Risultati REFERENDUM COSTITUZIONALE

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Lex°
00lunedì 26 giugno 2006 16:06
Prima proiezione Piepoli: 55% NO # 45% SI
Prima proiezione Nexus 59% NO # 41% SI

Speriamo che non siano dati illusori come da recente tradizione...
Nel caso di conferma il risultato politico sarebbe davvero rilevante e la sconfitta politica dell'asse Berlusconi-Bossi definitiva.
Voglio salutare gli amici che qui ed in altri tanto si sono prodigati per la divulgazione e per la conseguente difesa dei valori della Costituzione.
Il mio grazie (a prescindere dal risultato) va principalmente a loro ed a quelli come loro. A prestissimo!
Lex°
00lunedì 26 giugno 2006 16:23
LA COSTITUZIONE E' SALVA
Proiezione su dati certi che copre il 50% del campione:

NO 60,5%
Si 39,5%


LA COSTITUZIONE E' SALVA
artad
00lunedì 26 giugno 2006 16:28
credo sia il momento per ritrovare la dialettica e confrontarci sul paese partendo da una base diversa rispetto a quanto ipotizzato dalla destra...

però per almeno 5 minuti concedetemi un francesismo: destra, fanculo!!!
Socialdemoc®atico
00lunedì 26 giugno 2006 16:42
6 a 0 ..... ed ora sotto con l'Australia [SM=g27768][SM=g27768][SM=g27768][SM=g27768]
Socialdemoc®atico
00lunedì 26 giugno 2006 19:01
MALAN: CON IL NO VINCE LA MENZOGNA

"Confido che i risultati saranno migliori rispetto al primo exit poll. Se dovessero essere confermati dovremmo dire che a vincere il referendum e’ stata la campagna di menzogne dell’Unione ma nel giro di quale giorno si capira"’. Lo ha detto Lucio Malan al comitato dei Si’ per il referendum, commentando i primi dati sul voto referendario.

26 GIUGNO 2006

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Chi è questo Signore apparso sul sito di www.forzaitalia.it ???


Lex°
00lunedì 26 giugno 2006 20:33
Re:

Scritto da: Socialdemoc®atico 26/06/2006 19.01
MALAN: CON IL NO VINCE LA MENZOGNA

"Confido che i risultati saranno migliori rispetto al primo exit poll. Se dovessero essere confermati dovremmo dire che a vincere il referendum e’ stata la campagna di menzogne dell’Unione ma nel giro di quale giorno si capira"’. Lo ha detto Lucio Malan al comitato dei Si’ per il referendum, commentando i primi dati sul voto referendario.

26 GIUGNO 2006

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Chi è questo Signore apparso sul sito di www.forzaitalia.it ???





Sarà qualche avanguardia delirante... pensa che poco fa' ne ho sentito uno sbraitare di brogli sul voto degli italiani all'estero... cose da pazzi...

PS ciao socildemocratico [SM=g27777]
eccebombo§
00lunedì 26 giugno 2006 21:49
Re:

Scritto da: artad 26/06/2006 16.28
credo sia il momento per ritrovare la dialettica e confrontarci sul paese partendo da una base diversa rispetto a quanto ipotizzato dalla destra...

però per almeno 5 minuti concedetemi un francesismo: destra, fanculo!!!



tre urrah per il francesismo
Socialdemoc®atico
00martedì 27 giugno 2006 01:06
LE REAZIONI NELL'UNIONE - Scalfaro: grande vittoria, ora basta odi
D'Alema: spallata fallita.
Prodi: ora il dialogo
Il vicepremier: scampato il pericolo, ora apriamo un confronto sul futuro istituzionale del Paese.
Parisi: voto che dà forza al governo


ROMA - La spallata al governo Prodi, caldeggiata da Silvio Berlusconi, non c'è stata e quindi è ora possibile guardare avanti. E' l'opinione del vicepremier Massimo D'Alema dopo la diffusione dei primi dati sull'esito del referendum costituzionale. «Tolto di mezzo questo testo discutibile e pericoloso - spiega il presidente dei Ds -, è ora di aprire un confronto serio sul futuro del sistema politico e istituzionale del Paese». Parole ribadite a distanza di poche ore anche dal leader dell'Unione, Romano Prodi: «Come maggioranza di governo è ora nostro dovere aprire il dialogo con tutte le forze politiche per discutere insieme gli aggiornamenti da apportare alla Costituzione». Il premier va anche oltre: «Ho chiesto al ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti di avviare immediatamente i contatti con le forze politiche per impostare il dialogo sulla riforma della Costituzione e della legge elettorale».

Il vicepremier e presidente ds, Massimo D'Alema (Ansa)
La revisione della Costituzione, secondo D'Alema, dovrà tenere conto «del riassetto federale e dele modifiche della legge elettorale». Il leader diessino giudica positiva l'elevata partecipazione degi elettori alla consultazione e sottolinea il dato politico: «E' finito il tentativo di Berlusconi di utilizzare le amministrative e poi il referendum come modo strumentale per dare una spallata all'equilibrio del governo». «Non ho mai pensato che questo referendum fosse un test sul nostro governo, come invece hanno tentato di far credere i leader dell'opposizione - aggiunge Prodi -. Tuttavia vorrei che chi ha tentato di dare questa valenza al referendum, riflettesse sulla maturità del paese che ha espresso un giudizio inappellabile su una legge che da sempre avevamo denunciato come sbagliata e pericolosa per la stabilità delle istituzioni repubblicane».
Una visione, quella di Prodi e D'Alema, condivisa anche dalle altre forze della coalizione. Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, prodiano di ferro, spiega che «il voto ci rende più fiduciosi perché confortato dal consenso dei cittadini: rafforza il governo e la maggioranza». «Dopo che gli italiani hanno detto no a un tentativo 'eversivò nei confronti della Carta - aggiunge Parisi - possiamo possiamo riaprire il confronto con la speranza che le dichiarazioni di disponibilità della vigilia siano seguite nei fatti». Oliviero Diliberto, dei Comunisti italiani, parla invece di «una secca sconfitta di Berlusconi che anche in questo caso si è impegnato in prima persona nella campagna referendaria con i suoi consueti toni volgari». Per Bobo Craxi, del partito dei Socialisti, «è finita l'era della Lega Nord: quello di oggi rappresenta un grande e robusto successo delle forze politiche che si richiamano ai principi costituzionali di questo Paese. In linea di principio, è giusto rinnovare, ma nella concordia e con il pieno consenso di tutto il popolo italiano».
Per l'ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, che è stato presidente del comitato per il no, è stata una grande vittoria, ma ora bisogna dire «basta agli odii e alle polemiche». Scalfaro ha sottolineato che si è trattato di una vittoria di tutto il popolo che ha così inteso, con una straordinaria partecipazione, «difendere i valori della Carta Costituzionale in vigore nata con il sangue e con la lotta». L'ex presidente si rivolge però anche a chi ha votato sì: «Diamoci uno sguardo l'uno verso l'altro. Il popolo italiano ci invita tutti a metterci intorno ad un tavolo per cambiare con parsimonia e utilizzando l'articolo 138 della Costituzione quello che c'è da cambiare».
Franco Grillini, deputato ds e presidente onorario di Arcigay, ricorre invece all'ironia riferendosi alle dichiarazioni di Bossi, che si era detto pronto ad espatriare in Svizzera in caso di vittoria del no: «Glielo sconsigliamo vivamente: quel Paese civile rispetta le minoranze, compresa quella omosessuale, per la quale ha previsto per legge, grazie ad un plebiscitario referendum popolare, il matrimonio gay. Consigliamo, a Bossi, e soprattutto a Calderoli, di scegliere un Paese più confacente alla loro indole bigotta e clericale come, ad esempio, una delle tante dittature islamiche».
Socialdemoc®atico
00giovedì 29 giugno 2006 09:01
Ora sappiamo chi è il Signor Malan ..............

Scritto da: Lex° 26/06/2006 20.33


Sarà qualche avanguardia delirante... pensa che poco fa' ne ho sentito uno sbraitare di brogli sul voto degli italiani all'estero... cose da pazzi...

PS ciao socildemocratico [SM=g27777]



L’elmetto biondo del berluscong «Ho-Chi» Malan si è messo l’elmetto come fosse sul Mekong. E si è asserragliato sui banchi del Senato

L’aveva giurato: «Palazzo Madama sarà il Vietnam della sinistra! Viva i berluscong!». Detto fatto, il senatore azzurro Lucio «Ho-Chi» Malan si è messo l’elmetto come fosse sul Mekong. E si è asserragliato sui banchi del Senato rifiutandosi di obbedire all’espulsione decisa dal presidente, Franco Marini. «Quando hai finito spegni la luce», gli avrebbe forse detto Giancarlo Pajetta, che irrise con quella battuta omicida alla fluviale arringa ostruzionistica di Giorgio Almirante che sbrodolava da nove ore contro (pensa te...) l’introduzione delle Regioni. Altri tempi: nel pieno dello scontro, c’era chi conservava la capacità di svelenire la tensione.

Tutto cambiato. Al punto che il senatore leghista trevisano Piergiorgio Stiffoni, uno pratico del tema visto che un paio di anni fa sospirò sugli immigrati dicendo «peccato che il forno crematorio del cimitero di Santa Bona non sia ancora pronto», ha trovato un paragone solo col Terzo Reich: «L’unico brutto precedente a quanto successo oggi si è verificato nel ’32, quando il presidente del Bundestag, Hermann Goering, impedì alle opposizioni di prendere la parola proprio sulle pregiudiziali. Un anno dopo Hitler vinse le elezioni e impose la dittatura». Al che la sua collega ulivista Albertina Soliani, sporgendosi spericolata sullo stesso abisso, ha ribattuto che no, a Hermann Goering somiglia semmai Malan.

Deliri. Il guaio è che a forza di spararle così grosse, dai e dai, finiscano per crederci sul serio. Se non quanti usano strumentalmente questo modo d’incendiare la polemica politica, almeno quelli che li ascoltano, li seguono, li applaudono. Per carità, forse era esagerato il «bon ton» delle assise parlamentari di una volta, che come racconta Mario Costa Cardol «cominciavano sempre con un omaggio alla letteratura o alle scienze» e col presidente che, «prima di dare la parola agli oratori iscritti, annunciava che il deputato tale e il deputato talaltro avevano fatto dono alla Camera della loro ultima opera: un romanzo, un memoriale, un trattato, una raccolta di poesie...». Ma il degrado dello scontro politico ha vissuto ieri una tappa difficile da dimenticare.

Così come è difficile immaginare che il protagonista principale sia solo casualmente Lucio Malan, 46 anni (la prima volta che lo vide al Senato nel 2001 Berlusconi gli chiese: «Ma ce l’hai l’età?»), torinese di Luserna San Giovanni, sposato, due figli, valdese («Uno dei pochi valdesi di destra», ha sorriso ieri Livia Menapace parlando del suo scontro con l’abruzzese Marini come di un cozzo «tra Alpi e Appennini»), una laurea in Lettere classiche accantonata da anni.

Eletto deputato la prima volta sotto le insegne del Carroccio, noto agli amici anche per essere l’unico a vantarsi sulla «Navicella» parlamentare di essere andato a Las Vegas (la città più godereccia, folle e peccaminosa del creato) per conseguire lì tra le roulette e le slot-machine un «Master in Storia», Malan è un berlusconiano a quattro ruote motrici. Lo diventò quando Bossi decise di sbattere la porta scaricando il primo governo azzurro e non ha smesso più. Giustizialista spinto (fece l’inferno perché fossero allungati i tempi della prescrizione per i reati legati alle mazzette), si è pentito fino a spiegare che bisogna «introdurre un principio di rispetto della privacy negli atti di donazioni ai partiti politici da parte di imprenditori e di privati cittadini».

Il Cavaliere lo adora. Tanto da avere affidato a lui, così fedele al partito che un giorno si fece beccare quattro volte dalle telecamere mentre faceva il «pianista» votando al posto dei colleghi, il «Vademecum del candidato» del 2003 in cui si raccomandava di muoversi preferibilmente con l’autista e specializzarsi in «un discorsetto diretto e immediato di non più di 10 minuti, evitando ogni impostazione tribunizia».

C’è bisogno di «berluscong»? Nessuno è più «berluscong» di Lucio Malan.
E proprio questo sembra avvalorare la tesi di chi, nello scontro di ieri al Senato, vede la precisa scelta di Berlusconi (al di là dei torti e delle ragioni sul rispetto delle regole al centro della rissa) di infischiarsene degli appelli alla moderazione e tirar dritto soffiando sulla brace dello scontro per mantenerla incandescente. Bossi pare orientato a prendersi una pausa di riflessione dopo la sconfitta alle elezioni, la disastrosa gestione della partita per le cariche istituzionali, il fallimento della spallata alle amministrative e la batosta al referendum che ha seppellito la «devolution» sotto sei milioni di voti di distacco? E lui rilancia. Non si cambiano i generali, finché si spara. E lui manda tutti a sparare, certo che alla fine il debolissimo fortino unionista a Palazzo Madama dovrà bene cadere.

L’ha assaggiato, l’ostruzionismo, quando stava dall’altra parte. Sa che gli dava fastidio anche quando a Palazzo Chigi dominava una maggioranza mai vista nella storia e si lagnava dei lacci e lacciuoli parlamentari che non gli permettevano di governare: «Questa è l’opposizione che abbiamo: non guarda all’interesse del Paese». Era andato sotto un mucchio di volte lui, vuoi che non possa essere travolta l’armata litigiosa della sinistra? Un solo limite pareva avere, l’ostruzionismo: con le nuove regole, nessuno poteva più paralizzare i lavori battendo i vecchi record del già citato Almirante (non a caso ribattezzato «vescica d’oro» per la capacità di resistere senza andare al bagno) o di Massimo Teodori che arrivò a parlare per 16 ore e 5 minuti guadagnandosi l’ironico omaggio di Oscar Luigi Scalfaro: «Complimenti, ha omesso solo la storia del fermo di polizia al tempo di Omero». Era impossibile, con quelle regole, tenere in ostaggio per giorni il Parlamento. Con quelle regole, però. Ma la soluzione era lì, sotto gli occhi: al cartellino rosso dell’arbitro, ha dimostrato Malan, bastava fare spallucce.



Gian Antonio Stella
29 giugno 2006





Socialdemoc®atico
00giovedì 29 giugno 2006 09:02
Ops, dimenticavo ........
CIAO LEX
@jfk@
00giovedì 29 giugno 2006 10:03
Ciao Frankye,
mi sono scopiazzato un pezzo dell'articolo che hai postato e l'ho usato altrove...sai..se non ci si aiuta tra coglioni...
[SM=g27775]

ciao anche a LEX.
[SM=g27768]
Socialdemoc®atico
00giovedì 29 giugno 2006 11:04
Re:

Scritto da: @jfk@ 29/06/2006 10.03
Ciao Frankye,
mi sono scopiazzato un pezzo dell'articolo che hai postato e l'ho usato altrove...sai..se non ci si aiuta tra coglioni...
[SM=g27775]

ciao anche a LEX.
[SM=g27768]


NO PROBLEM, tanto non era del mio sacco ....... [SM=g27768][SM=g27768]

Intanto scopiazzando da Tocqueville, guardate cosa ho trovato ( ma non so se corrisponde a verità ... )

"Malan, da leghista, era uno che faceva il giustizialista spinto (fece l’inferno perché fossero allungati i tempi della prescrizione per i reati legati alle mazzette), poi, chissà perché, dopo essere entrato in Forza Italia (era il 1994) è venuto a dirci che bisogna «introdurre un principio di rispetto della privacy negli atti di donazioni ai partiti politici da parte di imprenditori e di privati cittadini».Nella passata legislatura l'hanno beccato quattro volte a fare il "pianista".Ieri ha lanciato il libro del regolamento al presidente del Senato; quando è stato espulso dall'aula per questo gesto (e vorrei sapere se qualcuno ha da obiettare sull'espulsione), anziché andarsene dall'Aula come prevede il regolamento del Senato approvato dalla Cdl (e quindi dallo stesso Malan) se ne è fregato e l'ha okkupata per OTTO ore (e poi vi lamentate per altro che Daniele Farina che okkupa gli stabili abbandonati...).

Direi che Malan alfiere della lealità fa scopa con Daniele Farina vicepresidente della commissione giustizia...
@jfk@
00giovedì 29 giugno 2006 11:24
E allora,
ti copio pure questo:
ciao.
[SM=g27768]
Lex°
00giovedì 29 giugno 2006 15:32
Re:

Scritto da: @jfk@ 29/06/2006 10.03
Ciao Frankye,
mi sono scopiazzato un pezzo dell'articolo che hai postato e l'ho usato altrove...sai..se non ci si aiuta tra coglioni...
[SM=g27775]

ciao anche a LEX.
[SM=g27768]



ciao JFK [SM=g27777]
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