Prodi porta i ministri in conclave

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Pertinax
00domenica 4 giugno 2006 14:57
Prodi porta i ministri in conclave
Una «fabbrica del governo»
per mettere a punto la strategia
Federica Fantozzi



Romano Prodi prima riunione foto Ap

Due giorni di conclave nel buen retiro umbro sulle orme di Sant´Ignazio dovranno fare dei 25 ministri una squadra coesa e soprattutto capace di tenere la bocca chiusa. Comincia domenica il seminario che Prodi ha voluto a San Martino in Campo, dove già la coalizione si è riunita due volte per elaborare il programma dell´Unione.

È la prima sessione collettiva del governo, il primo faccia a faccia multiplo per l´esecutivo in carica. Occasione per il briefing del premier ai suoi sull´azione di governo - la cosiddetta national strategy - ma anche per ognuno di fare il punto sui modi e tempi di gestione del proprio ministero.

L´incontro, che si tiene nella splendida residenza Alla Posta dei Donini, è a porte chiusissime. I giornalisti sono banditi dalla tenuta di due ettari non lontana da Perugia. L´invito non è esteso a viceministri. Per meglio garantire la segretezza, anche i ministri sono soggetti a limitazioni: possono portare con sé una sola persona, preferibilmente il capo di gabinetto, ma non il portavoce (chissà quanti obbediranno). Il programma prevede la relazione introduttiva di Prodi domenica pomeriggio intorno alle 18. Poi la cena nel padiglione del parco accanto alla piscina, magari due passi nel giardino botanico. Lunedì la sfilata degli interventi ministeriali.. A fine lavori la conferenza stampa. Non parlerà Prodi, ma Giulio Santagata, ministro per l´Attuazione del Programma e titolare della delega alla Comunicazione.

Il premier intende affrontare tutti gli argomenti dell´agenda: dai conti pubblici, sviluppo e risanamento. Poi Iraq, le opere pubbliche, la riforma della scuola, il conflitto di interessi, l´Europa, fino alle riforme istituzionali dopo il referendum. Le prime tappe, le scadenze, gli impegni da rispettare, gli appuntamenti.

Ma al di là dei contenuti, l´idea è mutuata dai "ritiri" degli eurocommissari, che Prodi ha sperimentato negli anni di Bruxelles. E la formula - cornice riposante, lontananza dalla città, cene conviviali, pernottamento nella villa seicentesca - punta soprattutto a costruire un «clima» nella squadra di governo. Uno «stile istituzionale» che concili il rispetto per il ruolo dei ministri e la «sobrietà».

Che finora ha lasciato a desiderare, nel profluvio di esternazioni discordanti finite con il richiamo all´ordine del leader: «Per i ministri parlino le decisioni». Al centro dei lavori, infatti, la messa a punto delle modalità di «comunicazione»: niente propaganda ma neppure evasività. Un equilibrio difficile.

Con un precedente: la Fabbrica del Programma inventata da Santagata a Bologna. Sulle pedane «giallo Cina» sono saliti studenti, precari, agricoltori, docenti universitari, vittime del caro-affitti, categorie produttive e sociali. Parola d´ordine: «Incontriamoci». Filosofia: «Una partecipazione che non arriva dall´alto, che parla con la gente». Insomma, essere «altro» da Berlusconi, non insistere contro ogni evidenza a dire «va tutto bene».

In campagna elettorale Prodi l´ha ripetuto: «Faremo un´operazione verità, bisogna dire le cose come stanno». Passare dalla Fabbrica del Programma alla Fabbrica del Governo non è facile. Oltre a dire le cose, bisognerà che non siano in contrasto tra loro. Trovare, se non una voce unica, una sintonia di fondo. «Andiamo in ritiro spirituale sulle orme di Sant´Ignazio» ha detto Prodi a chi gli rimproverava le contraddizioni e una debolezza nel gioco di squadra. «Fra una predica e il silenzio miglioreremo».
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