qual'è la differenza tra comunisti e socialisti?

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Pertinax
00domenica 8 maggio 2005 12:50
Tra comunisti e socialisti è sempre intercorso un rapporto di amore e odio: ciò che li distingue è, essenzialmente, il rapporto con la rivoluzione. Per i socialisti, infatti, non si tratta di abbattere il sistema capitalistico, ma di governarlo, di renderlo più vivibile e umano. Per usare un’espressione impiegata da un socialista svedese del Novecento, il capitalismo per i socialisti deve essere, al pari di una mucca, munto per poter sfamare il maggior numero possibile di persone; esso non deve essere lasciato in balia di se stesso, assolutamente libero e senza leggi che lo regolino (come invece credeva quel liberismo che trovava in Adam Smith il suo eroe), bensì va direzionato e gestito accuratamente affinchè non si inceppi, come di fatto è avvenuto nel 1929. Per i comunisti, al contrario, si tratta non già di riformare il capitalismo in senso sociale, bensì di abbatterlo con la rivoluzione a mano armata. Questa divergenza di vedute che sta alla base della divergenza e, spesso, della conflittualità tra le due correnti di pensiero, spiega perché spesso i comunisti arrivarono addirittura a vedere nei socialisti e nel loro esasperato tentativo di salvaguardare il capitalismo il loro peggior nemico, addirittura più pericoloso rispetto ai liberali: infatti, se i liberisti, con la loro sfrenata smania di non imbrigliare minimamente il capitalismo, lo difendono in maniera piuttosto ingenua, i socialisti invece, proponendosi di governarlo con ponderatezza, ne frenano la caduta. Ed è per questo motivo che i comunisti italiani videro nell’avvento del fascismo l’ultima mossa, marcatamente violenta e reazionaria, di un capitalismo ormai agonizzante che stava per cadere; si dovettero però ricredere nel momento in cui il fascismo si alleò con la Germania di Hitler. Ma l’antipatia non è univoca: spesso, anche i socialisti hanno nutrito una cordiale avversione per i comunisti e per le loro velleità rivoluzionarie. Come prova lampante di questa asserzione, potremmo ricordare la tragica repressione perpetrata in Germania, nel 1919, dai socialisti ai danni dei comunisti della “Lega di Spartaco”: essa si concluse in un bagno di sangue e persero la vita, tra gli altri, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, barbaramente trucidati. Che i socialisti guardassero con sospetto alla volontà comunista di sopprimere la società borghese è anche testimoniato dalle vicende italiane degli anni ’20 del Novecento: quando, all’indomani del feroce assassinio del leader socialista Giacomo Matteotti, tutti i partiti di opposizione al fascismo abbandonarono il parlamento e si ritirarono, in segno di protesta, sull’Aventino, di fronte alle pressanti richieste dei comunisti di scendere sulle piazze per abbattere, finchè si era ancora in tempo, il regime fascista, i socialisti e i liberali preferirono restare arroccati sull’Aventino a proseguire la loro opposizione puramente formale, poiché temevano vivamente che dal fascismo si sarebbe potuti passare al comunismo di ispirazione sovietica. A tal proposito, sul giornale socialista “Giustizia” si potè testualmente leggere: “ noi non vogliamo mettere in movimento le masse perché quando sono scatenate non si è sicuri se si fermeranno a Kerenskij, andranno sino a Lenin o oltrepasseranno anche Lenin ” Dopo aver delineato le motivazioni che fanno del socialismo e del comunismo due movimenti se non del tutto inconciliabili, per lo meno molto distanti, è bene chiedersi come sia nata tale divergenza di prospettive. In realtà, essa, latente o manifesta a seconda dei casi, è sempre esistita e si spiega con la fondazione, nel 1875, del Partito della Socialdemocrazia tedesca (SPD): esso nacque, con il congresso di Gotha, dalla fusione di due correnti dalle idee alquanto contrastanti. Da una parte, vi era infatti l’ala marxista, rappresentata da Marx ed Engels in persona, che trovava nella rivoluzione e nell’abbattimento del sistema capitalistico i suoi princìpi ispiratori; dall’altra parte, vi era una corrente che trovava in Lassalle il suo maggior rappresentante e che, piuttosto che sulla rivoluzione, faceva leva su una tenace battaglia parlamentare ed era anche disponibile a scendere a compromessi con le frange più reazionarie pur di scalzare i borghesi dalla loro posizione egemonica (Lassalle stesso intrattenne una fitta corrispondenza epistolare con Bismarck, l’antidemocratico e reazionario cancelliere tedesco che aveva portato alle stelle il militarismo più fervente). Marx non esitò, fin da principio, a mettere alla berlina la posizione lassalliana, criticandone soprattutto l’inattualità dell’alleanza coi ceti reazionari che essa si proponeva al fine di neutralizzare i borghesi: allearsi con l’aristocrazia per spazzar via la borghesia altro non era, secondo Marx, che fare un salto indietro in quel passato in cui a dominare la società era l’aristocrazia. Viceversa, sosteneva Marx, il merito della borghesia era stato quello di distruggere con la Rivoluzione francese quei residui aristocratici che inquinavano l’era moderna e di aver aperto la strada al moderno scontro di classe tra borghesi e proletari. Quest’opposizione di idee non impedì però la fusione dei due movimenti (lassalliano + marxiano) in un sol partito, la SPD, che visse fin dall’inizio in un’invalicabile ambiguità: si doveva aspirare alla rivoluzione, secondo i princìpi di matrice marxiana, o ci si doveva limitare al riformismo, cercando di far passare leggi che fossero favorevoli alla classe operaia, come invece suggerivano le tesi lassalliane? Marx si accorse subito del paradosso e scagliò i suoi velenosi strali (nell’opera “Critica del programma di Gotha”) all’appena nato partito, sottolineando l’assurdità dell’ambiguità poc’anzi tratteggiata e avanzando la tesi che prima o poi il problema sarebbe dovuto esplodere. E Marx aveva ragione: dopo la sua morte, la situazione all’interno della SPD non tardò a degenerare, a tal punto che non si fu più in grado di tenere le varie correnti che la costituivano. Come inevitabile conseguenza, si andò incontro ad u rapido scorpamento del partito: vi fu chi, come Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, si sganciò dalla SPD perché, fedele fino in fondo all’ideologia marxista, non volle rinunciare alla prospettiva rivoluzionaria e alla nuova società che ne sarebbe scaturita; vi fu poi chi, come Bernstein, arrivò a sostenere l’esigenza impellente di revisionare la dottrina marxista (anche perché le profezie di Marx sembravano ogni giorno più lontane dal concretizzarsi), espungendo la possibilità di una rivoluzione. In “I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia” Bernstein afferma che la rivoluzione altro non è se un’idea, nel senso kantiano del termine, ovvero è un modello da imitare pur nella consapevolezza che resterà sempre irrealizzabile. Infine, vi fu uno stuolo di pensatori, capeggiato da Bebel e da Kautsky, presso i quali continuava a sopravvivere la convinzione dell’assoluta necessità della rivoluzione, ma che di fatto continuavano ad operare pragmaticamente nella vita sociale e politica (e per questo motivo furono detti “ortodossi”), poiché, sulle orme dell’ultimo Engels, concepivano la rivoluzione come una spallata finale al sistema capitalistico. Dalle posizioni dei “revisionisti” muoveranno quelli che siamo soliti definire “socialisti”, mentre da quelle dei “rivoluzionari” prenderanno spunto i “comunisti”. Similmente, verso la fine dell’Ottocento e il principio del Novecento, maturavano in Russia, con impeto sempre maggiore, i fermenti rivoluzionari e la soluzione prospettata dai bolscevichi (così detti perché maggioritari all’interno del partito) si scontravano apertamente con quelle dei menscevichi (minoritari nel partito): i primi, sulla scia del marxismo più coerente, si sbizzarrivano in celebrazioni fantastiche della rivoluzione, i secondi guardavano con simpatia alla SPD tedesca che andava sempre più incanalandosi in posizioni riformiste. Il fronte sul versante di Sinistra, in Russia, era ulteriormente frammentato dalla presenza di un terzo movimento (i “social-rivoluzionari”), il cui consenso poggiava soprattutto sul mondo contadino, e se alla fine, con la Rivoluzione russa, prevalsero i bolscevichi fu soprattutto in virtù del fatto che in quel Paese spazio per la democrazia non ce n’era e lo zarismo soffocava senza mezzi termini ogni forma di organizzazione anche lontanamente “sovversiva”, rendendo in tal modo impossibile una prospettiva riformista. E i bolscevichi sono quelli che comunemente identifichiamo con i comunisti, mentre i menscevichi rappresentano quelli che siamo soliti definire socialisti. Per concludere questa carrellata di avvenimenti e di motivazioni per cui i comunisti e i socialisti si sono allontanati, si può ricordare come anche in Italia si siano sentiti gli influssi di quei dibattiti teorici che avevano portato un po’ in tutta Europa alla spaccatura tra i due movimenti: e fu sull’onda di tali tensioni che, nel 1921, con il Congresso di Livorno, i comunisti italiani si staccarono dal partito socialista.
istantanea
00domenica 8 maggio 2005 13:19
..grazie Walti! mi ero dimenticata di postare...
headcracker
00domenica 8 maggio 2005 13:33
Si é ampiamente notato che i tentativi di "governare il capitalismo" da parte dei socialisti non hanno mai portato a nulla di significativo, il potere resta sempre dei capitalisti che lasciano le briciole ai lavoratori e si arricchiscono, tanti socialisti poi, inebriati dal capitalismo, abbandonano i loro moderati ideali per lasciarsi travolgere dal miraggio capitalista, non fa per me, un ideale deve essere forte e deciso per trionfare, il comunismo ha ottenuto molti più successi dei socialisti che non sono mai riusciti a cambiare significativamente una società.

[Modificato da headcracker 08/05/2005 13.35]

[Modificato da headcracker 08/05/2005 13.36]

Soga
00domenica 8 maggio 2005 15:37
Re:

Scritto da: headcracker 08/05/2005 13.33
...un ideale deve essere forte e deciso per trionfare, il comunismo ha ottenuto molti più successi dei socialisti che non sono mai riusciti a cambiare significativamente una società.

[Modificato da headcracker 08/05/2005 13.35]

[Modificato da headcracker 08/05/2005 13.36]




Ma il comunismo reale non si diceva che non era mai stato applicato, che quello applicato è stato falso comunismo... boh...
:Sm19: :Sm19: :Sm19:
headcracker
00domenica 8 maggio 2005 16:00
Era la via per costruire il socialismo reale, Cuba é il paese che si é avvicinato di più e in miglior modo al socialismo reale amio avviso, tanti hanno ecceduto e sbagliato, tanti sono stati fermati.

wild§live®
00martedì 10 maggio 2005 14:11
il socialismo è senz'altro più realistico
cane...sciolto
00martedì 10 maggio 2005 16:57
Re:

Scritto da: wild§live® 10/05/2005 14.11
il socialismo è senz'altro più realistico

SIIIIIiiiiii.....buona-notte, una veccchia battuta, il comunismo..... è il socialismo, senza l'eletricità...pessima lo sò, ma rende l'idea, almeno secondo me, non mi sono molto simpatici i socialisti, daltronde come tutti quelli che vivono, fra/tra compromessi, ma questa sia chiaro, è un'idea tutta mia...
wild§live®
00martedì 10 maggio 2005 22:58
Re: Re:

Scritto da: cane...sciolto 10/05/2005 16.57
SIIIIIiiiiii.....buona-notte, una veccchia battuta, il comunismo..... è il socialismo, senza l'eletricità...pessima lo sò, ma rende l'idea, almeno secondo me, non mi sono molto simpatici i socialisti, daltronde come tutti quelli che vivono, fra/tra compromessi, ma questa sia chiaro, è un'idea tutta mia...



vabbè e io che c'entro?? :Sm18:
(Ska)
00mercoledì 11 maggio 2005 11:44
Re:

Scritto da: headcracker 08/05/2005 16.00
Era la via per costruire il socialismo reale, Cuba é il paese che si é avvicinato di più e in miglior modo al socialismo reale amio avviso, tanti hanno ecceduto e sbagliato, tanti sono stati fermati.






NO...Calcutta secondo me è l'esempio!!
headcracker
00mercoledì 11 maggio 2005 12:34
Re: Re:

Scritto da: (Ska) 11/05/2005 11.44




NO...Calcutta secondo me è l'esempio!!



Tò, dov'eri finito teppista???
Ancora non hai messo l'avatar??dronk2
dominus9
00mercoledì 11 maggio 2005 18:46
Il socialismo è senz'altro migliore e più pragmatico, inoltre si avvicina di più alla mia linea di pensiero. Il socialismo Italiano fu davvero ottimo fino alla morte di Nenni, poi si snaturò sino a diventare lo schifo Craxiano di tangentopoli.
In ogni caso il socialismo Europeo (Zapatero o, andando più nel passato, Raffaren) è davvero un sistema che ammiro.
.Hio.
00martedì 23 agosto 2005 20:17
pertinax che romanzi che scrivi![SM=x751533] [SM=x751525]
Pertinax
00martedì 23 agosto 2005 20:31
[SM=x751592] [SM=x751592] [SM=x751592]
ZebroticO
00mercoledì 24 agosto 2005 11:47
Re:

Scritto da: headcracker 08/05/2005 16.00
Era la via per costruire il socialismo reale, Cuba é il paese che si é avvicinato di più e in miglior modo al socialismo reale amio avviso, tanti hanno ecceduto e sbagliato, tanti sono stati fermati.




secondo me anke il vietnam...anke se poi errori ci sn stati pure li...cm anke a cuba!!
miche.CN
00mercoledì 24 agosto 2005 20:21
quindi, alla luce di quello scritto da pertinax mi domando e vi domando, che differenza c'è oggi tra comunisti e socialisti?
intendo i partiti politici, visto che mi pare che oggi come oggi rifondazione comunista e comnisti italiani, non credo teorizzino di rivoluzioni e simili.. questa divisione tra questi due partiti la vedo piuttosto inutile..
ZebroticO
00giovedì 25 agosto 2005 01:05
Re:

Scritto da: miche.CN 24/08/2005 20.21
quindi, alla luce di quello scritto da pertinax mi domando e vi domando, che differenza c'è oggi tra comunisti e socialisti?
intendo i partiti politici, visto che mi pare che oggi come oggi rifondazione comunista e comnisti italiani, non credo teorizzino di rivoluzioni e simili.. questa divisione tra questi due partiti la vedo piuttosto inutile..



beh...rifondazione è + estermista,i comunisti italiani,a parte alcuni componenti cm Rizzo(uno dei migliori politici italiani secondo me),+ moderati!!
miche.CN
00venerdì 26 agosto 2005 17:48
Re: Re:

Scritto da: ZebroticO 25/08/2005 1.05


beh...rifondazione è + estermista,i comunisti italiani,a parte alcuni componenti cm Rizzo(uno dei migliori politici italiani secondo me),+ moderati!!



si, scusami ma mi son spiegato male, intendevo in cosa consiste la differe tra partiti socialisti e partiti comunisti oggi, visto che ormai i partiti che si definiscono comunisti hanno rinunciato da tempo a parlare di rivoluzione..
ZebroticO
00sabato 27 agosto 2005 21:49
xkè bisogna proporre in base alle proprie possibilità...in italia per ora nn ci sarebbero braccia per una rivoluzione, solo le menti, ma la mente senza il corpo nn funziona!!ma se noti la differenza delle proposte dei partiti socialisti e quelli comunisti è grande...quelle socialiste sono moderate e quelle comuniste no!![SM=x751554]
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