Treason

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galadwen
00martedì 6 luglio 2004 22:24
Eccomi qua col primo chap di una nuova, affascinante fic scritta da Galadwen!(che sarei io [SM=g27828] )
Dunque, passiamo alle cose burocratiche:
Titolo: Treason (ossia tradimento, per i non-anglofoni[SM=g27822] )
Tipo:Drammatico
Rating: a occhio e croce un PG13 almeno ci vuole...perchè ci sarà violenza, molto probabilmente ([SM=g27833] non ho ancora deciso) per il sesso non so..[SM=g27818]
Avverimenti: SLASH! (anche se non sarà il tema principale)non vi sto a dire la coppia...[SM=g27829]
Riassunto Perchè James e Sirius non si fidavano di Remus? Ambientata nell'anno (circa) precendente all'asassinio dei Potter. Derivata da una discussione nel topic "come si salva un lupo mannaro" e dalle idee di Blu [SM=g27838]
Un bacione a tutte le malandrine deliranti!

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Treason

Prologo - Potere


“Ciò che ha valore non viene stimato, e ciò che è stimato non ha alcun valore”
Shopenhauer


Si rigirava fra le mani quel pezzetto di carta, seduto al tavolo della cucina, con la finestra alle spalle.
Lo tormentava, piegandolo e spiegandolo senza dargli né darsi pace.
Quando avrai deciso da che parte stare, vieni a questo indirizzo.
Così gli aveva detto quell’uomo, alto e imponente e tuttavia giovane. Doveva avere non molti anni più di lui; forse era anche stato ad Hogwarts…gli sembrava di ricordalo…
Si alzò di scatto, innervosito dai suoi stessi pensieri.
Come era possibile che si mettesse a pensare a queste frivolezze, in momenti come questi?
Guardò ancora una volta il foglio, mordendosi l’unghia del pollice destro e staccandola con un piccolo rumore secco. Certo, non erano i rimorsi di coscienza che lo dilaniavano: quelli non li aveva da tempo; aveva però paura: dire di sì significava servizio a vita, senza possibilità di cambiare idea; e, in tempi come quelli, servizio a vita poteva voler dire morte. Il solo pensiero lo fece rabbrividire; per quanto fosse convinto che ormai il mondo sarebbe caduto nelle mani di Lord Voldemort, non ignorava la determinazione, il coraggio e la grande forza di coloro che lo combattevano.
Come i suoi amici. Sarebbero morti per difendere il Bene.
Scosse la testa con aria mista di scherno e di falsa pietà Sciocchi, si disse, che cos’è il Bene e cos’è il Male? Conta solo il Potere…pensavo di poterlo raggiungere standovi accanto, ma siete solo degli sciocchi, patetici sentimentali…
Guardò fuori dalla finestra, dove un afoso e grigio cielo di settembre si stendeva su una Londra ancora più grigia; sembrava che anche il clima si fosse adeguato ai tempi oscuri che correvano.
Forse ci fu un lampo di esitazione nei suoi occhi, ma poi scosse la testa.
Mi avete sempre lasciato indietro, pensando che io non capissi, che fossi il più debole…io vi osservavo; avevo già capito prima di finire la scuola che non mi sareste stati di alcuna utilità, col vostro stupido buon cuore e la vostra sete di Giustizia…vi ho già traditi anni fa, questo non fa che sancirlo.
Ripiegò per l’ultima volta il foglio, mettendoselo in tasca, e si preparò a uscire
***

«Per quale motivo hai deciso di diventare un Mangiamorte, e di tradire i tuoi “amici”?» lasciò cadere l’ultima parola come se l’avesse tenuta sospesa alle labbra, e ora l’avesse fatta infrangere contro il tavolo di legno scuro cui erano seduti. La sua voce era morbida e scivolava nell’aria come le spire di un serpente.
«Chi mi dice che non farai il doppio gioco anche con noi? Da quel che mi ricordo, hai sempre fatto parte della ridicola banda di Potter…» Peter rabbrividì all’insinuarsi di quella voce nella sua pelle; poteva sentirla strisciare fin sotto i vestiti, e non gli piaceva affatto, come non gli piaceva il sorriso sadico di quell’uomo, non gli piacevano i lunghi capelli quasi bianchi e i modi subdoli; tuttavia era incatenato a quegli occhi di ghiaccio. Non era lo stesso uomo che l’aveva contattato; quello si chiamava Rodolphus, o qualcosa del genere, questo invece lo conosceva fin troppo bene: Malfoy, il più grande bastardo che Hogwarts avesse mai visto dai tempi in cui anche Voldemort studiava, probabilmente.
Mentre prendeva tempo per rispondere si accorse di stare tremando; Lucius Malfoy era stato incaricato di verificare la sua idoneità, e, probabilmente, ad eliminarlo qualora fosse risultato inadeguato.
«L-la..la causa…sono fermamente convinto che…» ma non riuscì a terminare la frase. Le parole gli morirono in bocca. Alcuni secondi di silenzio tintinnarono scanditi dal vecchio orologio a pendola che ornava la stanza buia in cui si trovavano. Poi una fragorosa risata li interruppe: Malfoy rideva, sembrava genuinamente divertito, come se Peter avesse detto chissà quale battuta.
Improvvisamente però il riso se ne andò così com’era venuto, e l’espressione di Malfoy tornò gelida.
«Queste sciocchezze risparmiatele per l’Oscuro Signore, Minus. Voglio il vero motivo.»
Non sapeva se era la voce straordinariamente suadente dell’uomo, o forse la paura, o forse qualche altra cosa. Fatto sta che d’improvviso si sentì molto più sicuro, e un sorriso gli aleggiò sul volto, mentre si guardava le dita poggiate in grembo.
«Il potere…il potere è quello che voglio. Con loro non potrò mai ottenerlo; sono degli stupidi.»
Lucius sorrise, soddisfatto. Questi sciocchi idiote che venivano da loro assetati di potere, erano tutti uguali: irrimediabilmente stupidi, incredibilmente fedeli ed utili.
«Bene» disse alzandosi e dandogli una pacca sulla spalla «Qui non siamo carini con i traditori.» aggiunse sibilandogli nell’orecchio: giusto un ultimo avvertimento per legarlo del tutto.
Peter rabbrividì fino alle ossa e sentì distintamente le sue viscere annodarsi.
«E ora, dimmi tutto quello che ci può essere utile.»
Ape Frizzola
00mercoledì 7 luglio 2004 15:32
Re:
Sigh... l'inizio è estremamente promettente... peccato solo sapere fin dall'inizio che evolverà nello slash... [SM=x117097] [SM=x117097] [SM=g27828]
tatefra
00giovedì 8 luglio 2004 12:41
buon inizio [SM=g27811]
Gaaallllll scrivi scrivi vediamo che succede [SM=x117096]
galadwen
00martedì 5 ottobre 2004 17:58
Capitolo 2!!
ATTENZIONE ATTENZIONE!!!
Si dia fiato alle trombe!!! Rullo di tamburi...
HO SCRITTO UN ALTRO CAPITOLO!!!!
[SM=x117096] [SM=x117096] [SM=x117096]
finalmente, dopo mesi di inattività, eccomi qui![SM=x117098]
Spero che il capitolo vi piaccia, sopratutto perchè è incentrato su un "certo" personaggio...[SM=g27818]

****************

Capitolo 1.



Pioveva. Pioveva sempre da un mese a quella parte. L’autunno si era rivelato più umido del solito; umido di pensieri grevi che pesavano sulla testa di tutti come nuvole cariche di pioggia; umido di lacrime, umido del sangue dei morti che aumentavano di giorno in giorno.

E in questa umidità, il cielo era sempre più grigio sull’Inghilterra.

Un uomo, vestito di nero, camminava per le strade di Londra, trascinandosi sotto un ombrello nero; aveva il viso contratto in una leggera smorfia di disgusto, come se la presenza delle altre persone lo infastidisse enormemente. I capelli neri, lisci, piuttosto lunghi e vagamente unti gli scendevano ai lati del volto pallido, in cui le labbra sottili non erano altro che una piccola fessura, su cui torreggiava un naso prominente. Gli occhi, neri e straordinariamente acuti, erano vivi e attenti; sembravano in grado di penetrare ogni cosa e ogni pensiero, e avevano un’espressione perennemente seria e corrucciata che rendeva l’uomo più adulto di quel che in realtà fosse. La sua presenza silenziosa si infiltrava e scivolava fra le gocce che cadevano insistenti; fantasma nero in un mare di specchi.

Arrivò all’altezza di un incrocio e lanciandosi una rapida occhiata intorno svoltò a destra, in un vicolo laterale che puzzava di fritto, di cibo per gatti ed era invaso da vapori malsani d dubbia provenienza, che lasciavano sui muri di pietra una patina unta e appiccicosa, soffocante.

Giunto alla fine del vicolo, chiuso da un muro a pietra ed umido anch’esso, si fermò e rimase immobile, come in attesa di qualcosa. Improvvisamente un uomo sbucò dalla sua destra; era un uomo tarchiato, talmente sommerso di vestiti che era a malapena distinguibile da un mucchio di panni sporchi.

“Sei in anticipo” apostrofò rudemente l’uomo in nero, che si limitò a bofonchiare qualcosa fra i denti.

“Seguimi” aggiunse poi, girandosi a destra e entrando nel muro di fronte a lui; i mattoni si erano rivelati in quel punto una sottile tenda di stoffa, ma nessuno, che non fosse a conoscenza di quel passaggio, avrebbe potuto scoprirlo: neanche appoggiandovisi con tutto il peso; avrebbe trovato solo un solido muro di mattoni grigi.

L’uomo in nero lo seguiva a poca distanza mentre percorrevano un lungo corridoio vagamente illuminato; sempre in silenzio. Sembrava che fra i due ci fosse un muto disprezzo reciproco, come se si considerassero vicendevolmente l’uomo più viscido sul pianeta.

In ogni caso, non ebbero il tempo materiale di esprimere vicendevolmente il proprio disgusto, dato che ben presto arrivarono alla fine del corridoio, chiuso da una massiccia porta a legno; l’uomo basso bussò tre volte, quindi attese. Un altro colpo rispose da dietro la porta, al che l’uomo tarchiato tirò fuori quello che sembrava un fischietto d’argento, e lo portò alla bocca: nell’aria si diffusero le note di una canzone molto in voga in quel periodo, e il mago bruno che assisteva alla scena non poté fare a meno di allungare le labbra in una smorfia di disapprovazione per colui l’inventore di quella bizzarra parola d’ordine.

La porta si aprì, rivelando un ingresso piuttosto ampio su cui si affacciavano diverse stanze, tutte ugualmente chiuse; ma in giro non c’era nessuno.

La guida fece cenno all’altro mago di seguirlo davanti all’ultima stanza sulla sinistra; qui si fermò.

“Bene, sei arrivato; ti sta già aspettando. Buona conversazione” aggiunse con un ghigno, e scomparve.

Il mago rimase per un po’ sulla soglia, ma non trapelava indecisione dalla sua figura; sembrava piuttosto che forse immerso in considerazioni di calcolo.

Dopo qualche minuto si mosse ed allungò la mano verso la maniglia.

L’anta della porta scivolò docilmente verso l’interno, e non aveva ancora messo entrambi i piedi nella stanza, quando una voce, proveniente dalla larga scrivania che occupava uno dei capi dell’ambiente rettangolare, lo chiamò gentilmente.

“Vieni avanti Severus! Prego, prego, accomodati…”

Severus Piton mosse qualche passo diffidente verso la sedia che gli veniva indicata, davanti alla scrivania, e mormorò un “Preside” fra i denti, mentre raggiungeva Albus Silente, e infine si sedeva.

Il Preside gli rivolse un sorriso cordiale “Una tazza ti tè?” disse facendo apparire dal nulla una teiera con due tazze e un vassoio di pasticcini.

“No…”

“Ah, bene. Io invece credo che mi servirò” e sempre sorridendo si versò una tazza di tè bollente, avendo cura di riempirla fino all’orlo, e la frese fra le mani ossute.

“Aaah, con questo freddo umido, ci vuole proprio qualcosa di caldo fra le mani, non trovi?”

Severus annuì vagamente, mentre osservava la stanza. Era illuminata da diversi candelabri sospesi in aria, che tuttavia la mantenevano in una rassicurante penombra, ed era cosparsa degli oggetti più svariati. Soprattutto, notò il mago, ci erano molte mappe: di Londra e delle maggiori città inglesi, ma anche cartine del resto d’Europa, ed era tutte costellate di puntine di diverso colore.

Il vecchio preside lo lasciò a guardarsi intorno ancora per un po’, osservandolo di sottecchi; poi lo richiamò schiarendosi la gola.

“Bene, Severus, credo sia il caso di parlare di cose importanti. Dunque, tu sei venuto qui per offrirti di…collaborare dell’Ordine; giusto?”

“Non ho ancora deciso” rispose l’altro con una punta di stizza; ma il preside sorrise giovialmente.

“Pensi che ti avrei fatto entrare qui se fosse diversamente? Suvvia, Severus, dovresti saperlo meglio di me: Non potrei certo rischiare che tu esca di qui e vada a raccontare ai tuoi compari dove si trova la nostra base –o meglio: una delle nostre basi…” vi era un che di inquietante e vagamente minaccioso nelle parole di Silente, nonostante il sorriso che mostrava sul volto.

Per un attimo Severus avvertì perle di sudore gelido scorrergli lungo la schiena, e pensò per la prima volta in tutta la sua vita che il mago che gli stava di fronte, non era solo il vecchio preside di Hogwarts, che amava più scherzare che dare punizioni, ma era uno dei maghi più potenti degli ultimi due secoli. Per la prima volta avvertì quanto Albus Silente, dietro il suo sorriso cortese, potesse essere pericoloso. Quanto, e forse più, del Signore Oscuro.

Non disse nulla, ma si limitò ad annuire.

“Bene” proseguì l’altro. “D’altra parte, non ho motivi di credere che non sia così. Salvare la vita ai genitori di Lily Evans non fa parte del codice d’onore di un Mangiamorte…no?”

Severus impallidì “Lei non deve saperlo!”

“Stai tranquillo: non lo sa. Così come nessuno dell’ordine, a parte me e il mago che ti ha condotto fin qui, sapranno che tu lavori per noi. Allo stesso modo presumo che non molti Mangiamorte sappiano della tua presenza fra le loro file…sbaglio?”

“No…non sbaglia”

“E’ una posizione difficile la tua, Severus. Fare la spia per entrambe le parti implica che pochissime persone devono sapere cosa stai facendo…è un castello di bugie che si costruisce di giorno in giorno…” il Preside si fermò, come assorto nei propri pensieri.

Severus lo osservava, attendendo con impazienza la conclusione di quella conversazione.

“Bene, Severus: se hai deciso di collaborare con noi, ecco qua. “ e gli tese la mano.

Severus rimase perplesso.

“Non ha bisogno di altro? Voglio dire…altre motivazioni, altre prove della mia fedeltà..” e così dicendo si passò una mano sull’avambraccio sinistro, dove il Marchio nero cominciava a dolergli.

“E perché?” rispose l’altro. “Le motivazioni sono tue, e personali. Mi basta la tua parola.”

Severus Piton strinse la mano ad Albus Silente, quindi se ne andò da dove era venuto.

E in lui permaneva la sensazione che mancare a quella parola potesse essere, molto, ma molto, pericoloso.

tatefra
00giovedì 14 ottobre 2004 14:54
[SM=x117096] [SM=x117096] [SM=x117096]
me felice corre a stampare e legge


Ida59
00giovedì 14 ottobre 2004 17:33
Me felice... ho letto tutto a video, d'un fiato.

Bello il primo cap... avevo capito quasi subito che si trattava di Minus... e bello il secondo cap... visto che c'era il mio amore.[SM=x117112]

Ma nella coppia di cui non fai il nome... mica ci sarà proprio lui [SM=x117112] ... magari col lupacchiotto???

Noooo... non farmi questa cosaaaaa...

Facciamo Sirius ed il lupacchiotto dolce... che è meeeeeglio!

Ida
galadwen
00giovedì 14 ottobre 2004 18:05
Re:

Scritto da: Ida59 14/10/2004 17.33

Facciamo Sirius ed il lupacchiotto dolce... che è meeeeeglio!

Ida



questo è ovvio [SM=g27828] Sevvy può amare solo narcy [SM=g27830]
Ida59
00giovedì 14 ottobre 2004 18:12
Ok, ok, così va moooolto meglio!

Ida
galadwen
00mercoledì 19 gennaio 2005 14:20
Capitolo 3!!
Finalmente ho materiale per aggiornare questa fic! [SM=g27811] Spero che qualcuno la continui a leggere [SM=g27819]

Notte

Stracci di luce filtravano fuori dalle persiane chiuse delle finestre all’ultimo piano di un palazzo grigio nel pieno della Londra babbana; in cielo, straschici di nuvole ancora corrucciate di pioggia cercavano di nascondere il cielo stellato agli occhi speranzosi degli uomini, riuscendovi solo a tratti, nella loro corsa sospinte dal vento.
I rumori della città si dipanavano in un borbottio ovattato lungo i muri del palazzo, senza riuscire tuttavia a turbare la quiete privata degli appartamenti; rumori di tegami, di olio che sfrigolava –era l’ora di cena-, un bambino che piangeva da qualche parte nel condominio; un giradischi suonava graffiato vecchie canzoni dal sapore nostalgico. In quell’appartamento dell’ultimo piano, tre giovani uomini chiacchieravano: uno, il più alto di loro, dai lunghi capelli corvini e gli occhi di un grigio brillante, stava appoggiato alla mensola del caminetto acceso; sembrava che qualcosa lo corrucciasse, e discuteva animatamente con quello che gli stava di fronte seduto sul divano: un giovane dallo sguardo intelligente e vagamente malizioso, nascosto dietro due lenti rotonde e un ciuffo dei capelli ribelli; il terzo, un bassino vagamente pingue dall’aria timorosa, li ascoltava con attenzione seduto su una poltrona.
“Non siete al sicuro James!” stava dicendo quello alto. La sua espressione era preoccupata.
“Non esagerare Sirius; non c’è niente di confermato, sono solo voci: lo sai come vanno queste cose…” l’altro fece una smorfia.
“Sì, lo so. Ma non puoi permetterti di fare l’imprudente ora: hai Lily, e hai Harry!”
Il giovane occhialuto fece una strana espressione, come perso per un attimo in una tenera réverie .
“Oh, a proposito Sirius” si riscosse poi “Vorrei chiederti una cosa”
“Dimmi” fece l’altro, ma l’amico sembrò esitare; guardò per un attimo verso quello seduto sulla poltrona, che lo guardò perplesso.
“Che c’è James?”
“Oh, nulla Peter, nulla…”
“Allora, cos’è che vuoi chiedermi?” incalzò Sirius, che sembrava particolarmente impaziente e nervoso quella sera.
“Vorresti essere il padrino di Harry?” disse James raggiante.
Ci volle un po’ perché Sirius realizzasse, la richiesta dell’amico l’aveva colto di sorpresa, perché nel clima di quei gironi, un battesimo era l’ultima cosa che potesse venirgli in mente. In ogni caso, ne fu molto felice, e annuì vigorosamente.
“Ma certo! Naturalmente…se Lily è d’accordo..e …anche gli altri ovviamente” fece rivolgendosi a Peter, che aveva assistito alla conversazione con uno strano sorrisetto in faccia; ma si riprese subito:
“Ma certo Sirius, certo; perché non dovremmo?” e sorrise nel modo più aperto che riuscì a trovare.
“Perfetto” fece James, battendosi una mano sulla coscia “Per Lily, nessun problema…mi ha detto di scegliere chi volevo, tanto faccio sempre di testa mia!” e concluse prorompendo in una fragorosa risata.
“Sono contento che tu abbia accettato Sirius” aggiunse poi “Almeno di te sono sicuro che non mi fregherai la moglie!”
“Ah-ah.” Grugnì Sirius distrattamente guardando l’orologio per circa la ventesima volta in mezz’ora.
Peter afferrò il giornale che stava sul tavolino del salotto e vi cacciò la testa dentro; non sopportava quando si finiva in questi discorsi, e non capiva perché dovessero regolarmente finirci, per cui, si estraniò dalla discussione. James d’altro canto aveva appena cominciato.
“Oh, a proposito Sirius, dov’è Moony? Non è ancora rientrato? Sono le otto passate…ora capisco perché sei così irritabile: da quante ore non lo vedi?”
Sirius non gli rispose, limitandosi a fargli una boccaccia.
“Ahahahah! Ma guardatelo: geloso! E se…” continuava, implacabile. Sirius sospirò: non se lo sarebbe levato di torno tanto facilmente “si fosse fatto sedurre da qualche aitante manovale del Ministero? O peggio..da una provocante segretaria??”
“Aaaah!! Basta James, piantalaaaa!!!” ulrò sirius mettendosi una mano nei capelli e con l’altra afferrando un cuscino per tirarlo in testa a James.
La cosa sfociò immediatamente in una lotta a suon di cuscini fra i due, mentre Peter tentava invano di non esserne coinvolto.
“Basta ragazzi…” piagnucolava “Non siete più dei ragazzini! Semettetela…” ma con scarso successo.
“Questa me la paghi James!”
“Ah sì? Vieni a prendermi!” e proprio mentre Sirius stava scavalcando il divano con un balzo per precipitarsi su James, squillò il telefono.
Sirius, interrotto a mezz’aria nella sua evoluzione, crollò rovinosamente sul divano, e nel suo precipitoso rialzarsi riuscì a rovesciare il tavolino, imprecare, inciampare nei cuscini, imprecare di nuovo contro James che era piegato in due dal ridere, afferrare il telefono e rimanere aggrovigliato dai cavi.
“Pronto?” fece affannato
“Sirius?”
“Remus!”
“Che hai fatto? Sei ansante”
“Oh nulla…una piccola ‘diatriba’ con James…quando torni a casa?”
“Non torno…”
“Ah.”
“Mi hanno dato un incarico per stanotte…è una cosa importante…”
“…”
“Torno domattina…”
“..ok…”
“Sirius..”
“Cosa?”
“Non sei arrabbiato?”
“No no, tranquillo. Ti aspetto domattina, buon lavoro.”
“Buonanotte, e saluta gli altri…Ti amo”
“…anch’io. A domani.”
Passarono due minuti buoni in cui Sirius rimase piegato, con le mani sopra la cornetta, appoggiandovi tutto il suo peso; immobile. Gli altri due lo guardavano ansiosi, ma non avevano il coraggio di dire nulla, per paura della reazione. Alla fine però, James si decise.
“Sirius…?”
“Mh?”
“Ehm…che succede?”
“Nulla.”
“Ehm…come nulla?Hai una faccia da funerale.”
“Nulla. Remus non torna, ha un incarico per il Ministero.” Disse poi alzandosi.
James rimase per un attimo interdetto, mentre Peter li guardava con una ruga di preoccupazione sul volto.
“Vabbè!” fece poi Sirius “Mi rifarò domattina!” aggiunse cercando di sembrare naturale.
Ma era già la quinta volta in due settimane che succedeva. E non gli piaceva, non gli piaceva per nulla.
E come se avesse indovinato i suoi pensieri, Peter disse:
“Certo che gli danno un gran da fare al Ministero…”
“Beh, così è la vita!” rispose Sirius.
“Già…ma che incarichi sono?”
“Non lo so di preciso; dice che non può dirlo in dettaglio.”
“Ah, capisco…certo, che è strano.” Continuò Peter, mentre un lampo di preoccupazione attraversava gli occhi di James “Non è da Remus essere così misterioso..”
“Cosa vuoi dire Peter?” disse Sirius con un pericoloso bagliore negli occhi, ma James intervenne prima:
“Ma che dici Peter? Non starai mica dicendo che Remus tradisce il nostro Sirius?? Ahahahah! Ma dai!”
“No, certo, no…”
“Ahahah! Povero Moony: lui a faticare e noi qui anche a sospettare di lui! No,” scosse la testa “Se c’è qualcuno incapace di tradire, è lui.”
Già…pensò Sirius, Moony non sarebbe capace di fare una cosa simile…o sì?
galadwen
00giovedì 20 gennaio 2005 13:19
capitolo 4
aggiornamenti iper rapidi...attenzione! capitolo un po' slashoso...[SM=g27818] (nn tanto però!)


Alba

Quella notte Sirius dormì con la luce accesa e con un occhio solo, nella costante speranza di sentire il rumore familiare di chiavi girare nella toppa, avvertire il passo gentile di Remus entrare in casa. Avrebbe fatto finta di dormire, si diceva, avrebbe fatto finta che non gliene importava nulla, giusto per fare un po’ l’offeso; poi, quando Remus si fosse disteso, l’avrebbe abbracciato cogliendolo di sorpresa. Le lancette della sveglia ticchettavano ipnoticamente, facendo scivolare lentamente i minuti, poi sempre più lentamente i secondi, e pian piano portarono la coscienza di Sirius a scivolare nel dolce oblio della notte.
Sì svegliò presto a causa del sonno leggero e dei rumori che già cominciavano a pervadere la strada, quando ancora l’alba aveva appena azzardato qualche pallido e malsano chiarore sulle punte dei tetti; istintivamente mosse un braccio verso l’altra parte del letto, ma afferrò solo il lenzuolo: Remus ancora non era rientrato.
Si alzò, mugugnando per il dolore alla schiena: aveva dormito poco e male, e per giunta vestito; riuscì a trascinarsi a tastoni fino al lavandino del bagno e a darsi una sciacquata alla faccia. La sensazione delle gocce fresche sulla pelle del viso lo svegliò completamente e guardò l’orologio che teneva appoggiato sulla mensola: le 6:10…era ancora troppo presto forse.
Cercando di ricacciare in gola la sensazione di inquietudine che premeva prepotentemente per uscire allo scoperto, si diresse in cucina e aprì il giornale appena arrivato via gufo “Ministero aumenta i fondi al Dipartimento della Sicurezza”… “Ancora misteriose sparizioni” “Oggi al varo l’approvazione del bilancio” ‘Si ostinano a far credere che tutto sia normale’ sbuffò Sirius stiracchiandosi e accingendosi a prepararsi una tazza di caffè.
In quel momento si udì uno sferragliare di chiavi, e la porta si aprì.
“Moony!”
“Pad…sei già sveglio?”
Sulla porta della cucina era apparso un giovane, della stessa età dell’altro, con i capelli color castano dorato e gli occhi ambrati. Aveva la faccia distrutta e delle occhiaie profonde, ma sorrideva a Sirius.
“Sì…lo sai che non riesco a dormire se non ci sei…” il tono di Sirius era piuttosto lamentoso, come quello di un bambino che fa i capricci, ma in realtà era contento.
Remus gli sorrise di nuovo stancamente, passandogli una mano fra i capelli e andando a sedersi al tavolo, dove Sirius stava sfogliando il giornale.
“Yawn…che sonno” fece sbadigliando “non ci sarebbe una tazza di caffè anche per me?”
“Certo”
Sirius si alzò a cercare le due tazze, mentre la macchinetta gorgogliava allegramente e Remus guardava distrattamente la Gazzetta del Profeta.
“Allora” esordì poi il moro porgendo a Remus il caffè “Com’ è andata al Dipartimento?”
“Come al solito…un gran mal di testa.” Remus aveva tutta l’aria di voler lasciar cadere quella conversazione, ma Sirius continuò
“Ma che cosa fate di preciso in quel benedetto nono livello?”
“Mmm…controlliamo…stanotte mi hanno messo alla Camera della Morte..”
“La Camera della Morte? E che diavolo è?”
Remus sbadigliò di nuovo, poi sospirò.
“Non si sa di preciso…l’unica cosa che sappiamo è che da lì escono i Dissennatori…e ultimamente ne stanno uscendo un po’ troppi”
“Pensi che abbia a che fare con Voldemort?”
“Probabile…oggi pomeriggio manderò un Gufo a Silente.”
“A proposito, si può sapere perché Silente insiste nel farci usare quell’apparecchio babbano per comunicare? Già ci ha fatto trasferire in questo appartamento…”
“Perché sicuramente, se usiamo mezzi babbani, abbiamo meno possibilità di farci trovare..”rispose Remus stancamente.
“Mmm…certo che sei laconico, potresti raccontarmi un po’ di più.”
“Beh, sono un Indicibile…” sorrise a mo’ di scusa.
Per un po’ rimasero in silenzio, Remus che lottava per non crollare dal sonno sul tavolo, Sirius che sembrava pensieroso.
“Sirius…”
“Mh? Cosa?”
“Guarda che sono stato davvero tutta la notte lì…”
“Mh?..ma certo Moony!” Sirius sorrise “perché non dovrei crederti?”
“Non so…ultimamente mi sembri strano…mi dispiace di esserci così poco” concluse alzandosi “…ma prometto che mi farò perdonare” aggiunse poi dandogli un bacio sulle labbra. “Ma dopo. Ora voglio solo dormire…”
Sirius rise: dopotutto, le sue erano solo paranoie da gelosia, e si vergognò un poco di se stesso.
‘Come ho fatto a dubitare di Moony? Mi sono fatto condizionare dagli scherzi di quell’idiota di James.’
Si alzò anche lui raggiungendo Remus in camera e, afferrandolo per la vita, lo attirò a sé per baciarlo.
Rimasero abbracciati per qualche istante, poi Sirius si riscosse
“Oh a proposito! Sai che James mi ha chiesto di fare da padrino a Harry?”
“Davvero? Che bello!” sembrava davvero felice per Sirius.
“Già” rispose l’altro con una nota d’orgoglio.
“E quando si terrà il battesimo?”
“Non so…nei prossimi giorni, credo.”
Remus annuì, mentre si cambiava; stava per infilarsi il pijama, quando notò lo sguardo di Sirius dall’altra parte della stanza.
“Pad…” fece per mettere le mani avanti
“Ma tu mi provochi Moony!” protestò l’altro.
Remus scosse la testa.
“Ti ho detto che sono stanco..”
“Oh, ma chi ha detto che dovrai fare qualcosa? Ti prometto che non dovrai muovere un dito…”
Sirius si era avvicinato per sussurrargli la frase nell’orecchio, concludendo con un tremendamente sensuale bacio sul collo.
Remus seppe di non avere scampo, e si arrese.

In una casa alla periferia di Londra, dove la città cominciava a fondersi con la campagna, un’altra coppia si era appena svegliata.
“Buongiorno Lily” disse James, schioccando un bacio sulla fronte della moglie.
“Mmmm…’giorno…che ore sono?”
“Un quarto alle sette”
“Mpf…che ti piglia di svegliarmi così presto? Per una volta che Harry non piange..” mugugnò Lily sbadigliando e stiracchiandosi.
“Non potevo aspettare di parlare con la mia bella rossa” rispose James facendole l’occhiolino.
Lily alzò gli occhi al cielo con aria rassegnata, poi sorrise guardando il marito.
Sembrava quello di sempre, ma Lily sapeva scrutare in fondo sul fondo dei suoi occhi castani; non era mai riuscito a mentirle, a nasconderle nulla, e forse, proprio per questo si era innamorato di lei.
“Sei preoccupato per qualcosa James?”
“No…”
Ma sapeva benissimo che non poteva ingannare sua moglie.
“E’ successo qualcosa ieri da Sirius?” insistette lei.
“Beh…diciamo che sono un po’ preoccupato per quei due…”
“Chi? Sirius e Remus? Ma non dire sciocchezze…sono più sposati di noi!”
“Mh…ultimamente Remus si comporta in modo strano”
“Strano? Beh, è naturale…con i tempi che corrono, tutti ci comportiamo in modo ‘strano’..e poi, Silente gli ha affidato un compito difficile: farlo infiltrare addirittura fra gli Indicibili! Non so davvero cosa potrebbe succedere se al Ministero venisse fuori…”
“Già” concluse James, tirandosi a sedere sul letto. “Però è strano…resta fuori spesso la notte…non vorrei che avesse ragione Peter, ecco.”
Lily sbuffò, facendo una smorfia.
“Peter? Da quando in qua ascoltate la sua opinione?”
“Oh, andiamo Llily! Peter è un amico”
“Sì…ma lo sai che non mi piace…è..viscido ecco. Sempre a scodinzolare dietro a te e a Sirius…cos’è che diceva comunque?”
“Sembrava insinuare che Remus stesse tradendo Sirius…o peggio.” concluse James sospirando.
Lily sembrò veramente irritata, e sbuffò ancora, mentre gli occhi verdi fiammeggiavano pericolosamente.
“Oh andiamo James! Di voi quattro scapestrati, Remus è l’unica persona seria e leale, non farebbe mai una cosa simile, proprio a Sirius poi! Non capisco come possa anche solo passarvi per la testa una cosa del genere, a voi tre balordi…proprio Peter poi…lui sì, che sarebbe capace di un’azione simile!”
Detto questo, si girò su un fianco dando le spalle al marito. Era davvero arrabbiata.
James rimase pensieroso a guardare il soffitto, pian piano illuminato dalle luce del giorno.
Peter… ‘lui sì, che sarebbe capace di un’azione simile!’ le parole della moglie gli echeggiarono in testa ancora per qualche minuto.
Poi decise di non pensarci.
‘Oh, al diavolo! Nessuno di noi farebbe mai una cosa del genere!’
galadwen
00giovedì 20 gennaio 2005 13:21
capitolo 5
capitoletto tutto verdino [SM=g27828] spero vi piaccia! per ora sono ferma qui, e non so ancora che piega prenderà questa storia..sembra si stia complicando [SM=x117099]


Luce ed ombra.

Ogni volta che attraversava il cancello del Malfoy Manor, Severus Piton non poteva fare a meno di provare uno spiacevole brivido freddo lungo la schiena. Passando i gargoyle che guardavano sogghignanti e beffardi chiunque entrasse, si sentiva sempre sottoposto a giudizio. “Io so” sembravano dire gli occhi di pietra di uno “So, Severus Piton, cosa porti con te, quale fardello pesa sul tuo cuore” “Liberatene, Severus, diventa un uomo libero” diceva l’altro, e sempre l’uomo scrollava le spalle, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri, impercettibilmente: nessuno avrebbe potuto accorgersi di questo movimento.
Nessuno, tranne una persona.
Ma quelle pietre erano troppo intrise di memoria, di ricordi e sentimenti passati, per poter tacere tutto quello che sapevano. E tutte le volte salire il viale di pietra che portava dal cancello all’ingresso, era per il giovane mago un Calvario, che aggiungeva peso e gravità ai suoi modi già così stanchi.
Era appena entrato, quando avvertì il passo leggero di Narcissa Malfoy affrettarglisi incontro:
«Severus!» il suo sorriso perfetto e radioso spiccava in netto contrasto con la giornata grigia, e l’umore ancora più grigio dell’uomo.
«Non ti aspettavo così presto» continuò la donna abbracciandolo e baciandolo su entrambe le guance «Vieni, accomodati» soggiunse prendendolo sottobraccio e conducendolo verso il salotto «Lucius arriverà subito».
Severus assentì appena col capo; si rendeva conto di essere fuori luogo, con le sue poche parole, ma non riusciva a trovarne; la luminosità di Narcissa, come sempre avveniva, assorbiva tutte le sue facoltà.
La donna piegò il capo, ornato da una pettinatura che teneva elegantemente insieme i suoi capelli d’oro, e sorrise dolcemente, mentre versava del tè a Severus.
«Come sta il piccolo Draco?» soggiunse questi, cercando di riscuotersi e instaurare una normale, formale conversazione.
Narcissa rise al tentativo dell’uomo, e a lui sembrò che la sua risata argentina fosse catturata e amplificata da tutti i vetri presenti nella stanza: le finestre, i cristalli dei bicchieri e dei lampadari; perfino le porcellane sembravano vibrare e intonare un canto gioioso per quel riso così genuino che le aveva colpite.
«Sta bene, sta bene…ora sta riposando, per fortuna.» aggiunse quest’ultima nota alzando volutamente gli occhi al cielo, ma dalla sua voce non traspariva altro che dolcezza materna.
Fu il turno dell’uomo di sorridere, ma non disse altro, e Narcissa non trovò necessario parlare ancora.
Da quel che si ricordava, Severus era sempre stato così: silenzioso, schivo, pensoso. Parlava solo se strettamente interpellato, e non amava sprecare parola: ognuna che uscisse dalle sue labbra si trovava sempre al punto e al momento giusto; per questo le piaceva tanto. Rammentava interi pomeriggi passati con lui in biblioteca a studiare, in cui nessuno dei due aveva detto una singola parola; lui per natura, lei troppo timorosa di interrompere la concentrazione dell’amico, e di infrangere in qualche modo la religiosa aura di silenzio e austerità che lo avvolgeva.
Aveva notato subito quel ragazzino di undici anni, con la faccia e l’espressione talmente serie e corrucciate da mostrarne quattro volte di più; di carattere dispettosa e abituata ad avere le attenzioni di tutti, aveva cercato di punzecchiarlo, ma i suoi attacchi sembravano infrangersi su di lui come onde su una scogliera; così aveva preso a seguirlo, insistentemente, parlandogli di ogni cosa, nel tentativo ti trovare un qualche argomento che lo inducesse a dare una risposta più articolata di “sì” o “no”; si ricordava ancora distintamente la sorpresa, l’imbarazzo e il piacere, quando tutto d’un tratto si era voltato verso di lei (che gli camminava sempre dietro) e sbuffando le aveva detto “Ma non la smetti mai di parlare?”. Da allora, erano sempre stati amici, e lei aveva imparato che non era affatto necessario parlare, per comunicare con Severus Piton.
L’uomo, dal canto suo, si era perso sul volto di Narcissa, come spesso accadeva; scorreva con gli occhi i suoi lineamenti delicati e aristocratici, la pelle diafana incorniciata dall’oro dei suoi capelli, le labbra arricciate in un sorriso appena accennato. Ma non amava Narcissa Malfoy; aveva amato, tanto tempo prima, una ragazzina dagli occhi celesti come l’alba e le labbra sempre imbronciate in qualche capriccio, aveva amato Narcissa Black che gli sedeva accanto per ore, senza dire una parola, che cercava di esprimergli senza parlare il suo amore; l’aveva amata, in silenzio, tanto tempo prima, ma non aveva trovato dentro di sé la forza e il coraggio per amarla realmente, e quando lei gli aveva confessato, quasi piangendo, che era si innamorata di Lucius, non aveva fatto nulla; ricordava perfettamente, quella sera: la neve che cadeva a larghe falde, e loro due, fuori, immersi nel freddo e nell’oscurità, e lei, che luceva come una stella, con la voce quasi rotta dal pianto, che gli confessava l’amore per un altro, quasi implorandolo di impedirglielo, di prenderla e farla sua…ma questo, l’aveva capito solo dopo; quella sera aveva solo abbassato lo sguardo, scrollando le spalle e dicendole «Va bene.»
Col tempo, si era reso conto che era stato meglio così, per entrambi; Narcissa era profondamente innamorata di suo marito, e Lucius, per quanto chi non lo conosceva davvero lo reputasse incapace di provare sentimenti, l’amava altrettanto.
“Le cose non sono mai come la gente s’immagina” si trovò a pensare d’improvviso Severus Piton, nel bel salotto di casa Malfoy, mentre Narcissa dava istruzioni alla balia del figlio, venuta a chieder qualche cosa.
No, le cose non erano mai come sembravano, soprattutto le persone, e soprattutto Severus Piton, ombra silenziosa e dai mille volti.
Portava ormai talmente tante maschere da sapervisi muovere con agilità, cambiandole e passando dall’una all’altra con una leggerezza che ingannava anche lui stesso, facendogli credere di non avere sul cuore il peso che invece portava. Il peso di troppe vite per un’anima sola.
Severus Piton non amava Narcissa Malfoy, perché nelle profondità della sua anima e del suo cuore si agitava un amore inconfessabile.
Più volte si era detto che avrebbe dovuto mettere a tacere quella fiamma, che il suo era un amore privo di speranza, ma questo non aveva cambiato le cose.
Non aveva mai avuto molta speranza, e sapere per certo che Lily Evans era innamorata di James Potter, non faceva alcuna differenza.
E mentre questo turbine di pensieri si agitava nella sua mente, Lucius apparve sulla soglia.
«Severus!» un largo sorriso si distese sul volto dell’alto mago biondo, mentre si avvicinava all’amico e lo abbracciava fraternamente.
Lucius Malfoy era davvero freddo e spietato come un cobra, come diceva la gente, ma se l’avessero visto in compagnia di sua moglie e del suo più caro amico, avrebbero visto un serpente tramutarsi in un gatto; era genuinamente felice per la visita dell’amico.
Severus sorrise, e Lucius si sedette dall’altro lato della moglie.
«Sono felice di averti qui» continuò «Mi piace stare con te e Narcissa, mi sembra di tornare ai vecchi tempi»
«Già…» rispose il mago bruno
I “vecchi tempi” erano in realtà solo pochi anni prima, dato che i tre avevano tutti poco più di vent’anni; tuttavia, le ansie e le preoccupazioni di una vita adulta, nonché i tempi che correvano, avevano fatto scorrere quei pochi anni a grandissima velocità, moltiplicandoli nella coscienza e facendo sembrare il passato infinitamente distante. Ma quando si ritrovavano insieme loro tre, sembrava che tutte quelle giornate non fossero mai trascorse; sembrava che ogni giornata, ogni affanno, ogni gioia, fosse rimasta sospesa solo nella possibilità, nel sogno remoto di tre ragazzini che aspettavano con ansia un futuro che tardava a venire. Ogni secondo sembrava cristallizzato, invece che volato via in un batter d’ali.
Rimasero diverso tempo a conversare in salotto, parlando del più e del meno, indulgendo in dolci ricordi e senza mai toccare argomenti veramente importanti; questo era desiderio di Lucius, tacitamente acconsentito dagli altri due, che voleva in qualche modo preservare la giovane moglie da temi gravi e preoccupazioni, e si illudeva di farlo non parlandone mai esplicitamente. Fingeva di non sapere come gli occhi chiari di Narcissa sapessero scrutare a fondo nei suoi.
Venne poi l’ora di cena, e Severus, pregato insistentemente da entrambi, si trattenne ancora dai Malfoy. Appena finito il pasto Narcissa si ritirò scusandosi di doversi occupare del figlio, e salutato l’amico, scomparve con passo leggero su per le scale.
Il mago avrebbe voluto andare via, ma Lucius lo trattenne ancora con la scusa di una chiacchierata fra uomini; lo fece accomodare nello studio e gli porse un bicchiere di liquore.
«Ebbene, eccosi qua» disse sospirando e lasciandosi cadere sulla poltrona di pelle con un sorriso stanco «Allora, come vanno le cose Severus?»
L’altro indovinava dove voleva condurre il discorso Lucius, e quali fossero le “cose” cui si riferiva. Voleva evitare il discorso, ma sapeva che non poteva essere troppo evasivo con l’amico.
«Come al solito, non ci sono grandi novità» rispose distrattamente, ma lo sguardo penetrante di Lucius lo trapassò come una lama tagliente.
«Non ci sono novità?»
«Beh, non di molta rilevanza…e in ogni caso, sai che non sono tenuto a comunicartele…anzi, ho proprio l’ordine di non farlo. Tu non dovresti nemmeno sapere della mia presenza in certi…ambienti»
Lucius sorrise beffardo, scostandosi i lunghi capelli dal viso.
«Severus, Severus…sei sempre il solito. Mi pareva che fra di noi ci fosse un accordo…no? Siamo amici dopo tutto. Nemmeno tu dovresti sapere che io frequento quei…certi ambienti» e così dicendo si toccò l’incavo dell’avambraccio sinistro, con un’occhiata significativa. «Ma tu sai» continuò, fissando l’amico con i suoi penetranti occhi grigi «Quali siano i miei reali interessi. Per cui non è il caso di fare troppe formalità fra noi» concluse sorridendo e sollevando il proprio bicchiere con fare allegro.
Severus sorrise, ma non disse ugualmente nulla. Lucius tuttavia non insistette sull’argomento, evidentemente conoscendo bene l’amico, e sapendo che non era il caso di farlo alterare cercando di farlo parlare di qualcosa di cui non voleva parlare; avrebbe ottenuto solo l’effetto contrario. Passò invece a parlare di Narcissa, e di quanto fosse per lui ancora più bella dopo la maternità; ne parlava con sguardo tenero, finché tutto d’un tratto non sentenziò: «Voglio proteggerla»
Severus lo guardò stupito per un attimo, ma comprese subito il significato e il valore di quelle parole. Lucius amava davvero Narcissa, nonostante tutto.
«Tu…» continuò «Non vorresti proteggere la donna che ami da tutto quello che di brutto c’è nel mondo» chiese all’amico, e la sua domanda era sincera.
Severus rimase per un attimo interdetto, perso dietro ai proprio pensieri Sì, lo farei…è quello che cerco di fare, senza farmi vedere…
«Certo» rispose poi, riscuotendosi. Lucius, che si era alzato manifestando così la sua ansia dietro la calma apparente, sorrise.
«Già…è per questo che faccio quello che faccio. Cerco il modo di assicurare il futuro migliore a mia moglie e a mio figlio, e il futuro migliore è con i potenti.»
Severus si stupì, per la prima volta, di quell’affermazione, che pure aveva sentito fare tante e tante volte.
L’aveva condivisa, ma ora…ora non la capiva più. Non sapeva se la riteneva sbagliata realmente, ma non la capiva. Non gli corrispondeva più. In cuor suo, si agitavano altre domande, altri pensieri e altre idee; altre aspirazioni. Di preciso forse nemmeno lui le conosceva, ma non erano rinchiuse in quell’affermazione.
L’unica cosa che condivideva con quanto Lucius aveva detto era che avrebbe protetto chi amava. Con tutte le sue forze e tutti i suoi mezzi. Perché lei, un tempo, aveva protetto lui. E questo non l’avrebbe mai dimenticato.
Avvertendo che il flusso dei proprio pensieri lo portava sempre più lontano dall’amico, e che ben presto non sarebbe più stato in grado di ascoltarlo, si alzò.
«Si sta facendo tardi Lucius, devo andare»
«Va bene, ti accompagno alla porta»
Uscirono dallo studio e si diressero all’ingresso senza parlare. Mentre si stavano salutando, con il portone mezzo aperto e Severus già con un piede fuori, imbacuccato nel suo pesante mantello nero, Lucius d’improvviso gli domandò: «Chi sei, tu, veramente, Severus Piton?» Non sapeva come gli si fosse prodotta in mente una simile domanda, ma ormai l’aveva fatta e attendeva trepidante una risposta.
Severus lo guardò sconcertato per un attimo, poi i suoi occhi neri lampeggiarono «Ognuno è chi vuole essere» rispose, poi sorrise stancamente all’amico e se ne andò.
Chiudendosi la porta alle spalle, Lucius Malfoy ebbe la sensazione di non essere mai riuscito, una sola volta in più di dieci anni, a capire Severus Piton.
camy arsenal
00venerdì 21 gennaio 2005 16:44
ho letto i primi due capitoli...
bello, bello, bello, complimenti veramenti![SM=g27811]

ora mi diletterò a leggerregli altri tre....[SM=x117096]
tatefra
00lunedì 24 gennaio 2005 14:57

Ma che brava hai scritto [SM=g27822]

ora stampo tutto e leggo [SM=x117096] [SM=x117096] [SM=x117096]
anche se sono molto presa dal lavoro [SM=g27820] farò del mio meglio per commentare quanto prima [SM=g27823] [SM=x117096] [SM=x117096]


tatefra [SM=x117088]
camy arsenal
00lunedì 24 gennaio 2005 18:49
mi sono dilettata a leggerli... che belli! continua così!!![SM=x117105]
galadwen
00mercoledì 2 febbraio 2005 10:07
grazie ragazze [SM=g27823]
spero di continuare presto [SM=g27818]
ErynEryn
00giovedì 10 marzo 2005 19:31
Ma che bella*___*
e poi sono curiosissima :p
continua,mi raccomando![SM=g27811] [SM=g27838]

E.



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