visto che dovevo fare per la scuola il commento del libro, velo incollo^_^
"Mi chiamo Mary. Sono una strega. O meglio, qualcuno mi chiama così 'figlia del diavolo', 'strega bambina', mi sibilano per strada, anche se non conosco né mio padre né mia madre…".
Iniziano così le pagine di un diario, cucite dentro una trapunta e ritrovate oltre trecento anni dopo. In questo romanzo viene raccontata da Celia Rees la storia di una ragazza, la cui nonna venne accusata di stregoneria e poi uccisa. Mary per non fare la fine della nonna dovette abbandonare la propria terra, e scappare verso l'America. Siamo nel 1659 in un ambiente puritano, religioso sino alla superstizione, diffidente e indagatore. Mary scappando verso una nuova terra pensa di trovare la libertà, ma dopo un viaggio lungo e difficile, cade nuovamente vittima della superstizione e di sospetti procurati dalla sua amicizia con gli indigeni è presto indicata come disdicevole e alcuni suoi comportamenti sono interpretati come stregonerie e malefici che le potrebbero fare seguire il fato toccato alla nonna.
Secondo Allison Ellman, il manoscritto è stato ricostruito in base a una raccolta di documenti denominati 'le carte di Mary'. Trovate all'interno di una trapunta queste carte sembrano una sorta di diario tenuto in modo irregolare.
Questo diario scritto in modo semplice e scorrevole è molto utile per capire il modo di vivere dei nostri antenati, per capire il loro pensiero e le loro fobie. Celia Rees in una intervista lasciata su Internet in cui le veniva chiesto: "Leggendo Il viaggio della strega bambina si ha l’impressione di trovarsi nel diciassettesimo secolo. Come è riuscita a ricreare con tale straordinaria abilità abitudini e tradizioni così lontane da noi?" lei rispose: "Ho cercato di conoscere tutto quello che potevo riguardo a ciò che i miei personaggi avrebbero incontrato e mi sono affidata alle cronache del tempo e ai racconti dei contemporanei per cercare di entrare nelle menti di coloro che vissero in quei luoghi e vedere il mondo attraverso i loro occhi. Scrivere significa lasciare ampio spazio all’immaginazione ed entrare nella pelle di qualcuno, sia che viva nel presente, sia che appartenga al XVII secolo".
Forse è un pochino corto, ma ci ho messo mezza giornata per farlo...che ne pensate?