Prove di rimozione dell’antifascismo.

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Pertinax
00domenica 29 ottobre 2006 16:26
Prove di rimozione dell’antifascismo. Da Pansa agli amici di Pavolini
Piero Sansonetti

Non finirà più questa storia di Giampaolo Pansa e dei suoi libri così poco generosi verso i partigiani. Ieri sera è tornata alla ribalta dagli schermi Tv (“Porta a porta” di Bruno Vespa) e ha portato la polemica - forse - al punto vero. Qual è? Il problema non è di affermare o negare che dopo la fine della guerra di Liberazione ci furono strascichi violenti e spesso delittuosi - condannabilissimi - che videro tra le vittime i fascisti o gli amici dei fascisti, eccetera eccetera. Il problema è di capire - pensavo che già lo si fosse capito da tempo, ma evidentemente non è così - se la Resistenza fu un grande episodio di lotta popolare, decisivo nel riscatto dell’Italia (distrutta da un ventennio di dominio della destra fascista e da anni di occupazione militare tedesca), o se invece fu un brutto periodo nel quale gruppi comunisti approfittarono della confusione per tentare, con le armi, di seminare la politica di delitti e poi di prendere il potere e di annullare la libertà.

E’ scontata - avrei detto fino a ieri - la risposta. Pansa invece la mette in discussione. Propende per la seconda ipotesi. Si chiede cosa sarebbe successo se dopo la Liberazione avesse prevalso la componente comunista della Resistenza (sottinteso: avesse prevalso sui democristiani) e dice che l’Italia sarebbe finita invasa dai sovietici e trasformata in regime ungherese. Pansa - lo ho scritto tante volte - ha nella sua carriera enormi meriti giornalistici. Ma questo non mi impedisce di dire che le sue affermazioni dell’altra sera sono demenziali e inconsistenti (provate a credermi: continuo a dirlo con affetto). Perché? Per due ragioni: una di logica e una di storia.

Quella di logica è questa: la domanda (quando si parla di Resistenza) non è cosa sarebbe successo se i comunisti avessero prevalso sui democristiani: perché comunisti, e democristiani, e socialisti e liberali erano dalla stessa parte. La domanda è cosa sarebbe successo se avesse prevalso la destra, cioè i fascisti (i protagonisti positivi degli ultimi libri di Pansa). Sarebbe semplicemente successo che l’Europa sarebbe stata trasformata in un campo di sterminio. Forse si sarebbe conclusa la civiltà occidentale. Punto.

Poi c’è anche una ragione storica che dà torto a Pansa. Il Pci di Togliatti nacque, e diventò quel gigantesco partito di massa che è diventato in pochi mesi, proprio perché rinunciò all’idea “putchista” e settaria, e scelse la via unitaria e nazionale. Un milione di documenti, di studi, di lavori storici lo dimostrano senza ombra di dubbio. La svolta togliattana di Salerno - che Pansa conosce benissimo - è uno dei pilastri sui quali si è costruita la repubblica italiana.

Ora, io capisco che effettivamente oggi il pericolo del ritorno al fascismo non è più attualissimo. Il fascismo, nelle forme in cui l’abbiamo conosciuto, è morto. Ma questo non vuol dire che bisogna rivalutarlo. Anche se capisco benissimo perché si vuole rivalutarlo. Perché rivalutarlo serve a cancellare o mettere in ombra i valori profondi dell’antifascismo - che sono quelli scritti nella nostra Costituzione e che sono valori molto avanzati. Cioè serve a colpire le posizioni della sinistra, e a spostare il senso comune su idee e valori più moderati.

Per questo mi arrabbio moltissimo - per esempio - quando scopro che a Rieti hanno intitolato una strada ad Alessandro Pavolini (e mi piacerebbe che anche Giampaolo Pansa si indignasse, e lo dicesse pubblicamente). Alessandro Pavolini non è - come sostiene il sindaco di Rieti - un pioniere del Terminillo. Non scherziamo sulle tragedie. Alessandro Pavolini è un fascista massacratore, un feroce gerarca, il capo della repubblica filo-nazista di Salò, un personaggio che potrebbe essere messo sullo stesso piano di Goebbels. C’è poco da discutere: è così. Dopo Mussolini - o forse anche più di Mussolini, per certi aspetti - è il simbolo più nero e più offensivo del fascismo. Intitolargli una strada non si può. Oltretutto è proibito dalle leggi italiane, che vietano l’apologia del regime fascista: quella targa col suo nome è illegale e spero che le autorità competenti si spiccino a rimuoverla.

E vorrei dire ai colleghi del “Secolo d’Italia” - i quali, mi pare, sono impegnati in un lavoro serissimo di revisione e di rimozione delle tradizioni fasciste e reazionarie, e di ammodernamento della cultura della destra - di non perdersi in una difesa di Pavolini. Non vale la pena, non fa loro onore.

27 ottobre 2006
Pius Augustus
00domenica 29 ottobre 2006 16:30
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Riccardo.cuordileone
00domenica 29 ottobre 2006 19:12
A mio avviso la vicenda va ben oltre il conflitto tra i due estremi e Pansa non mette in dubbio i valori globali della resistenza.

La storia ufficiale italiana ha sempre dipinto i fascisti come criminali schierati con il male assoluto, mentre ha dipinto i partigiani come onorevoli combattenti schierati con il bene assoluto.

Pansa non vuole stravolgere questi giudizi, ma semplicemente vuole fare luce su quello che fu veramente la resistenza antifascista, che fu onorevole e democratica, ma anche criminale e golpista.

Cosa che finora nessuno ha ammesso e nessuno ha tollerato e quei pochi che hanno accettato i crimini dei partigiani gli attribuiscono a pochi sbandati.
Lpoz
00domenica 29 ottobre 2006 19:18
la paura che la democrazia italiana ha del fascismo, è impressionante...

paura di perdere certi valori ora mai senza valore e anacronstici...


cmq, sul libro di pansa quello che avevo da dire l'ho gi detto [SM=x751526]
Lpoz
00domenica 29 ottobre 2006 19:21

Quella di logica è questa: la domanda (quando si parla di Resistenza) non è cosa sarebbe successo se i comunisti avessero prevalso sui democristiani: perché comunisti, e democristiani, e socialisti e liberali erano dalla stessa parte. La domanda è cosa sarebbe successo se avesse prevalso la destra, cioè i fascisti (i protagonisti positivi degli ultimi libri di Pansa). Sarebbe semplicemente successo che l’Europa sarebbe stata trasformata in un campo di sterminio. Forse si sarebbe conclusa la civiltà occidentale. Punto.




la domanda è:
i comunsti, finita la guerra stavano con i dc, i leberali?
e durante la guerra, ci sono stati per convenienza??

se non vado errato furono gli unici partigini a non sottostare mai agli ordini alleati (come quello di sciogliere le brigate nell'inverno), furono i responsabili della lotta di classe subito dopo il 25 aprile, e furono i responsabili di stragi come quella di porzus, dove le vittime non furono fascisti o borghesi, ma PARTIGIANI, partigiani come loro, solo, non rossi!
Breznev
00lunedì 30 ottobre 2006 18:43
Re:

Scritto da: Lpoz 29/10/2006 19.21
la domanda è:
i comunsti, finita la guerra stavano con i dc, i leberali?
e durante la guerra, ci sono stati per convenienza??


Finita la guerra il Pci ha partecipato alla costituente ed alla stesura della costituzione italiana; dopo l'attentato a Togliatti avrebbe potuto chiamare alla rivoluzione (allora sì che sarebbe stata veramente guerra civile), ma non lo ha fatto, anzi, ha fatto l'esatto opposto.



se non vado errato furono gli unici partigini a non sottostare mai agli ordini alleati


E perchè avrebbero dovuto? Non erano soldati agli ordini di Eisenhower. E comunque non li prendevano neppure da Stalin.



furono i responsabili di stragi come quella di porzus, dove le vittime non furono fascisti o borghesi, ma PARTIGIANI, partigiani come loro, solo, non rossi!



Ecco, queste sono le cose di cui si dovrebbe discutere seriamente, "i punti oscuri" della resistenza. Peccato che Pansa non sia interessato a discussioni serie di questo genere, ma solo a denigrare coloro che ha appoggiato per 50 anni, scrivendo fatti stranoti ma presentandone versioni incomplete o parziali, e mettendo assieme i "punti oscuri" di cui sopra con episodi criminali o vendette private che nulla hanno avuto a che vedere con i partigiani o la resistenza.
Pansa, a mio avviso, è solo uno che scrive per convenienza, sfruttando la moda neo-revisionista e il clamore che sa bene che si genera intorno ai suoi scritti per vendere di più.


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