamoci su questo:
L’ATTUALITÀ DELLA LEGGE 194
Se la legge 194 è riuscita in gran parte ad eliminare la piaga degli aborti clandestini, le finalità sociali e di prevenzione della legge non sono state perseguite seriamente: anche per colpa di chi doveva farla applicare, che non di rado era contrario (magari solo di facciata) alla legge stessa.
Il polverone sollevato dalla Chiesa Cattolica sulla pillola del giorno dopo ha dimostrato, una volta di più, come il Vaticano sia assolutamente indisponibile a dare un apporto per il miglioramento della situazione.
A ciò contribuiscono anche i medici «obiettori»: esistono intere zone della penisola dove abortire è una vera e propria impresa. In Italia il 64,1 dei ginecologi ed il 55,5 dei paramedici fa obiezione di coscienza (dati 1998). A parte la Val d’Aosta, tutte le regioni vedono una maggioranza di medici antiabortisti.
L’obiezione assicura inoltre dei vantaggi anche dal punto di vista della carriera: l’aborto è un’operazione relativamente semplice, e rifiutandosi di praticarlo si resta «casualmente» disponibili per interventi più impegnativi. Ragion per cui è tempo, come ha sottolineato Flores d’Arcais su MicroMega (numero 4/2000), di impedire l’assunzione negli ospedali pubblici di ginecologi che hanno riserve a praticare interruzioni di gravidanza.
Gli ultimi dati dicono che in Italia si praticano annualmente 11,4 aborti ogni mille donne tra i 15 e i 44 anni: un dato molto basso, inferiore ad esempio a paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’Australia. Il numero tra l’altro è in costante calo (meno 35% dall’anno di introduzione della legge), mentre purtroppo aumentano le interruzioni di gravidanza tra le giovanissime: un’ulteriore riprova che in Italia manca una seria politica di informazione sulla contraccezione. In aumento anche il dato delle donne immigrate.
Inoltre, l’Istituto Superiore di Sanità ha confermato il calo nel numero degli aborti clandestini, ridottisi oramai a 20/25 mila l’anno e limitati, prevalentemente, all’Italia insulare e meridionale (guarda caso le zone dove maggiore è l’obiezione di coscienza).
Insomma, un bilancio positivo, dove le ombre nascono proprio dalla non applicazione completa della legge. Il Guttmacher Institute di New York, specializzato nello studio delle politiche riproduttive, confrontando i dati di 46 nazioni è arrivato a commentare «è chiaro che l’atteggiamento pragmatico degli europei sulle attività sessuali dei giovani funziona: l’Europa e l’Italia hanno tanto da insegnarci, le giovani americane meritano di meglio».
LA PILLOLA RU-486
È un farmaco abortivo: ha il grande vantaggio di impedire l’ospedalizzazione della donna e il conseguente intervento chirurgico.
Più indolore, quindi, e causa di minori traumi e, anche, di minori costi per il Servizio Sanitario. Eppure in Italia non è, e probabilmente non sarà mai, distribuito, ultimo paese europeo a non farlo insieme all’Irlanda. Eppure, persino in Tunisia è utilizzato senza problemi.
La lobby vaticana, onnipresente sulla scena politica italiana, ne impedisce la legalizzazione (avvenuta da tempo in altri paesi occidentali) nonostante i vantaggi evidenti. Un programma sperimentale, presso l’ospedale “Sant’Anna” di Torino, ha trovato ostacoli sia nel Ministero che dalla Procura.
Qualcosa si sta comunque muovendo. Alcune ASL stanno seguendo l’esempio torinese, e sul sito dell’ADUC è possibile sottoscrivere una petizione.