Sbarco a Seagard

Quellon aveva il braccio completamente immerso dentro ad un barile, contente sale ed aringhe. Nella sua cabina personale all'interno della "Demone Nero", ammiraglia della flotta di Ferro, la colazione non veniva servita.

Dopo qualche sobbalzo, riuscì ad estrarre un filetto di pesce, che piazzò prontamente in mezzo a due fette di pane nero raffermo. Una birra chiara lubrificava il suo pasto, assieme ad uovo di gabbiano crudo.

Improvvisamente udì un corno squillare, e uno dei mozzi gridare: "terra! Ahoy, terra vi dico!!"

Comprendo che erano quasi arrivati, Quellon si precipitò sopra coperta, dove vide gli uomini ammassati a prua.

Tirò fuori il suo vetro magico di Myr, bottino di razzie dei tempi che furono. Dalla distanza il vetro contenuto nel suo tubo di ottone gli rivelava le cose lontane, come se fossero state vicine: le difese di casa Tully non si palesavano, solo una folla di cittadini con fiaccole e forconi, coordinati da un manipolo di soldati.

"Un vero insulto mia flotta, ma almeno sono riusciti ad evacuare" pensò Quellon.

"Avanti tutta, armarsi e prepararsi allo sbarco!"

Poi soffiò nel corno strappato al suo sottoufficiale, e l'aria si riempì del frastuono delle armi e delle armature.