LA PIU' RECENTE DELLE UNITA' D' ITALIA

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2, 3
hirpus2003
00mercoledì 10 ottobre 2007 15:27
Una mostruosa truffa.
Cari amici,
se non si dettaglia accuratamente chi fossero davvero questi tre personaggi storici, Don Peppino e Don Corrao e Don Liborio, vissuti l'uno accanto all'altro nel corso della epica impresa garibaldina del 1859-60, fate solo chiacchiere inutili come si fa tutti da un secolo e mezzo specie al Sud : su, su, parlate dei rapporti intercorsi tra questi tre. Una storia davvero avvincente... ma vietatissima !
Inoltre,... RI PE TI TI VA !!! Chiedere lumi sempre in tale oscura e spigolosa materia a chi va... a cavallo ! Attenti però...
Come corollario, aggiungete i dati relativi ale prime e seconde elezioni sardo-piemontesi dopo la mitica Unità con particolare riferimento all'andamento elettorale e di potere degli Eletti e delle loro fortune politiche nell'ambito dei Parlamentari socialisti (sì, sempre loro, fin dall'inizio !!!) SI CI LI A NI e del loro Don Francesco !!!!
E salutatemi pure il povero Don Corrao, luparato un paio di volte nel suo fondo nei pressi di Palermo e lo stupido coraggioso morto nella sua altrettanto stupida isola mediterranea !
Ed anche Giovanni, Paolo, Carlo Alberto e... e... e tutti gli altri eroi italiani immolatisi inutilmente con loro !
Sì ! STUPIDISSIMO IL GENERALE IN ROSSO ! CI HA INGUAIATI PER PARECCHIO TEMPO E PER ALTRO ANCORA !!!
HIRPUS HIRPINUS
silvanapat
00mercoledì 12 dicembre 2007 16:45
Re: Una mostruosa truffa.
hirpus2003, 10/10/2007 15.27:

Cari amici,
se non si dettaglia accuratamente chi fossero davvero questi tre personaggi storici, Don Peppino e Don Corrao e Don Liborio, vissuti l'uno accanto all'altro nel corso della epica impresa garibaldina del 1859-60, fate solo chiacchiere inutili come si fa tutti da un secolo e mezzo specie al Sud : su, su, parlate dei rapporti intercorsi tra questi tre. Una storia davvero avvincente... ma vietatissima !
Inoltre,... RI PE TI TI VA !!! Chiedere lumi sempre in tale oscura e spigolosa materia a chi va... a cavallo ! Attenti però...
Come corollario, aggiungete i dati relativi ale prime e seconde elezioni sardo-piemontesi dopo la mitica Unità con particolare riferimento all'andamento elettorale e di potere degli Eletti e delle loro fortune politiche nell'ambito dei Parlamentari socialisti (sì, sempre loro, fin dall'inizio !!!) SI CI LI A NI e del loro Don Francesco !!!!
E salutatemi pure il povero Don Corrao, luparato un paio di volte nel suo fondo nei pressi di Palermo e lo stupido coraggioso morto nella sua altrettanto stupida isola mediterranea !
Ed anche Giovanni, Paolo, Carlo Alberto e... e... e tutti gli altri eroi italiani immolatisi inutilmente con loro !
Sì ! STUPIDISSIMO IL GENERALE IN ROSSO ! CI HA INGUAIATI PER PARECCHIO TEMPO E PER ALTRO ANCORA !!!
HIRPUS HIRPINUS




Evviva, ho trovato finalmente ciò che mi intriga!!!
Garibaldi, che se non avesse avuto l'aiuto della mafia scelta da Corrao per preparare lo sbarco in Sicilia, sarebbe ancora in mare!!!!
Povero popolo del sud!
L'arrivo di Garibaldi li ha rovinati ed i Savoia hanno fatto il resto, altro che Attila..............hanno rubato tutto quel che potevano prendere e quando hanno finito di rubare hanno vessato il povero meridionale con tasse e soprusi da ridurlo in miseria, una miseria che ancora oggi è lì sotto i nostri occhi e la colpa è dei Savoia e di Garibaldi. Ma i libri di storia vengono scritti dai vincitori e quindi chi non legge libri al di fuori di testi scolastici e non fa ricerche
storiche, è condannato alla più completa ignoranza e crede ancora alla favoletta di Garibaldi "eroe dei 2 mondi". Amen [SM=x278647]

Bag End
00mercoledì 12 dicembre 2007 16:50
Re: Re: Una mostruosa truffa.
silvanapat, 12/12/2007 16.45:


Ma i libri di storia vengono scritti dai vincitori e quindi chi non legge libri al di fuori di testi scolastici e non fa ricerche
storiche, è condannato alla più completa ignoranza e crede ancora alla favoletta di Garibaldi "eroe dei 2 mondi". Amen [SM=x278647]




Silvana... te lo dico a bassa voce, piano, piano, ma c'è pure chi crede in Dio e Babbo Natale....
[SM=x278639] [SM=x278639] [SM=x278639]
Pius Augustus
00mercoledì 12 dicembre 2007 16:54
io garibaldi e i savoia li ringrazio per avere liberato la mia città dallo stregone vestito di bianco,un po' meno per avermi reso concittadino del sud ^^
Lux-86
00mercoledì 12 dicembre 2007 16:58
a bergamo ancora si vergognano di aver dato 400 volontari ai mille...
Bag End
00mercoledì 12 dicembre 2007 17:07
Re:
Pius Augustus, 12/12/2007 16.54:

io garibaldi e i savoia li ringrazio per avere liberato la mia città dallo stregone vestito di bianco,



Giuro... ho pensato a Saruman [SM=x278666] [SM=x278666] [SM=x278666]
Pius Augustus
00mercoledì 12 dicembre 2007 17:08
praticamente è la stessa cosa [SM=x278640]
silvanapat
00mercoledì 12 dicembre 2007 17:26
Bag,lo sai che io credo in Dio. [SM=x278664]

Però credere in Dio è una cosa del tutto personale, ma credere a Babbo natale, all'uomo vestito di bianco e a tutto il resto è tutt'altra cosa.
Per quanto riguarda ringraziare Garibaldi [SM=x278653] e Savoia [SM=x278653] per non farci stare oggi sotto l'uomo vestito di bianco non sono del tutto convinta.
Ma lo sapete che il sud nel periodo borbonico ed in special modo la sicilia e la campania erano floride?
Lo sapete che al momento dell'unità d'Italia il regno delle due sicilie rappresentava un gettito economico di 443,2 milioni? Il Napoletano era di gran lunga la regione italiana più industrializzata?
Il cantiere navale di Castellammare di Stabia era una piccola città di 2000 impiegati?
Le aziende calabresi e quelle di Matera, Palermo e Catania esportavano in Brasile e negli Stati Uniti?........................continuerò se me ne darete l'opportunità. [SM=x278638]
Pius Augustus
00mercoledì 12 dicembre 2007 17:35
Re:
silvanapat, 12/12/2007 17.26:

Bag,lo sai che io credo in Dio. [SM=x278664]

Però credere in Dio è una cosa del tutto personale, ma credere a Babbo natale, all'uomo vestito di bianco e a tutto il resto è tutt'altra cosa.
Per quanto riguarda ringraziare Garibaldi [SM=x278653] e Savoia [SM=x278653] per non farci stare oggi sotto l'uomo vestito di bianco non sono del tutto convinta.
Ma lo sapete che il sud nel periodo borbonico ed in special modo la sicilia e la campania erano floride?
Lo sapete che al momento dell'unità d'Italia il regno delle due sicilie rappresentava un gettito economico di 443,2 milioni? Il Napoletano era di gran lunga la regione italiana più industrializzata?
Il cantiere navale di Castellammare di Stabia era una piccola città di 2000 impiegati?
Le aziende calabresi e quelle di Matera, Palermo e Catania esportavano in Brasile e negli Stati Uniti?........................continuerò se me ne darete l'opportunità. [SM=x278638]



no,non è vero.Tu fai lo stesso errore che fanno tutti i revisionisti meridionali riguardo allo stato del vecchio regno di napoli.
I borboni avevano i soldi,avevano casse ricche,perchè non investivano minimamente sul territorio,ma il sud non solo non era la regione italiana più industrializzata,era quella di gran lunga più depressa,addirittura aveva meno densità industriale della catalogna.
Napoli e sicilia erano tuttaltro che floride,il pil pro capite era al livello di quello dei sudditi dell'impero ottomano,e lo sfruttamento latifondista (che non migliorò con l'unità) era semplicemente barbarico.
Ma daltronde la ridicola inefficenza militare meridionale è la dimostrazione del fatto che il sud non era affatto industrializzato mentre il piemonte,per quanto piccolo,lo era,e quindi era molto più forte.

DarkWalker
00mercoledì 12 dicembre 2007 17:39
Oh no un altro credente al mito del regno delle due sicilie come astro nascente dello scenario europeo...
Per quanto riguarda il risultato la spedizione dei Mille la penso uguale uguale a Pius^^
Bag End
00mercoledì 12 dicembre 2007 17:53
Re:
DarkWalker, 12/12/2007 17.39:

Oh no un altro credente al mito del regno delle due sicilie come astro nascente dello scenario europeo...
Per quanto riguarda il risultato la spedizione dei Mille la penso uguale uguale a Pius^^




Io so che il Sud era ricco nel 1200, sotto il regno di Federico II, ma dalla morte sua e di tutti i suoi eredi [SM=x278688] non mi sembra che ci siano stati molti miglioramenti, anzi [SM=x278681].

Silvana lo so che credi in Dio, infatti ti stavo prendendo in giro [SM=x278640], lo sai che sono una burlona [SM=x278648].
Lux-86
00mercoledì 12 dicembre 2007 17:57
Il sud sta male da quando venne riorganizzato come italia suburbicaria da diocleziano.
silvanapat
00mercoledì 12 dicembre 2007 18:13
bene Pius Augustus, ma hai davvero 19 anni?
Riprenderò il discorso ma non stasera perchè sono stanca.
Non scappo, fidati..........bag mi conosce. Hai detto le tue ed io ti risponderò.
ciao
silvana
Pius Augustus
00mercoledì 12 dicembre 2007 18:15
Re:
silvanapat, 12/12/2007 18.13:

bene Pius Augustus, ma hai davvero 19 anni?
Riprenderò il discorso ma non stasera perchè sono stanca.
Non scappo, fidati..........bag mi conosce. Hai detto le tue ed io ti risponderò.
ciao
silvana




si davvero [SM=x278632] pensi sia un undicenne in incognito?
silvanapat
00mercoledì 12 dicembre 2007 18:28
Re: Re:
Pius Augustus, 12/12/2007 18.15:




si davvero [SM=x278632] pensi sia un undicenne in incognito?



un punto a tuo favore [SM=x278657] !!!! sei spiritoso [SM=x278632] e questo mi piace. Non mi piacciono le persone che sono acide, musone e che odiano il mondo intero senza una valida ragione [SM=x278674] . Potresti avere anche 100 anni ma è lo spirito che conta [SM=x278640]
ariciao


Pius Augustus
00mercoledì 12 dicembre 2007 20:40
Re: Re: Re:
silvanapat, 12/12/2007 18.28:



un punto a tuo favore [SM=x278657] !!!! sei spiritoso [SM=x278632] e questo mi piace. Non mi piacciono le persone che sono acide, musone e che odiano il mondo intero senza una valida ragione [SM=x278674] . Potresti avere anche 100 anni ma è lo spirito che conta [SM=x278640]
ariciao






non ti preoccupare [SM=x278640]
silvanapat
00giovedì 13 dicembre 2007 07:54
ti riporto queste due righe di Carlo Coppola perchè troppo pigra per fare un riassunto.
Non è la mia unica fonte.
Hai letto "Maledetti Savoia" di Del Boca?
In fondo troverai altre letture interessanti.
Comunque poichè il confronto è d'obbligo mi piacerebbe conoscere le tue fonti in merito alla questione meridionale. Cercherò di documentarmi e di leggere anche le tue fonti.

L'INSABBIAMENTO CULTURALE
DELLA
"QUESTIONE MERIDIONALE"

controstoria

di CARLO COPPOLA

Molti storici in epoca moderna hanno fatto luce sugli eventi che hanno caratterizzato l'unità d'Italia dimostrando, con certezza, che la cultura di "regime" stese, dai primi anni dell'unità, un velo pietoso sulle vicende "risorgimentali" e sul loro reale evolversi.

Tutte le forme d'influenza sulla pubblica opinione furono messe in opera, per impedire che la sconfitta dei Borboni o la rivolta del popolo meridionale si colorasse di toni positivi.

Si cercò di rendere patetica e ridicola la figura di Francesco II - il "Franceschiello" della vulgata – arrivando alla volgarità di far fare dei fotomontaggi della Regina Maria Sofia in pose pornografiche, che furono spediti a tutti i governi d'Europa e a Francesco II stesso, il quale, figlio di una "santa" e allevato dai preti, con ogni probabilità non aveva mai visto sua moglie nuda nemmeno dal vivo. Risultò, in seguito, che i fotomontaggi erano stati eseguiti da una coppia di fotografi di dubbia fama, tali Diotallevi, che confessarono di aver agito su commissione del Comitato Nazionale; la vicenda suscitò scalpore e, benché falsa, servì allo scopo di incrinare la reputazione dei due sovrani in esilio.

La memoria di Re Ferdinando II, padre di Francesco, fu infangata da accuse di brutalità e ferocia: gli fu scritto dal Gladstone – interessatamente - d'essere stato - lui cattolicissimo - "la negazione di Dio".

Soprattutto si minimizzò l'entità della ribellione che infiammava tutto il l'ex Regno di Napoli, riducendolo a "volgare brigantaggio", come si legge nei giornali dell'epoca (giornali, peraltro, pubblicati solo al nord in quanto la libertà di stampa fu abolita al sud fino al 31 dicembre 1865); nasce così la leggenda risorgimentale della "cattiveria" dei Borboni contrapposta alla "bontà" dei piemontesi e dei Savoia che riempirà le pagine dei libri scolastici.

Restano a chiarire le motivazioni che hanno indotto gli ambienti accademici del Regno d'Italia prima, del periodo fascista e della Repubblica poi, a mantenere fin quasi ai giorni nostri, una versione dei fatti così lontana dalla verità.

A mio parere le ragioni sono composite, ma riconducibili ad un concetto che il D'Azeglio enunciò nel secolo scorso "Abbiamo fatto l'Italia, adesso bisogna fare gli Italiani", e possono essere esemplificate nel seguente modo:

a. Il mondo della cultura post-unitaria si adoperò per sradicare dalla coscienza e dalla memoria di quelle popolazioni che dovevano diventare italiane, il modo piratesco e cruentisissimo con il quale l'unità si ottenne, ammantando di leggende "l'eroico" operato dei Garibaldini (che sarebbero stati, nonostante tutto, schiacciati prima o poi dall'esercito borbonico), sminuendo il fatto che la reale conquista del meridione fu ottenuta, in realtà, dall'esercito piemontese, attraverso le vicende della guerra civile - nonostante la formale annessione al Regno di Piemonte - e tacendo, soprattutto, la circostanza che le popolazioni del sud, salvo una minoranza di latifondisti ed intellettuali, non avevano nessuna voglia di essere "liberate" e anzi reagirono violentemente contro coloro i quali, a ragione, erano considerati invasori.
Per contro si diede della deposta monarchia borbone un'immagine traviata e distorta, e del '700 e '800 napoletano la visione, bugiarda, di un periodo sinistro d'oppressione e miseria dal quale le genti del sud si emanciperanno, finalmente, con l'unità, liberate dai garibaldini e dai piemontesi dalla schiavitù dello "straniero".

b. Il Ministero della Pubblica Istruzione e della cultura popolare del periodo fascista, proteso com'era al perseguimento di valori nazionalistici e legato a filo doppio alla dinastia Savoia, non ebbe, per ovvi motivi, nessuna voglia di tipo "revisionista", riconducendo anzi l'origine della nazione al periodo romano e saltando a piè pari un millennio di storia meridionale. Il governo fascista ebbe l'indiscutibile merito di cercare di innescare un meccanismo di recupero economico della realtà meridionale, ma da un punto di vista storico insabbiò ancor di più la questione meridionale, ritenendola inutile e dannosa nell'impianto culturale del regime.

c. La Repubblica Italiana, nel dopoguerra, mantenne intatto, in sostanza, l'impianto di pubblica istruzione del periodo fascista.

La nazione emergeva, non bisogna dimenticarlo, da una guerra civile, nella quale le fazioni in lotta avevano, con la Repubblica di Salò, diviso in due l'Italia, il movimento indipendentista siciliano era in piena agitazione (erano gli anni delle imprese di Salvatore Giuliano), non era certamente il momento di sollevare dubbi sulla veridicità della storia risorgimentale e alimentare così tesi separatiste.

Si è arrivati in questo modo ai giorni nostri, dove ancora adesso, in molti libri scolastici, la storia d'Italia e del meridione in particolare è vergognosamente mistificata.

In campo economico la visione che si dette del Regno delle due Sicilie fu, se possibile, ancora più lontana dalla realtà effettuale.

Il Sud borbonico, come ci riporta Nicola Zitara era: "Un paese strutturato economicamente sulle sue dimensioni. Essendo, a quel tempo, gli scambi con l'estero facilitati dal fatto che nel settore delle produzioni mediterranee il paese meridionale era il piú avanzato al mondo, saggiamente i Borbone avevano scelto di trarre tutto il profitto possibile dai doni elargiti dalla natura e di proteggere la manifattura dalla concorrenza straniera. Il consistente surplus della bilancia commerciale permetteva il finanziamento d'industrie, le quali, erano sufficientemente grandi e diffuse, sebbene ancora non perfette e con una capacità di proiettarsi sul mercato internazionale limitata, come, d'altra parte, tutta l'industria italiana del tempo (e dei successivi cento anni). (...) Il Paese era pago di sé, alieno da ogni forma di espansionismo territoriale e coloniale. La sua evoluzione economica era lenta, ma sicura. Chi reggeva lo Stato era contrario alle scommesse politiche e preferiva misurare la crescita in relazione all'occupazione delle classi popolari. Nel sistema napoletano, la borghesia degli affari non era la classe egemone, a cui gli interessi generali erano ottusamente sacrificati, come nel Regno sardo, ma era una classe al servizio dell'economia nazionale".

In realtà il problema centrale dell'intera vicenda è che nel 1860 l'Italia si fece, ma si fece malissimo. Al di là delle orribili stragi che l'unità apportò, le genti del Sud patiscono ancora ed in maniera evidentissima i guasti di un processo di unificazione politica dell'Italia che fu attuato senza tenere in minimo conto le diversità, le esigenze economiche e le aspirazioni delle popolazioni che venivano aggregate.

La formula del "piemontismo", vale a dire della mera e pedissequa estensione degli ordinamenti giuridici ed economici del Regno di Piemonte all'intero territorio italiano, che fu adottata dal governo, e i provvedimenti "rapina" che si fecero ai danni dell'erario del Regno di Napoli, determinarono un'immediata e disastrosa crisi del sistema sociale ed economico nei territori dell'ex Regno di Napoli e il suo irreversibile collasso.

D'altronde le motivazioni politiche che avevano portato all'unità erano – come sempre accade – in subordine rispetto a quelle economiche.

Se si parte dall'assunto, ampiamente dimostrato, che lo stato finanziario del meridione era ben solido nel 1860, si comprendono meglio i meccanismi che hanno innescato la sua rovina.

Nel quadro della politica liberista impostata da Cavour, il paese meridionale, con i suoi quasi nove milioni di abitanti, con il suo notevole risparmio, con le sue entrate in valuta estera, appariva un boccone prelibato.

L'abnorme debito pubblico dello stato piemontese procurato dalla politica bellicosa ed espansionista del Cavour (tre guerre in dieci anni!) doveva essere risanato e la bramosia della classe borghese piemontese per la quale le guerre si erano fatte (e alla quale il Cavour stesso apparteneva a pieno titolo) doveva essere, in qualche modo, soddisfatta.

Descrivere vicende economiche e legate al mondo delle banche e della finanza, può risultare al lettore, me ne rendo conto, noioso, ma non è possibile comprendere alcune vicende se ne conoscono le intime implicazioni.

Lo stato sabaudo si era dotato di un sistema monetario che prevedeva l'emissione di carta moneta mentre il sistema borbonico emetteva solo monete d'oro e d'argento insieme alle cosiddette "fedi di credito" e alle "polizze notate" alle quali però corrispondeva l'esatto controvalore in oro versato nelle casse del Banco delle Due Sicilie.

Il problema piemontese consisteva nel mancato rispetto della "convertibilità" della propria moneta, vale a dire che per ogni lira di carta piemontese non corrispondeva un equivalente valore in oro versato presso l'istituto bancario emittente, ciò dovuto alla folle politica di spesa per gli armamenti dello stato.

In parole povere la valuta piemontese era carta straccia, mentre quella napolitana era solidissima e convertibile per sua propria natura (una moneta borbonica doveva il suo valore a se stessa in quanto la quantità d'oro o d'argento in essa contenuta aveva valore pressoché uguale a quello nominale).

Quindi cita ancora lo Zitara: "Senza il saccheggio del risparmio storico del paese borbonico, l'Italia sabauda non avrebbe avuto un avvenire. Sulla stessa risorsa faceva assegnamento la Banca Nazionale degli Stati Sardi. La montagna di denaro circolante al Sud avrebbe fornito cinquecento milioni di monete d'oro e d'argento, una massa imponente da destinare a riserva, su cui la banca d'emissione sarda - che in quel momento ne aveva soltanto per cento milioni - avrebbe potuto costruire un castello di cartamoneta bancaria alto tre miliardi. Come il Diavolo, Bombrini, Bastogi e Balduino (titolari e fondatori della banca, che sarebbe poi divenuta Banca d'Italia) non tessevano e non filavano, eppure avevano messo su bottega per vendere lana. Insomma, per i piemontesi, il saccheggio del Sud era l'unica risposta a portata di mano, per tentare di superare i guai in cui s'erano messi".

A seguito dell'occupazione piemontese fu immediatamente impedito al Banco delle Due Sicilie (diviso poi in Banco di Napoli e Banco di Sicilia) di rastrellare dal mercato le proprie monete per trasformarle in carta moneta così come previsto dall'ordinamento piemontese, poiché in tal modo i banchi avrebbero potuto emettere carta moneta per un valore di 1200 milioni e avrebbero potuto controllare tutto il mercato finanziario italiano (benché ai due banchi fu consentito di emettere carta moneta ancora per qualche anno). Quell'oro, invece, attraverso apposite manovre passò nelle casse piemontesi.

Tuttavia nella riserva della nuova Banca d'Italia, non risultò esserci tutto l'oro incamerato (si vedano a proposito gli Atti Parlamentari dell'epoca).

Evidentemente parte di questo aveva preso altre vie, che per la maggior parte furono quelle della costituzione e finanziamento di imprese al nord operato da nuove banche del nord che avrebbero investito al nord, ma con gli enormi capitali rastrellati al sud.

Ancora adesso, a ben vedere, il sistema creditizio del meridione risente dell'impostazione che allora si diede. Gli istituti di credito adottano ancora oggi politiche ben diverse fra il nord ed il sud, effettuando la raccolta del risparmio nel meridione e gli investimenti nel settentrione.

Il colpo di grazia all'economia del sud fu dato sommando il debito pubblico piemontese, enorme nel 1859 (lo stato più indebitato d'Europa), all'irrilevante debito pubblico del Regno delle due Sicilie, dotato di un sistema di finanza pubblica che forse rigidamente poco investiva, ma che pochissimo prelevava dalle tasche dei propri sudditi. Il risultato fu che le popolazioni e le imprese del Sud, dovettero sopportare una pressione fiscale enorme, sia per pagare i debiti contratti dal governo Savoia nel periodo preunitario (anche quelli per comprare quei cannoni a canna rigata che permisero la vittoria sull'esercito borbonico), sia i debiti che il governo italiano contrarrà a seguire: esso in una folle corsa all''armamento, caratterizzato da scandali e corruzione, diventò, con i suoi titoli di stato, lo zimbello delle piazze economiche d'Europa.

Scrive ancora lo storico Zitara: "La retorica unitaria, che coprì interessi particolari, non deve trarre in inganno. Le scelte innovative adottate da Cavour, quando furono imposte all'intera Italia, si erano già rivelate fallimentari in Piemonte. A voler insistere su quella strada fu il cinismo politico di Cavour e dei suoi successori, l'uno e gli altri più uomini di banca che veri patrioti. Una modificazione di rotta sarebbe equivalsa a un'autosconfessione. Quando, alle fine, quelle "innovazioni", vennero imposte anche al Sud, ebbero la funzione di un cappio al collo.

Bastò qualche mese perché le articolazioni manifatturiere del paese, che non avevano bisogno di ulteriori allargamenti di mercato per ben funzionare, venissero soffocate.

L'agricoltura, che alimentava il commercio estero, una volta liberata dei vincoli che i Borbone imponevano all'esportazione delle derrate di largo consumo popolare, registrò una crescita smodata e incontrollabile e ci vollero ben venti anni perché i governi sabaudi arrivassero a prostrarla. Da subito, lo Stato unitario fu il peggior nemico che il Sud avesse mai avuto; peggio degli angioini, degli aragonesi, degli spagnoli, degli austriaci, dei francesi, sia i rivoluzionari che gli imperiali".

Per contro una politica di sviluppo, fra mille errori e disastri economici epocali (basti pensare al fallimento della Banca Romana, principale finanziatrice dello stato unitario o allo scandalo Bastogi per l'assegnazione delle commesse ferroviarie), fu attuata solo al Nord mentre il Sud finì per pagare sia le spese della guerra d'annessione, sia i costi divenuti astronomici dell'ammodernamento del settentrione.

Il governo di Torino adottò nei confronti dell'ex Regno di Napoli una politica di mero sfruttamento di tipo "colonialista" tanto da far esclamare al deputato Francesco Noto nella seduta parlamentare del 20 novembre 1861: "Questa è invasione non unione, non annessione! Questo è voler sfruttare la nostra terra come conquista. Il governo di Piemonte vuol trattare le province meridionali come il Cortez ed il Pizarro facevano nel Perú e nel Messico, come gli inglesi nel regno del Bengala".

La politica dissennatamente liberistica del governo unitario portò, peraltro, la neonata e debolissima economia dell'Italia unita a un crack finanziario.

Le grandi società d'affari francesi ed inglesi fecero invece, attraverso i loro mediatori piemontesi, affari d'oro.

Nel 1866, nonostante il considerevole apporto aureo delle banche del sud, la moneta italiana fu costretta al "corso forzoso" cioè fu considerata dalle piazze finanziarie inconvertibile in oro. Segno inequivocabile di uno stato delle finanze disastroso e di un'inflazione stellare. I titoli di stato italiani arrivarono a valere due terzi del valore nominale, quando quelli emessi dal governo borbonico avevano un rendimento medio del 18%.

Ci vorranno molti decenni perché l'Italia postunitaria, dal punto di vista economico, possa riconquistare una qualche credibilità.

L'odierna arretratezza economica del Meridione è figlia di quelle scelte scellerate e di almeno un cinquantennio di politica economica dissennata e assolutamente dimentica dell'ex Regno di Napoli da parte dello stato unitario.

Si dovrà aspettare il periodo fascista per vedere intrapresa una qualche politica di sviluppo del Meridione con un intervento strutturale sul suo territorio attraverso la costruzione di strade, scuole, acquedotti (quello pugliese su tutti), distillerie ed opifici, la ripresa di una politica di bonifica dei fondi agricoli, il completamento di alcune linee ferroviarie come la Foggia-Capo di Leuca, - iniziata da Ferdinando II di Borbone, dimenticata dai governi sabaudi e finalmente terminata da quello fascista.

Ma il danni e i disastri erano già fatti: una vera economia nel sud non esisteva più e le sue forze più giovani e migliori erano emigrate all'estero.

Nonostante gli interventi negli anni '50 del XX secolo con il piano Marshall (peraltro con nuove sperequazioni tra nord e sud), '60 e '70 con la Cassa per il Mezzogiorno e l'aiuto economico dell'Unione Europea ai giorni nostri, il divario che separa il Sud dal resto d'Italia è ancora notevole.

La popolazione dell'ex Regno di Napoli, falcidiata dagli eccidi del periodo del "brigantaggio", stremata da anni di guerra, di devastazioni e nefandezze d'ogni genere, per sopravvivere, darà vita alla grandiosa emigrazione transoceanica degli ultimi decenni dell''800, che continuerà, con una breve inversione di tendenza nel periodo fascista e una diversificazione delle mete che diventeranno il Belgio, la Germania, la Svizzera, fin quasi ai giorni nostri.

Il Sud pagherà, ancora una volta, con il flusso finanziario generato dal lavoro e dal sacrificio degli emigranti meridionali, lo sviluppo dell'Italia industriale.

Ritengo, in conclusione, che sia un diritto delle gente meridionale riappropriarsi di quel pezzo di storia patria che dopo il 1860 le fu strappato e un dovere del corpo insegnanti dello stato favorire un'analisi storica più oggettiva di quei fatti che tanto peso hanno avuto ed hanno ancora nello sviluppo sociale del Paese, anche attraverso una scelta dei testi scolastici più oculata ed imparziale.

La guerra fra il nord ed il sud d'Italia non si combatte più sui campi di battaglia del Volturno, del Garigliano, sugli spalti di Gaeta o nelle campagne infestate dai "briganti", ma non per questo è meno viva; continua ancora oggi sul terreno di una cultura storica retriva e bugiarda che, alimentando una visione del sud "geneticamente" arretrato, produce un'ulteriore frattura tra due "etnie" che non si sono amate mai.

Il dibattito ancora aperto e vivace sull'ipotesi di una Italia federalista, i toni accesi del Partito della Lega Nord, una certa avversione, subdola ma reale, tra la gente del nord e quella del sud, nonostante il "rimescolamento" dovuto all'emigrazione interna, testimoniano quanto queste problematiche, nate nel 1860, siano ancora attualissime.

Oggi l'unità dello stato, in un periodo dove il progresso passa attraverso enti politico-economici sopranazionali come la Comunità Europea, è certamente un valore da salvaguardare, ma al meridione è dovuta una politica ed una attenzione particolari, una politica legata ai suoi effettivi interessi, che valorizzi le sue enormi risorse e assecondi le sue vocazioni, a parziale indennizzo dei disastri e delle ingiustizie che l'unità vi ha apportato.

L'enorme numero di morti che costò l'annessione, i 23 milioni di emigrati dal meridione dell'ultimo secolo, che hanno sommamente contribuito, a costo di immani sforzi, alla realizzazione di un'Italia moderna e vivibile, meritano quel concreto riconoscimento e quel rispetto che per 140 anni lo Stato, attraverso una cultura storica mendace, gli ha negato e che oggi gli eredi della Nazione Napoletana reclamano.

di CARLO COPPOLA
"Controstoria dell'Unità d'Italia"
M.C.E. Editore

vedi BRIGANTAGGIO: LA GUERRA DEI POVERI >

vedi PULIZIA ETNICA PIEMONTESE NEL SUD >

vedi I BRIGANTI? VI DICO IO CHI SONO! >

vedi IL LAGER PIEMONTESE DI FENESTRELLE >


p.s. da dove ha preso la notizia che il Piemonte era lo stato più ricco? [SM=x278647]



Lux-86
00giovedì 13 dicembre 2007 11:29
Era più industrializzato, basta vedere che il solo Piemonte aveva una rete ferroviaria più estesa di quella di tutti gli altri stati preunitari presi assieme escluso il veneto-lombardo.
DarkWalker
00giovedì 13 dicembre 2007 15:21
il solito ammasso di errori storici, scorrette valutazioni e capziose argomentazioni.

Tanto per cominciare è sempre presente unad enigrazione della borghesia quando è questa classe che ha portato lo sviluppo e lo stato di diritto nel nostro paese. Non so, forse l'autore preferiva rimanere impaludato nell'ancient regime, una società immobile basata sulla destinzione fra servi e aristocratici...
Le rachitiche industrie del sud fallirono in seguito a normalissime leggi economiche:la loro sopravvivenza era legata al rigido protezionismo e alla commesse/sovvenzioni che lo stato passava a loro, mentre quelle del piemonte/liguria erano già in concorrenza con quelle del resto d'europa e quelle della Lombardia erano in un regime protezionistico sì, ma esteso a tutto il mercato dell'Impero Asburgico.
Però no, solo per il regno delle due sicilie, e solo per quei decenni, il mercato ha mutato le sue leggi così, tanto per fare un dispetto al meridione e farlo fallire.
Poi si dice di come i neo governanti abbiano causato un crack finanziario, un po' a riprova che tutto sommato era meglio tenere i soldi sotto il materasso a farli muffire in stile borbonico, senza accennare minimamente agli screzi dovuti alla politica coloniale che l'Italia aveva con la Francia e che portarno quest'ultima a compiere manovre speculative sul credito nazionale facendo crollare i titoli di stato in borsa.
Gli istuti di credito per far corrispondere ai risparmi un interesse li devono ivnestire, quei risparmi. e siccome pecunia non olet, gistamente, invece che investire nell'inesistente industria meridionale o nella arretrata agricoltura così, per partito preso, andando incontro al fallimento e, fra parentesi, alla non restituzione dei soldi al risparmiatore (in questo caso poi, meridionale) che glieli aveva affidati, questi istuti dic redito hanno ivnestito laddove c'era il maggior margine di guadagno, e cioè al nord (ovest), economicamente ben più solido di tutto il resto del paese.
E tra l'altro questo fenomeno non avviene nei XIX sec, quando da investire non c'era quasi nulla, ma agli inizi del XX, con Giolitti, nel primo boom economico che porterà l'Italia finalmente (anche se da ultima della classe) fra gli stati europei sviluppati, ad occupare un posto che aveva perso da 4 secoli. Significativo è anche sottolineare di come questo boom economico è totalmente assente dall'autore dell'articolo, che pare convinto che l'unico sviluppo industriale in Italia ci sia stato solo negli anni 50-60.
E questo solo per sconfessare alcuni punti...
Per il gran finale invece si chiede fra le linee un risarcimento danni....manca solo la Napoli Portici e poi siamo alla burletta.

Cioè insomma, è chiaro che sull'Unità di Italia c'è una sacco di retorica e falsità che coprono la verità storica, è anche chiaro che il meridione nell'immediato ci rimise, ma andare a descrivere complotti e misfatti ovunque per giustificare di tutto non farà altro che aggiungere retorica e falsità (più il ridicolo) a un periodo storico che ne ha già troppe di suo.
DarkWalker
00giovedì 13 dicembre 2007 15:22
il solito ammasso di errori storici, scorrette valutazioni e capziose argomentazioni.

Tanto per cominciare è sempre presente unad enigrazione della borghesia quando è questa classe che ha portato lo sviluppo e lo stato di diritto nel nostro paese. Non so, forse l'autore preferiva rimanere impaludato nell'ancient regime, una società immobile basata sulla destinzione fra servi e aristocratici...
Le rachitiche industrie del sud fallirono in seguito a normalissime leggi economiche:la loro sopravvivenza era legata al rigido protezionismo e alla commesse/sovvenzioni che lo stato passava a loro, mentre quelle del piemonte/liguria erano già in concorrenza con quelle del resto d'europa e quelle della Lombardia erano in un regime protezionistico sì, ma esteso a tutto il mercato dell'Impero Asburgico.
Però no, solo per il regno delle due sicilie, e solo per quei decenni, il mercato ha mutato le sue leggi così, tanto per fare un dispetto al meridione e farlo fallire.
Poi si dice di come i neo governanti abbiano causato un crack finanziario, un po' a riprova che tutto sommato era meglio tenere i soldi sotto il materasso a farli muffire in stile borbonico, senza accennare minimamente agli screzi dovuti alla politica coloniale che l'Italia aveva con la Francia e che portarno quest'ultima a compiere manovre speculative sul credito nazionale facendo crollare i titoli di stato in borsa.
Gli istuti di credito per far corrispondere ai risparmi un interesse li devono ivnestire, quei risparmi. e siccome pecunia non olet, gistamente, invece che investire nell'inesistente industria meridionale o nella arretrata agricoltura così, per partito preso, andando incontro al fallimento e, fra parentesi, alla non restituzione dei soldi al risparmiatore (in questo caso poi, meridionale) che glieli aveva affidati, questi istuti dic redito hanno ivnestito laddove c'era il maggior margine di guadagno, e cioè al nord (ovest), economicamente ben più solido di tutto il resto del paese.
E tra l'altro questo fenomeno non avviene nei XIX sec, quando da investire non c'era quasi nulla, ma agli inizi del XX, con Giolitti, nel primo boom economico che porterà l'Italia finalmente (anche se da ultima della classe) fra gli stati europei sviluppati, ad occupare un posto che aveva perso da 4 secoli. Significativo è anche sottolineare di come questo boom economico è totalmente assente dall'autore dell'articolo, che pare convinto che l'unico sviluppo industriale in Italia ci sia stato solo negli anni 50-60.
E questo solo per sconfessare alcuni punti...
Per il gran finale invece si chiede fra le linee un risarcimento danni....manca solo la Napoli Portici e poi siamo alla burletta.

Cioè insomma, è chiaro che sull'Unità di Italia c'è una sacco di retorica e falsità che coprono la verità storica, è anche chiaro che il meridione nell'immediato ci rimise, ma andare a descrivere complotti e misfatti ovunque per giustificare di tutto non farà altro che aggiungere retorica e falsità (più il ridicolo) a un periodo storico che ne ha già troppe di suo.
silvanapat
00venerdì 14 dicembre 2007 10:22
allora mettiamola così, una domanda secca secca:

"Il meridione stava meglio sotto i Borboni o sotto i Piemontesi?" [SM=x278647] [SM=x278647]
si potrebbe partire da qui........................ [SM=x278640]
Mi piacerebbe inoltre che ognuno desse la fonte dell'informazione.
Solo in questo modo ci si può confrontare [SM=x278647]
DarkWalker
00venerdì 14 dicembre 2007 13:37
Re:
silvanapat, 14/12/2007 10.22:


"Il meridione stava meglio sotto i Borboni o sotto i Piemontesi?"



DarkWalker, 13/12/2007 15.22:

i è anche chiaro che il meridione nell'immediato ci rimise,



Cui aggiungo che molti guai che sarebbero venuti al Meridione nel periodo post unitario gli venivano non già dall'Italia quanto dalla sua classe dirigente (latifondisti), e che probabilmente senza la guerra civile del 1861-1865 (che per certi versi io anche appoggio) la situazione sarebbe stata migliore.

Le fonti sono utili al confronto semmai fra chi le ha scritte, e citarle non esclude che esse possano essere sbagliate, faziose, non chiare o malamente interpretate piuttosto che erroneamente esposte. Se proprio vuoi un riferimento bibliografico ti dico "storia d'Italia" di Montanelli e Gervasio, anche se in genere il confronto lo intendo con argomentazioni, confutazioni, dimostrazioni...
Bag End
00venerdì 14 dicembre 2007 19:11
Re: Re:
DarkWalker, 14/12/2007 13.37:



... anche se in genere il confronto lo intendo con argomentazioni, confutazioni, dimostrazioni...



Sì, ma le argomentazioni, le confutazioni e le dimostrazioni si basano sulle fonti, quelle da cui abbiamo attinto la nostra conoscenza ed in base alle quali ci siamo fatti un'opinione.



Ora sto per scrivere qualcosa che Silvana già sa, e che farà accapponare la pelle a più di qualcuno di voi.
Secondo me sarebbe stato meglio se invece dei Savoia, l'Italia si fosse unita sotto l'impero Asburgico.
Per favore non mi saltate tutti al collo per queste mie affermazioni [SM=x278672], eh. Io adoro la Germania [SM=x278683], quindi vi toccherà leggere spesso affermazioni faziose al riguardo. Chiedo venia [SM=x278679].
Pius Augustus
00venerdì 14 dicembre 2007 19:24
Re: Re: Re:
Bag End, 14/12/2007 19.11:



Sì, ma le argomentazioni, le confutazioni e le dimostrazioni si basano sulle fonti, quelle da cui abbiamo attinto la nostra conoscenza ed in base alle quali ci siamo fatti un'opinione.



Ora sto per scrivere qualcosa che Silvana già sa, e che farà accapponare la pelle a più di qualcuno di voi.
Secondo me sarebbe stato meglio se invece dei Savoia, l'Italia si fosse unita sotto l'impero Asburgico.
Per favore non mi saltate tutti al collo per queste mie affermazioni [SM=x278672], eh. Io adoro la Germania [SM=x278683], quindi vi toccherà leggere spesso affermazioni faziose al riguardo. Chiedo venia [SM=x278679].



si,in effetti mi si accappona la pelle ^^ uno stato multietnico,sotto il giogo tedesco-ungherese,autoritario e minato da mille tensioni...
Bag End
00venerdì 14 dicembre 2007 19:57
Re: Re: Re: Re:
Pius Augustus, 14/12/2007 19.24:



si,in effetti mi si accappona la pelle ^^ uno stato multietnico,sotto il giogo tedesco-ungherese,autoritario e minato da mille tensioni...



Vi avevo avvisato ja [SM=x278640].
Lux-86
00venerdì 14 dicembre 2007 19:58
finire sotto uno stato multietnico, assolutista, in perenne crisi di disfacimento e pure clericale?
[SM=x278642] [SM=x278642]
Bag End
00venerdì 14 dicembre 2007 20:03
Re:
Lux-86, 14/12/2007 19.58:

finire sotto uno stato multietnico, assolutista, in perenne crisi di disfacimento e pure clericale?
[SM=x278642] [SM=x278642]



La tua sembra la descrizione dell'Italia di oggi.
Lux-86
00venerdì 14 dicembre 2007 20:09
quindi volevi anticipare l'agonia? [SM=x278674]
DarkWalker
00venerdì 14 dicembre 2007 20:20
Re: Re: Re:


Bag End, 14/12/2007 19.11:



Sì, ma le argomentazioni, le confutazioni e le dimostrazioni si basano sulle fonti, quelle da cui abbiamo attinto la nostra conoscenza ed in base alle quali ci siamo fatti un'opinione.





Sulle fonti senz'altro. Ma anche sul ragionamento:anche gli autori sbagliano, e mi sembra stupido rigettare un ragionamento logico e coerente che confuta una boiata del signor X se alle spalle non hai una citazione del signor Y, come se il tuoi cervello da solo non bastasse, non trovi?

Bag End, 14/12/2007 19.11:



Ora sto per scrivere qualcosa che Silvana già sa, e che farà accapponare la pelle a più di qualcuno di voi.
Secondo me sarebbe stato meglio se invece dei Savoia, l'Italia si fosse unita sotto l'impero Asburgico.
Per favore non mi saltate tutti al collo per queste mie affermazioni [SM=x278672], eh. Io adoro la Germania [SM=x278683], quindi vi toccherà leggere spesso affermazioni faziose al riguardo. Chiedo venia [SM=x278679].



Ma la Germania è diversa dall'Austria...poi l'Italia era già sotto l'influenza austriaca, che non ha fatto nulla -ovviamente- per unificarne i pezzi e nemmeno ammettere nella gestione del potere rappresentanze locali...
Cmq attendo "in trepidante attesa" [SM=x278629]
Lux-86
00venerdì 14 dicembre 2007 20:23


Ma la Germania è diversa dall'Austria...poi l'Italia era già sotto l'influenza austriaca, che non ha fatto nulla -ovviamente- per unificarne i pezzi e nemmeno ammettere nella gestione del potere rappresentanze locali...
Cmq attendo "in trepidante attesa



In effetti guardiamo un attimo: Trentino e Istria erano annesse all'Austria, Lombardia e Veneto erano regni dell'Imperatore, lo Stato Pontificio era legatissimo all'Austria, il Granducato di Toscana era retto da un Asburgo-Lorena, il regno delle Due Sicilie era stato di fatto restaurato su imposizione dell'Austria.
A parte il Piemonte l'intera Italia era sotto influenza austriaca, di fatto era già unificata [SM=x278632]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:38.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com