Una federazione di partiti di destra. Un pò sul modello della "cosa rossa", ma composta da partiti e partitini dell'area radicale. Magari con Alleanza nazionale a fare guida, se ci sta. E se lascia perdere le suggestioni neocentriste e i pranzi con Casini e Montezemolo. L'idea è venuta a Luca Romagnoli, segretario della Fiamma Tricolore. La mette in questi termini: "Oramai si va verso uno schema non bipartitico, ma semplificato. I partiti si federano, la sinistra radicale ha dato l'esempio superando veti e odii reciproci. E allora perchè non farlo anche noi?", domanda Romagnoli. A prendere l'iniziativa, però dovrebbe essere Gianfranco Fini: "Parta lui. Coinvolga tutti, anche i suoi ex dirigenti di partito", propone Romagnoli. Berlusconi? "All'inizio c'avevamo creduto, almeno fin quando parlava di federazione. Io", dice il leader della Fiamma, "ho firmato per far cadere il governo Prodi ai suoi gazebo. Per poi scoprire che il mio euro, versato alla causa, era servito a sfasciare il centrodestra".
Romagnoli, che ieri al Parlamento europeo è stato ammesso al gruppo dell'Uen, lo stesso in cui milita An, ammette che ne recinto della destra estrema non cè propriamente un clima da fiori d'arancio. "Però", ammonisce, "dovremmo cercare di mettere da parte i personalismi. Per senso di responsabilità. E perchè ce lo chiede la gente.
Se non fossimo stati così frammentati, alle ultime Politiche, avremmo superato Rotondi e il Nuovo Psi, e anche i numeri in Senato sarebbero diversi". Fini, insomma, "si deve dare una mossa. Faccia il leader della destra, invece di inseguire il centro".
Già. Ma gli altri neofascisti che ne pensano? Negli ambienti di ultradestra certe fratture sono vecchie di decenni. E alcune di queste sono insanabili. Adriano Tilgher, per esempio, non ci pensa proprio a fare cordata con i suoi dirimpettai: "Secondo me è improponibile", taglia corto il segretario del Fronte sociale nazionale. Motivo? "Sono tutte prime donne, e io sono profondamente deluso dall'ambiente. Ovvio, posso anche ascoltare le proposte che arrivano, ma rimango molto scettico su una possibile sintesi. Le basti questo dato: qualche anno fa, quando avevamo cominciato a parlare di riunire la destra radicale, c'erano tre partiti. Ora sono otto o nove". Da Alessandra Musolini, incece arriva un nì. "Bisogna prima aspettare la legge elettorale, capire qual'è lo strumento" E poi? L'obiettivo principale, per il leader di Azione Sociale, "deve essere la ricomposizione del centrodestra. Fini, Casini e Berlusconi devono tornare insieme.
E ci vuole un sistema di voto che li obblighi a farlo". Possibilista pure Francesco Storace. Anche se molto scettico sul risultato: "Alla costituente della Destra avevo lanciato un appello all'unità. Anzi", aggiunge Storace, ho fatto più: mi sono detto disponibile a un passo indietro, nel caso in cui il problema fossi stato io. La verità è che se si vogliono tenere in piedi le vecchie case, non si va da nessuna parte", sospira l'ex ministro.
Salvatore Dama