Il programma del "senza volto"

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
wild§live®
00giovedì 6 ottobre 2005 10:44



1. Amnistia: per un nuovo "garantismo sociale"



Avviare subito un procedimento di amnistia generalizzata significa porre una questione fondamentale di democrazia. La straordinaria esperienza dei movimenti di questi anni – movimenti per un'altra globalizzazione, movimenti contro la guerra - rischia di essere ridotta a "tema penale".
Problema analogo spetta alle lotte sociali che hanno conquistato o provato a conquistare nuovi diritti sul problema della casa, della formazione e dei saperi, del reddito. L'accanimento penale riguarda, inoltre, le battaglie sul lavoro e i conflitti sulla cittadinanza, attorno al tema dei Cpt e dei diritti di cittadinanza in genere (asilo, soggiorno, residenza).

In tutti questi casi si tratta di lotte che hanno posto condizioni irrinunciabili per una democrazia matura, condizioni che sembrano irrinunciabili anche per altri nel centro sinistra. Eppure i protagonisti, chi ha animato con generosità queste lotte, rischia di essere arrestato.

Amnistia significa assumere il carattere aperto e conflittuale dei nessi di relazione democratica.

Più concretamente significa sviluppare un nuovo "garantismo sociale", all'altezza dei conflitti che per primi provano a dare risposte ai problemi inediti posti dalla globalizzazione neoliberista, dalla guerra, dalla precarietà lavorativa e di vita.

Amnistia generalizzata quindi e depenalizzazione dei reati sociali, ma anche, di fondamentale importanza, abrogazione dei reati associativi. Attraverso i reati associativi, infatti, si tenta di colpire la possibilità stessa di articolare nuove domande e temi sociali, di lottare per diritti mancati o inesistenti.

La depenalizzazione deve infine coinvolgere i reati minori. Questo elemento, ultimo non per importanza, mette al centro la questione delle carceri e del loro drammatico sovraffollamento. Questione, quella carceraria, che sta toccando picchi di inciviltà e di degrado vergognosi e insostenibili. La stragrande maggioranza della popolazione carceraria, infatti, è composta da migranti, tossicodipendenti e appartiene al mondo dei "senza diritti". Un provvedimento di amnistia generalizzata costituirebbe una forma di risarcimento nei confronti dei soggetti deboli e una prima inversione di tendenza nell'uso del carcere come unica risposta ai problemi sociali.







2. Resistere alla guerra



Il rifiuto della guerra è una priorità programmatica assoluta. La guerra che abbiamo imparato a conoscere in questi anni è del tutto diversa da quanto definivamo con lo stesso termine nei decenni passati.
"Guerra giusta", "guerra preventiva", "guerra globale", sono fatti e categorie che hanno drammaticamente messo in crisi le forme del diritto e della democrazia. La guerra contemporanea assomiglia sempre più ad operazioni di "polizia internazionale" e trova radicamento nella dissoluzione della sovranità degli Stati-nazione.

Rifiutare la guerra significa pensare nuove forme di democrazia globale. Il venir meno dello Stato-nazione e delle sue funzioni tradizionali non può essere sostituito attraverso l'istituzione - di fatto e indipendentemente da ogni vincolo normativo internazionale - di una condizione di guerra permanente. Non si può produrre alcuna sicurezza attraverso l'uso della forza militare. Bisogna piuttosto costruire nuove forme di partecipazione e di autogoverno. Solo la costruzione di politiche sociali all'altezza dei nuovi paradigmi produttivi globali e delle figure che abitano e rendono operativi questi paradigmi, può arginare l'insicurezza.

Ritirare le truppe laddove sono presenti, in Iraq in primis. Non assumere questa responsabilità significa concretamente esporre il nostro paese a sciagure e disastri già ampiamente prevedibili.

Azzerare le spese militari e destinare piuttosto fondi alla ricerca scientifica, alla ricerca medica, alla sostenibilità ambientale, all'erogazione di reddito per chi vive la precarietà lavorativa come un ricatto e un'insicurezza permanente. Eliminare i corpi speciali delle polizie e degli eserciti.

Questi alcuni punti chiari che rinviano ad una idea di globalizzazione della democrazia, delle sperimentazioni partecipative, e non della paura e della distruzione.





3. Sconfiggere la precarietà: reddito per tutte e tutti



La precarietà è una condizione che riguarda tutti.
Precari non sono solo i lavoratori assunti con i contratti cosiddetti atipici. Precari sono i lavoratori stabili minacciati dalle crisi aziendali, sono i disoccupati che non trovano un lavoro dignitoso, gli studenti che non hanno la possibilità di pagarsi gli studi, i senza casa, sono tutte quelle persone che stanno subendo, come vero e proprio impoverimento, il rincaro generalizzato dei prezzi.
Siamo di fronte ad una situazione di profonda crisi di tutti i meccanismi di garanzia e di protezione economica che erano stati tipici dello Stato sociale nella società industriale. Anni di politiche neoliberiste, di deregolamentazione del mercato del lavoro, di sacrifici sull'altare della competitività delle più elementari protezioni sociali hanno contribuito ad accentuare a dismisura la forbice delle disuguaglianze economiche, abbandonando una parte oramai maggioritaria della popolazione al rischio della marginalità sociale.
L'introduzione della flessibilità come prerogativa unilaterale dell'impresa, la corsa al ribasso delle retribuzione e la discontinuità lavorativa come condizione "tipica", espone al rischio di esclusione tutti, non solo chi ha perso il lavoro, ma anche chi un lavoro ce l'ha.

L'introduzione di un reddito sociale per tutti e per tutte, indipendente dalla prestazione lavorativa, è una misura necessaria e non più rinviabile. È necessaria una base economica comune come perno centrale di un nuovo sistema di garanzie, che ridistribuisca le ricchezze socialmente prodotte e parassitariamente monopolizzate dal potere economico, e che offra a tutti il diritto ad una vita dignitosa.
Un reddito sociale per tutti, deve poter garantire ad ognuno la libertà di rifiutare, senza la morsa del ricatto, la folle corsa al ribasso del costo del lavoro.







4. Chiudere i Cpt // Per i nuovi diritti di cittadinanza



La presenza migrante in Italia è ormai un dato strutturale: con 2.600.000 presenze regolari, l'incidenza degli immigrati sulla popolazione complessiva è del 4,5%.

Le politiche governative, che si sono susseguite fino ad adesso, non tengono conto della trasformazione socio-economica in atto, mantenendo un approccio emergenziale e securitario nei confronti del fenomeno migratorio.

La gestione dell'accoglienza, quando si sopravvive alla traversata in mare, avviene attraverso i Centri di permanenza temporanea (Cpt - istituiti dalla legge Turco-Napolitano nel '98), veri e propri "lager del presente" all'interno dei quali vengono trattenuti, attraverso la detenzione amministrativa, cittadini non colpevoli di alcun reato.

La legge 189/2002 (Bossi-Fini), subordinando il permesso di soggiorno al lavoro, ha trasformato la popolazione migrante in mera forza lavoro a basso costo, ricattabile e sottoposta ad un regime di precarietà assoluta. Anche i parametri previsti sull'idoneità abitativa - vincolante il rinnovo del permesso - sono restrittivi e inadeguati: alle stesse condizioni, la maggior parte degli italiani non avrebbe diritto alla permanenza sul territorio!

Occorre riformulare completamente le politiche in materia di immigrazione, sviluppando una nuova concezione di accoglienza, che non consideri i migranti come soggetti in attesa di diritti ma come cittadini a pieni titolo, ai quali vanno garantiti, da subito, sia i diritti primari (permesso di soggiorno, residenza, casa, lavoro/reddito, etc.) che quelli politici (diritto di voto attivo e passivo).

È necessario chiudere immediatamente tutti i Cpt presenti sul territorio italiano (ma non solo, pensiamo all'esternalizzazione dei Cpt in Libia o in Marocco) e bloccare la costruzione di nuove strutture simili. I Cpt costituiscono una vergogna extra-giuridica e non possono in alcun modo essere "umanizzati".







5. Anti-proibizionismo: "giusto o sbagliato non può essere reato"



Il "proibizionismo" è un insieme di norme che proibendo e punendo legalmente la produzione, la vendita e il consumo di alcune sostanze psicoattive, si propone di preservare l'integrità fisica e morale dei cittadini. Il proibizionismo è un'ideologia e per tanto si giustifica da sola. Nei fatti, ha costituito il più formidabile incentivo economico per la produzione e diffusione delle droghe proibite.

Qualora vivessimo in un paese dotato di intelligenza, la marijuana sarebbe considerata un farmaco-miracolo come la penicillina. Al pari della penicillina, infatti, è poco costosa (tolta la "tassa" della proibizione), è utile per molti disturbi e malattie, ed è innocua. Del resto è stata prescritta dai medici dalla metà del 19° secolo fino agli inizi del '900, e non si è mai registrato, per il suo uso, un caso di morte. Nessun altro farmaco può vantare un tale indice di innocuità.

Attualmente appare chiara la volontà di vietare e punire prima ancora del consumo, il comportamento e lo stile di vita di una fetta enorme della popolazione.
La criminalizzazione del consumatore, la messa in discussione della sua libertà di scelta, ma anche di cura, calpesta il referendum popolare del '93 che già 12 anni fa aveva sancito la non punibilità penale del consumo. A causa della legge attualmente in vigore quasi il 40% della popolazione carceraria è detenuta per reati connessi alle droghe.

Non è rinviabile l'abrogazione del disegno di legge Fini-Giovanardi, e la definizione di politiche anti-proibizionistiche. Liberalizzazione delle sostanze leggere da una parte, diffusione di etiche e culture dell'uso consapevole, costituzione di centri di assistenza medica e informativa; interrompere la carcerizzazione del consumo, chiudere "i centri di schiavitù" per tossicodipendenti, dall'altra.




che ne pensate?

Riccardo.cuordileone
00giovedì 6 ottobre 2005 12:13
Il punto 2 è accettabile, il 3 sono le solite promesse elettorali, l'1-4-5 sono semplicemente terrificanti![SM=x751540] [SM=x751557] [SM=x751559]
dominus9
00giovedì 6 ottobre 2005 15:31
Potevo scriverlo io alle elementari! Ma che bravi! No alla guerra, no ai cattivoni yankee, no alla povertà, no ai poveri carcerati che se stanno dove sono ci sarà un motivo, no alla sofferenza, no a tutto il male del mondo.....terrificante, non il programma ma il fatto che c'è gente che li segue...[SM=x751537]
uovokinder
00sabato 8 ottobre 2005 10:45
Ma che avete capito?

Mica e' "liberiamo tutti i carcerati"? Sta sscritto "reati associativi" e si ora chi ruba e ammazza lo mettiamo per strada

Megabloccone citato da qui

" Nelle numerose inchieste degli ultimi anni uno degli strumenti principali nelle mani dello Stato per colpire, dividere ed isolare i rivoluzionari e le avanguardie di classe è stato rappresentato dai "reati associativi".
Il 270 del C.P. (Associazioni sovversive) caposaldo del "Codice Rocco" del ventennio fascista, in vigore dal 1° luglio 1931, con il quale il regime di allora metteva sotto accusa comunisti, anarchici, socialisti e massimalisti.
Il 270 bis del C.P. (Associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico), in vigore dal 6 febbraio 1980, è proprio del regime D.C. nella fase di cosiddetta "unità nazionale" per combattere quello che le forze istituzionali hanno sempre definito "terrorismo": organizzazioni armate, rivoluzionari, movimenti di massa e settori d'avanguardia. Il regime degli anni '70 ritenne insufficiente il 270 che puniva "...associazioni dirette a stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale sulle altre..." con la reclusione da 5 a 12 anni e, quindi, inserì nel Codice Penale il 270 bis che puniva "...associazioni che si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordinamento democratico..." con la reclusione da 7 a 15 anni, mettendo così in campo l'aspetto preventivo."
wild§live®
00venerdì 14 ottobre 2005 10:01

La Panzino in studio, lite in diretta
Stop al programma di Anna La Rosa




ROMA - Tensione all'interno dello studio
televisivo della trasmissione "Alice nel paese delle meraviglie" in onda su Raidue e condotta da Anna La Rosa, tanto da rendere necessario un improvviso oscuramento con passaggio alla messa in onda di numerosi spot pubblicitari e di programmi in onda in altri giorni sulla stessa rete.

All'origine dell'incidente uno scontro, però non inquadrato chiaramente dalle telecamere ma della cui esistenza ci si è resi comunque conto da casa, tra il personale in studio e l'accompagnatore di uno degli ospiti della trasmissione, Simona Panzino del cosiddetto movimento dei "Senza volto". In studio c'erano anche il leader dell'Udeur Clemente Mastella, il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, Ivan Scalfarotto, candidato alle primarie di domenica prossima dell'Unione come indipendente, oltre appunto alla stessa Panzino.

L'incidente è accaduto mentre era in atto un collegamento con Montecitorio, con il vice ministro Adolfo Urso. La Panzino ha interrotto Urso ponendo il problema degli sfratti agli anziani e a un certo punto si è alzata in piedi indicando quanto stesse avvenendo dalla parte del pubblico e aggiungendo: "Guardate cosa sta accadendo, stanno picchiando una persona, io non posso restare qui". Più sfumata si è sentita anche la parola "animale", riferita al comportamento di qualcuno all'interno dello studio.

E' scattata immediatamente l'interruzione video e audio e sono trascorsi diversi minuti prima che la trasmissione riprendesse. Quando le telecamere si sono riaccese nello studio, mancava Clemente Mastella, che era andato via abbandonando il confronto: aveva detto che poteva rimanere solo se la Panzino fosse andata via ma vista l'irremovibilità della donna, il leader dell'Udeur ha abbandonato. Dal canto suo la conduttrice Anna La Rosa si è scusata con i telespettatori e con tutti gli altri presenti nello studio per l'accaduto.



qualcuno ha seguito?
Staib
00venerdì 14 ottobre 2005 23:56
Puntualizziamo una cosa.
I senza volto non sono anarchici, credo che wildsliver volesse solo un'opinione. Lo specifico per qualcuno che ancora non ha capito bene di che tratta questa sezione.

Non sono per niente d'accordo con dominus, credo che questi siano temi fondamentali. C'è, forse, una certa "ingenuità" nei punti forse per la scarsa competenza politica di questo nuovo movimento.

Non credo che la soluzione economica ai problemi del paese (la questione più importante, senza dubbio) sia risolvibile con questo reddito per tutti.

Ci sono problemi più profondi ma credo che per questi sia più facile avere seguito in questo modo che analizzando seriamente le situazioni. Non è che gli altri facciano di meglio, solo che così non si crea una vera alternativa nei contenuti se non per i temi che raccolgono più consensi.
Granduca di Milano
00sabato 15 ottobre 2005 09:11
Il programma è il solito minestrone di buonismo e radicalismo e poi i programmi io li discuto solo con persone che si mostrano in volto, o questo individuo ha paura di guardarsi allo specchio?[SM=x751531]
wild§live®
00sabato 15 ottobre 2005 09:34
Re:

Scritto da: Staib 14/10/2005 23.56
Puntualizziamo una cosa.
I senza volto non sono anarchici, credo che wildsliver volesse solo un'opinione. Lo specifico per qualcuno che ancora non ha capito bene di che tratta questa sezione.




io volevo semplicemente commentare il programma della Panzino, e onestamente non sapevo dove metterla.

Si, ammetto la mia ignoranza, anarchici, senza volto, etc etc faccio un po' di confusione: non dico che siano la stessa cosa ma credevo avessero affinità

vabbè ho imparato un'altra cosa [SM=x751591]
Staib
00domenica 16 ottobre 2005 03:41
Re:

Scritto da: Granduca di Milano 15/10/2005 9.11
e poi i programmi io li discuto solo con persone che si mostrano in volto, o questo individuo ha paura di guardarsi allo specchio?[SM=x751531]



Posso capire che tu non condivida il programma ma questa mi sembra un cretinata.

E poi secondo te quanti politici si guardano allo specchio? Secondo te un Buttiglione non si sarebbe già suicidato?
Granduca di Milano
00domenica 16 ottobre 2005 09:03
Appunto, con il sistema di guardarsi allo specchio sai quanti politici verrebbero eliminati, è un sistema di ricambio della classe politica.[SM=x751538]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:01.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com