I vampiri… chi, come, quando?

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paranoimia
00lunedì 28 novembre 2005 23:38
Varie teorie cercano di esaminare, da più punti di vista, il fenomeno del vampirismo. Come spesso accade, la leggenda, il mito, si fondono indissolubilmente col reale…
Intendiamoci: non esiste nessun Dracula (e nessun Lestat, per quanto possa dispiacerci la cosa), almeno nella vita reale. Questi nomi, questi personaggi, sono presumibilmente il risultato ultimo dell’evoluzione di varie credenze popolari generate da un fondo di verità.
Esiste infatti una rara malattia, per fortuna oggi ancor più rara e curabilissima, la Porfiria, che è anzi un gruppo di malattie ereditarie. Alterano il metabolismo delle porfirine, responsabili della biosintesi dell’eme, e quindi dell’emoglobina. Ciò porta gli ammalati ad avere molto, molto in comune con l’immaginario che circonda i vampiri.
Così, i tratti salienti del vampiro, dal pallore alla estrema fotosensibilità, dai denti lucenti alle mani adunche, dalla completa allergia all’aglio alla possibilità addirittura di cadere in uno stato di morte apparente, tutti questi e molti altri sono direttamente riconducibili al quadro clinico di queste terribili malattie.
Questo, probabilmente, ispirò Bram Stoker a scrivere il suo ormai immortale Dracula. L’ipotesi è ancora più verosimile perché in gioventù Stoker si occupava di medicina…
Così, il vampiro come lo intendiamo noi è una “invenzione” molto moderna. Vero è che di creature, demoni e simili, più o meno imparentati coi vampiri, ce ne sono in tutti i tempi e in giro per tutto il mondo, segno che si tratta comunque di un patrimonio dell’immaginario collettivo a livello mondiale, presumibilmente perché risponde alle paure più radicate nell’animo umano.

Ecco, c’è più di un fondo di realtà nei vampiri, eppure non esistono, o almeno, non esistono come li immaginiamo noi. Pare che ci siano nel mondo non pochi vampiri veri e propri, umanissimi, certo non defunti. Probabilmente sono pure ispirati da libri e film…
Human Living Vampires (HLV) li chiamano: sono persone che provano l’irresistibile impulso di risucchiare da altre sangue, o energie. In casi estremi, arrivano a nutrirsi quasi esclusivamente di sangue, perlopiù acquistato per canali leciti. Negli USA esistono addirittura associazioni che li sostengono e aiutano, anche perché è uno stile di vita evidentemente non scevro da rischi, viste le fortissime possibilità di contagio.

E così abbiamo spoetizzato il vampiro… o no? No, direi proprio di no. Sapere che non esistono gli omini verdi su Marte non ci ha mai impedito di sognare – o di avere incubi – davanti a un bel film di fantascienza, per esempio. E il non-morto ha sempre un suo fascino, irresistibile fascino, fa parte dei suoi tratti salienti, giacché ne fa uso per ammaliare la sua vittima…. noi.
Nessuno crede che esistano veramente, come nessuno crede ai lupi mannari, o alle sirene, ma siamo sempre pronti a goderci un buon libro, o un buon film. E a sognare. Perché il vampiro, almeno nella maggior parte dei casi, è bello, o appare tale. E’… diverso, sottilmente e alienamente diverso, quindi affascinante. E’ spesso colto. Non può essere altrimenti: ha avuto secoli per perfezionarsi, e noi, poveri mortali, nel momento in cui apriamo un libro o ci sediamo davanti a uno schermo, siamo lì proprio per farci rapire, e lui lo sa.
E il brivido è doppio: lui, il non morto, è dispensatore di morte, sì, ma anche di vita, vita eterna: il mito al quale non si può resistere. Disposti a pagare qualunque prezzo? Sì: sdegnosi, orripilanti, giuriamo che noi mai e poi mai saremmo tentati dall’eternità, che mai e poi mai accetteremmo un simile baratto. Spergiuri: non è il sangue, non è la sensualità, non è la telecinesi, l’ipnosi, la lettura del pensiero, la forza sovrumana, niente di tutto questo è ciò che ci cattura. Il vampiro non può morire, o è così difficile che accada che lo si può comunque considerare eterno. E ad un mortale quale altra promessa si potrebbe fare? Bevi da me e vivrai per sempre… e quasi quasi vorremmo che davvero ce lo chiedesse!


http://www.cosenascoste.com http://www.cinefile.biz
Modificato da paranoimia 28/11/2005 23.59
Modificato da paranoimia 29/11/2005 14.42
Amarganta
00martedì 29 novembre 2005 10:23
sono stata contagiata!!!!!!


Stai quieto, mio Dolore, stai calmo. Invocavi la Sera: eccola, scende e un'atmosfera scura avvolge la città, arrecando agli uni la pace, ad altri affanno.

Mentre la moltitudine vile dei mortali, sotto la sferza del Piacere, carnefice impietoso, va a cogliere rimorsi nella festa servile, dammi la mano, o mio dolore, vieni da me,

lontano da loro. Vedi affacciarsi dai balconi del cielo gli Anni defunti in vestiti antiquati, vedi sorgere dal fondo delle acque il radioso Rimpianto;

Il sole addormentarsi moribondo sotto un ponte; e come un lungo sudario strusciante a Oriente, ascolta, mio caro, ascolta la dolce Notte che avanza.

C. Baudelaire






paranoimia
00martedì 29 novembre 2005 11:18
Ehm... da questo vampiro qui mi farei "contagiare" pure io... [SM=x832001]
paranoimia
00martedì 29 novembre 2005 13:37
E' colpa mia...
Confesso il mio peccato: è colpa mia!

Io, io ho morsicato la nostra Amarganta sul collo. L'ho fatto in preda ad un raptus di follia: non si resiste al sangue, un vampiro lo sa! E dopo essere stata a mia volta morsa da vampiri, ho patito i dolori dell'inferno finchè non ho trasmesso il morbo... Ora anche lei farà le ore piccole, come ho fatto io, divorando e prosciugando fino all'ultima goccia la linfa dei vampiri di A. Rice... il cui potere è spaventoso, davvero!
Lo testimonio riportando in calce l'intervento di qualche giorno fa, in Risfogliando. Era un grido di allarme, di aiuto, ma... ormai è troppo tardi!

Ahahahahaha!!!!!!!! (risata satanica)

Buon morso a tutti!!!!!!


Non i, ma “il”…
Avevo gustato molto il film Intervista col vampiro… mi pareva un approccio al mondo dei non morti un po’ diverso dal solito, ma non sapevo che fosse tratto da un romanzo di A. Rice, né che fosse il capostipite di una lunga serie… Anche La regina dei dannati, in maniera diversa, mi aveva affascinato, anche se bisogna riconoscere che come minimo è di una fattura molto, molto diversa… (ovviamente mi sto riferendo al film)
Bene, due settimane fa ho cominciato a leggere i romanzi, tutti in fila: ho terminato ieri sera (o dovrei dire stamattina?) Armand il vampiro, dopo essere passata per Intervista col vampiro, Scelti dalle tenebre, La regina dei dannati, Il ladro di corpi, Memnoch il diavolo, e ormai mi restano solo Merrick la strega e Pandora. So che dopo ce ne sono altri, non ancora tradotti, il che mi rende un po’ impaziente e un po’ furiosa…
Comincio già ad essere preoccupata, perché non mi so dosare.
Sono una divoratrice di libri, non posso accontentarmi di un capitolo ogni sera prima di fare la nanna, non può bastarmi perché ho bisogno, per goderne fino in fondo, di immergermi completamente nell’atmosfera, di andare avanti senza mai fermarmi, trascinata dalla corrente di piena. Devo potermi immedesimare completamente con l’io narrante, patire i suoi dolori, gioire le sue gioie, e poco importa che i protagonisti finora siano stati maschi. E quando si legge così, arrivare alla parola fine è, ogni volta, una piccola morte. Non credo di dire nulla di nuovo a chi è afflitto dal mio stesso vizio. Alzi la mano chi ama leggere e non è mai andato a lavorare con gli occhi pesti per aver appena terminato un tomo particolarmente consistente e coinvolgente… Chi, invece, non ama particolarmente leggere, beh, è vero che perde molte gioie, ma innegabilmente fa a meno anche di molti dolori.
Ma, per tornare a bomba, i vampiri di Anne Rice hanno un potere immenso, che esula dalle capacità sovrannaturali di cui sono dotati: sanno tenermi inchiodata alle parole. Morta di sonno, con gli occhi lacrimanti, storta, ingobbita, per giorni sono rimasta attaccata al pc a leggere un e-book dietro l’altro. E ora che vedo approssimarsi la fine delle mie risorse sono piuttosto preoccupata, come ho già detto. Per quanti libri interessanti e coinvolgenti esistano, per quanto sia ancora vasto e inesplorato tale tesoro, nondimeno nella vastità dell’oceano di tutte le storie che ancora non ho letto è difficile che riesca a trovarli senza perdere tempo con racconti mediocri. Intendiamoci: più d’uno, temo, giudicherebbe mediocri proprio i libri della Rice. Non è solo questione di gusti, ma anche di contenuti: c’è chi storce il naso e non solo quello davanti alla letteratura d’evasione. Che facciano: la letteratura d’evasione serve appunto ad evadere, se stessimo bene dove siamo non la leggeremmo, no? E quindi una buona storia non è quella che educa, anche se alla fin fine un insegnamento ci se lo può trovare, una buona storia è quella che ti fa dimenticare chi sei mentre la leggi. Ovviamente, mentre non sei tu sei qualcun altro… Per questo non puoi leggerla a spizzichi e bocconi, incalzata da incombenze domestiche, familiari, telefono. Per questo “devi” leggerla di notte, e non certo perché quelle sono le ore dei vampiri, ma perché sono le uniche che ti appartengono e in cui difficilmente sarai disturbata da necessità tue e altrui.
Che dire nel merito dei vari libri? Questi vampiri sono quasi tutti molto, molto sensuali. Il sangue innalzato a lussuria, e non è una novità. Ma sono anche molto disinvolti, nel senso che non si fanno fermare da quisquilie come il sesso di chi hanno di fronte. Si potrebbero definire bisessuali? Anzi, se devo dirla proprio tutta, finora ho visto molte più relazioni omosessuali di tipo maschile che femminile, o etero. E una cosa, un’altra, bisogna riconoscere alla Rice: che sa come non scadere in sensazionalismi inutili, chiamiamoli così. I suoi vampiri si amano, e si amano con la sensibilità vampiresca che acuisce tutti i sensi, e anche i sentimenti. Abbiamo dovuto aspettare Armand il vampiro, cioè il sesto libro della serie, per avere qualche descrizione un po’ meno aulica e un po’ più terra terra, diciamo così. Non a caso, perché i vampiri abbiamo visto che certe cose non le possono fare, ahimè. Una scelta narrativa che mette al riparo dalle licenziosità eccessive, visto che fra vampiri ci si scambia al massimo qualche bacio e, quello sì, il sangue, in un atto che diventa il sostituto di un rapporto sessuale che non potrà mai più esserci da quando il corpo umano muore per diventare un vampiro.
Uno ad uno sto facendo conoscenza con tutti i personaggi principali della saga, e a dir la verità mi sono accorta giusto ieri sera, per la prima volta, di questo “anomalo” scompenso verso le relazioni omosessuali fra vampiri. Non ci si fa molto caso mentre si legge, perché le vicende sono presentate in maniera così coinvolgente che ci si dimentica di molte cose. E così deve e dovrebbe essere, visto che l’amore non ha e non dovrebbe avere sesso. A maggior ragione la distinzione non esiste fra vampiri, che ormai possono solo ricordarselo, così com’era fra umani.
Ecco: prendete una storia in cui si narra dell’amore fra due uomini e fatela leggere a una donna: le piace, la coinvolge. A prescindere da tutto il resto, mi sembra un ottimo biglietto da visita.
Però mi piacerebbe sentire in proposito anche il parere di qualche uomo. Il mio, è necessariamente un giudizio di parte!


Amarganta
00martedì 29 novembre 2005 13:43
è giusto confessare i peccati Lorena....
....sto anche prosciugando l'inchiostro della stampante... eheheh...

ti punisco postando altro Vampiro.....



Armand? [SM=x831998]





Modificato da Amarganta 03/05/2006 14.07
paranoimia
00martedì 29 novembre 2005 13:45
Armand [SM=x832011]
paranoimia
00martedì 29 novembre 2005 14:21
è lui!!!

Sì, sì, è lui il mio beniamino! Si è tinto i capelli ma l'ho riconosciuto lo stesso! Chissà quando si deciderà a mordermi sul collo... mamma mia come l'ho presa brutta, ma proprio brutta, senza speranza [SM=x832007]

Amarganta
00martedì 29 novembre 2005 14:23
Il Vampiro


Tu, come lama di coltello
sei entrata nel mio cuore in lacrime!
Tu, forte come una schiera
di demoni, folle ed in ghingheri,

sei venuta a fare del mio spirito
umiliato il tuo letto ed il tuo regno!
Tu, infame alla quale son legato
come il forzato alla catena,

come il testardo giocatore al gioco,
come il beone alla bottiglia,
come la carogna ai vermi!
Maledetta! Maledetta!

Ho pregato la spada rapida
di conquistare la mia libertà;
ho detto al perfido veleno
di soccorrere me vile;

macché! Il veleno e la spada
con disprezzo m'han detto:
«Sei indegno d'essere strappato
alla tua maledetta schiavitù,

imbecille! Se pure i nostri sforzi
ti liberassero da quel dominio,
tu stesso coiu tuoi baci resusciteresti
il cadavere del tuo Vampiro!»


C. Baudelaire







Modificato da Amarganta 03/05/2006 14.08
Amarganta
00martedì 29 novembre 2005 14:26
mmmm

...si mi sa che è proprio brutta brutta.....
Non ti passo più le foto dei miei amici!!!!

[SM=x831998]
Amarganta
00martedì 29 novembre 2005 15:06
....


Navigando verso Bisanzio

Quello non è un paese per i vecchi. I giovani
abbracciati uno all'altro, gli uccelli sugli alberi
- ah queste generazioni morenti! - intenti a cantare,
cascate di salmoni e mari affollati di sgombri,
carne, pesce, o uccelli, lodano per tutta l'estate
ciò che è generato, che nasce, e che muore.
Rapiti in quella musica dei sensi, tutti trascurano
i monumenti del pensiero senza tempo.

Un vecchio non è che una misera cosa, un lacero
cappotto su un bastone, a meno che l'anima
non batta le mani e canti, e canti più forte
per ogni strappo nel suo abito mortale,
e non c'è scuola di canto che non sia lo studiare
i monumenti della nostra magnificenza;
per questo io varcai i mari e giunsi
alla sacra città di Bisanzio.

O saggi, voi che state fissi nel sacro fuoco di Dio
come incastonati in un mosaico d'oro su di una parete,
uscite dal fuoco sacro, roteando in fila a spirale,
e siate i maestri di canto della mia anima.
Consumate il mio cuore che malato di desiderio
e avvinto ad un animale morente
non conosce se stesso; e accoglietemi
nell'artificio dell'eternità.

Una volta fuori della natura, io non prenderò più
la mia forma corporea da alcuna cosa naturale,
ma come una di quelle forme che orafi greci
fanno d'oro battuto e foglia d'oro
per tenere sveglio un Imperatore assopito,
o in cima a un ramo d'oro; posato a cantare
ai signori e alle dame di Bisanzio
di ciò che è passato, che passa, o che verrà.

WILLIAM BUTLER YEATS






Modificato da Amarganta 03/05/2006 14.11
paranoimia
00mercoledì 30 novembre 2005 14:49
La sestina del Vampiro (N. Gaiman)


Aspetto qui ai confini del sogno,
avvolto nelle ombre. L'aria buia sa di notte,
così fredda e rigida, e aspetto il mio amore.
La luna ha sbiancato la sua lapide.
Lei verrà e allora ci aggireremo in questo sciocco mondo
tornati alle tenebre a al richiamo del sangue.

È un gioco solitario, la ricerca del sangue,
ma un corpo giovane ha tutto il diritto di sognare
e io non vi rinuncereni per niente al mondo.
La luna ha sbiancato l'oscurità della notte.
Resto nell'ombra, a fissare la sua lapide:
Risorgi mio amore... Oh! Risorgi?
Ti ho sognata mentre dormivo e l'amore
mi è più caro della vita... del sangue stesso!
Il sole mi ha cercato nelle profondità della tomba,
poi mi sono svegliato ai vapori della notte
e il tramonto mi ha spindo a uscire nel mondo.

Da secoli vago solitario nel mondo
dispensando un sembiante dell'amore...
un bacio rubato, poi di nuovo nella notte
pago della vita e del sangue.
E al mattino sono soltanto un sogno
un corpo freddo che gela sotto una pietra.

Ti ho detto che non avrei fatto del male. Sono fatto di pietra,
per lasciarti in pasto al tempo e al mondo?
Ti ho offerto una verità al di là dei tuoi sogni
mentre tu potevi offrirmi solo il tuo amore.
Ti ho detto che andava tutto bene, e che il sangue
ha un sapore più dolciastro sulle ali della notte.

A volte i miei amorei si alzano e camminano d notte...
A volte giacciono per sempre sotto una pietra
senza mai conoscere i piaceri del letto e del sangue.,
o la dolcezza di una passeggiata tra le ombre del mondo;
e marciscono, invece, in mezzo ai vermi. Oh! Amore mio,
sussurravano che eri risorta, nel mio sogno.

Ti ho aspettata tutta la notte vicino alla tomba
ma tu non vuoi lasciare il tuo sogno per cercare il sangue.
Buonanotte, amore mio. Ti avevo offerto il mondo.


f r e e
00mercoledì 30 novembre 2005 17:14



Se proprio proprio ci avete sto desiderio di farvi sgagnare sul collo, conosco un amico: tale VAMPIRO NELLA VIGNA, che vi ci sgagna più che volentieri


fatemi sapere [SM=x832008]


Superfree
paranoimia
00mercoledì 30 novembre 2005 20:29
Diavolo tentatore...
Lo sapevo io che bisognava stare attenti a cosa si chiedeva agli dei...

paranoimia
00giovedì 1 dicembre 2005 13:35
Un racconto di Randall Garret
SOLO UN'ALTRA STORIA DI VAMPIRI


Avete mai incontrato un vampiro ubriaco'? Voglio dire, sul serio! Bene: lasciate che vi racconti. Io non gli ho creduto, capite, nemmeno per un attimo. Ma lasciate che vi racconti. E stato un paio di settimane fa. Un giovedi notte. Mi sentivo solo, sapete? Così decisi di andare giù al «Fiamma», che e un bar molto carino qui a San Francisco, se vi piace quel tipo di bar, ì decisi di andare come piace a me; quel giovedi notte non c'era molta gente, e per questo fui molto contento. La folla mi rende nervoso. Ad ogni modo stavo solo facendo un giro, dando uno sguardo, sapete... vedere chi c'era. Vidi solo due persone che conoscevo, George ed Harry, che stavano in un séparé a guardarsi 1'un 1'altro e certo non volevo intromettermi in questa storia. E poi vidi lui. Era un giovane assolutamente bello, con capelli molto ondulati, che portava lunghi, ed i lineamenti pallidi, che mi facevano venire in mente un giovane Lord Byron, se capite cosa intendo. Portava un colletto di tartaruga nero, una giacca nera e calzoni neri larghi. Non di cuoio, capite; questi ragazzi vestiti di cuoio non sono proprio il mio tipo. Ad ogni modo se ne stava tutto solo, con un bicchiere quasi vuoto davanti a se, in uno dei séparé laterali. Non sembrava nè arcigno nè meschino, come lo sono molti uomini; aveva un bel sorriso vago sulle labbra forse un po' troppo rosse (mi chiesi per un attimo se usasse rossetto. Sperai di no; sarebbe stato troppo). Guardai per un po' il suo sorriso vago e sperai che non fosse stordito da qualcosa di più forte dell'alcool. Non mi importa che qualcuno si faccia una fumata ogni tanto, ma sono assolutamente contro chiunque usi la roba pesante. Mi stavo chiedendo se meritasse tanta attenzione da parte mia, quando i suoi occhi incontrarono i miei e il suo sorriso si fece un po' più largo. Non mi toglieva gli occhi di dosso, e questo era un invito se mai ne avevo visto uno. Camminai verso il posto dove sedeva. «Salve,» dissi, «il mio nome e Dan. Posso offrirti da bere? «Con piacere, grazie.» La sua voce era bassa e quasi rauca. Una bella voce, pensai. «Io mi chiamo Boris.» Aveva un accento che non riuscivo quasi a localizzare. Era russo? Troppo vago a dirsi. Feci segno a Mickey, che e uno dei camerieri, ed egli venne a prendere i nostri ordini. Boris ordino un doppio whisky con ghiaccio. «E io prenderò una vodka doppia, con dell'acqua a parte, Mickey,dissi io. Mickey sa che io non bevo, così mi porta sempre acqua in entrambi i bicchieri, ma siccome pago come se fossero realmente vodka, lui non ci fa caso. Mi piace essere socievole, vedete, e ho scoperto anni fa che continuare la routine dell'alcolizzato pentito può essere un peso terribile. Alcuni figli di buona donna provano a convincerti a prendere un drink. Decisi dopo averlo guardato attentamente che non portava rossetto; era solo il colore naturale delle sue labbra. Anche i suoi occhi erano affascinanti: cosi scuri da essere quasi neri, ed era difficile dire dove finiva la pupilla e dove cominciava 1'iride. Aveva lunghe ciglia scure che una persona poteva quasi pensare fossero false, ma a questa distanza non potevo dire che lo fossero. Non ricordo di cosa parlammo all'inizio. Cose insignificanti, solo chiacchiere. Sapete? Il tipo di discorsi che si fanno quando ci si sente estranei. Dopo circa un'ora, decisi che ci conoscevamo abbastanza bene. «Boris,» dissi, «che ne pensi di salire su da me? Ho dell'ottimo "Jack Daniels" ed è molto meglio che stare seduti in questo postaccio. « Hai detto che ti piace Vivaldi? Ho dei dischi che ti piacerebbe molto ascoltare.»

Lui mi guardò. I suoi occhi erano ancora vivi, ma aveva qualche leggero problema a metterli a fuoco. «Danny, ragazzo mio, te ne sei scolato parecchio.» Ci demmo da fare per prendere un taxi, anche se non era facile trovarlo a quell'ora di notte. Mentre raggiungevamo il mio appartamento, lui si riprese un po', ma non troppo. Aprii la porta, lo feci entrare, ed, accesi le luci. Lui si guardo attorno, barcollando un po'.
«Be-e-neee! Questo posto va proprio bene!».
Fui davvero contento che lo avesse apprezzato. Ci avevo impiegato un bel po' di lavoro duro per renderlo piacevole e bello. «Grazie,» dissi. «Io lo trovo accogliente. Gli alcolici sono la in quell'armadietto cinese: serviti pure.» Lo fece, abbondantemente. «Hai un po' di ghiaccio? Non mi piace il whisky caldo.» «Sicuro,» risposi. Andai al frigorifero e cominciai a riempire una coppetta. Gli volgevo le spalle quando disse: «Dan, quanti anni hai?» «Ventotto» - mentii senza voltarmi. Fece uno strano risolino mentre mettevo altri cubetti di ghiaccio nella coppetta. «Quanti anni mi daresti?» - «Oh!... diciannove...venti,» - dissi, mentre chiudevo la porta del frigorifero.

«Che faresti se ti dicessi ,» - disse con una strana voce - «che sono nato nel 1757 ?» - Mi voltai a guardarlo, con la coppetta di ghiaccio in mano - «Vuoi dire 1957.» - «Settecentocinquantasette» - «Oh, via, Boris, nessuno è così vecchio !» - «Io lo sono», disse con quella stessa espressione strana. Il timbro della sua voce era cambiato; era più ferma, in qualche modo, anche se la pronuncia confusa provocato dal whisky era rimasta. «Vedi, io sono un vampiro.»

Bene, lo fissai. Mi chiedevo a che razza di stupido gioco stesse giocando. Stava pensando di sbranarmi o picchiarmi? Stava cercando di spaventarmi con la sua storia ? O stava solo facendo un piccolo scherzo ? Non sembrava pericoloso o minaccioso. Decisi che potevo giocare per vedere fino a che punto poteva arrivare.

«Vuoi dire che tu... tu ti trasformi in un pipistrello ? Cose di questo tipo ? » Sorrise debolmente. «E' sciocco, dan. Proprio sciocco. E' contro le leggi della fisica. Per non parlare della biologia. Posso avere un po' di quel ghiaccio ?» - Stava seduto nel mezzo della poltrona bianca, sapete: uno di quei sacchi di polietilene pieni di pezzetti di polistirolo. E' difficile uscirne fuori, e non immaginavo che avrebbe provato ad assalirmi.

«Sicuro!,» dissi. Presi le pinze per il ghiaccio e mi avviai là dove teneva il suo bicchiere. Mentre lasciavo cadere i cubetti disse: «Non stai parlando troppo.» «Beh, voglio dire... veramente... voglio dire: non capita tutti i giorni che qualcuno ti dice di essere un vampiro !» Fece uno dei suoi deboli sorrisi e sorseggiò dal bicchiere . «No, suppongo di no. Non sembri molto spaventato, tuttavia. Non mi credi ? » «Beh, non so. Che mi farai, mi morderai il collo, o cosa?» Mi guardò. «No, ma potrei.» Poi sorrise, un vero sorriso questa volta. E vidi quei due canini. Erano come non ne avevo mai visti in un essere umano; Indietreggiai senza staccare gli occhi da lui. Questo lo fece solo ridere di più. Posai la coppetta del ghiaccio con cura sull'armadietto cinese. «Stai davvero cercando di dirmi che sei uno dei "Non morti? "» «Oh, no,» scosse la testa solennemente. «Quelle sono tutte superstizioni. Io sono vivo come te. Forse di più. Sono solo diverso, ecco tutto.» «Si suppone che i veri vampiri abbiano paura dei crocefissi. Ne ho uno nell'altra stanza. Lo prendo?» «Fallo pure, Dan, se questo ti fa più piacere. E una superstizione anche questa.» Fini il suo drink. «Posso averne ancora?» «Serviti. pure.» Mi spostai dal mobiletto cinese. «Si suppone che i veri vampiri non siano capaci di bere nient'altro all'infuori del sangue», continuai. Ancora quel risolino soprannaturale mentre si alzava a riempire il bicchiere. Barcollò debolmente, poi avanzò verso il mobiletto cinese. «Un'altra superstizione,» disse. «Solo un'altra evidente superstizione. Oh noi beviamo sangue, certo... molto sangue.» Mi guardo goffamente, perché aveva rovesciato la bottiglia di "Jack Daniels". «Lo so a cosa stai pensando: quella frase del film! No, grazie, non bevo mai... vino.» Mise più ghiaccio nel suo bicchiere. «Bene, sono tutte sciocchezze. Un po' d'alcool non ha mai fatto male a nessuno, nemmeno a un vampiro.» Tornò indietro e si lasciò cadere di nuovo nella poltrona a sacco. «Si suppone che i veri vampiri,» dissi attentamente, «siano capaci di trasformare altre persone in vampiri.» «Ridicolo! 0 sei un vampiro, o non lo sei. Sai che cosa è un vampiro?» «Pensavo di sì.» «Bene, non lo sai. Te lo dico io che cosa è.» Bevve ancora del whisky. «Lo sai che ci sono altri sistemi planetari oltre a questo insignificante sistema solare? Bene ci sono. Sissignore, ci sono.» Ondeggiò la mano verso la finestra e verso il cielo. «E da lì che veniamo. La nave e andata perduta, cadde qui sette - ottocento anni fa. Non siamo rimasti in molti. Sopravvivemmo in trentadue. Ventiquattro maschi e otto femmine. Non era affatto un buon equilibrio. Ci riproduciamo molto lentamente, noi vampiri...» Tacque per quella che sembro un'eternità, guardando fisso con aria da ebete il suo bicchiere. Mi schiarii la voce: «Anche così, in ottocento anni...» «Pensi che ne siamo di più? Sbagli!» Mi guardo attraverso la stanza. «Le malattie terrestri sono molte. La nascita dei bambini ha ucciso le donne.» Una lacrima sincera scese giù lungo la sua guancia. «Mia madre è morta quando sono nato io.» «Si suppone che i veri vampiri siano immortali.» «Sciocchezze. La nostra vita non e che una spanna. Dodici, forse quindici centinaia di anni. Se non ci capita niente di fatale.»
«Come per esempio non stare nella bara tra 1'alba e il tramonto?», chiesi cautamente. «Non devi stare in una bara.» C'era del disprezzo nella sua voce. «Devi stare in un qualsiasi posto dove i raggi ultravioletti del sole non possono raggiungerti. Il nostro sole originario era molto più rosso di questo. Non c'erano molti raggi ultravioletti. Cinque secondi possono procurare ad un vampiro una scottatura mortale. Ma una bara? Ah! Una volta ho passato un'intera giornata a girare nella metropolitana di New York.» «I veri vampiri,» insistei, «Si suppone che siano immuni a coltelli e pallottole. Sippongo che anche questa sia una superstizione, no ?» - Sogghignò come u lupo. «Oh, ti sbagli di nuovo, Danny caro. A questo punto te lo dimostrerò. Ce l' hai un coltello? Dammi un coltello o una pistola. »«Non ho una pistola» dissi. «Ti darò un coltello.» Andai in cucina e presi un piccolo coltello tagliente. Non credevo che sarebbe stato troppo pericoloso dargli il mio coltello d'acciaio danese da chef. «Prendi,» dissi e glielo lanciai. Provò ad afferrarlo, ma quello approdo inoffensivamente sul suo grembo. «Ti mostrerò, mio scettico amico,» disse lui. Prendendo il coltello con la mano destra, conficcò la lama nel palmo della sinistra... fino all'impugnatura, di modo che la lama uscisse dal1'altra parte. Si teneva il braccio sinistro come uno scolaro che prova ad attirare 1'attenzione del maestro. Non c'era sangue. Strizzò un occhio in maniera esageratamente ammiccante. «Ora viene il difficile. Guarda. Guarda.» e tiro fuori la lama lentamente. Poi asciugò il sangue. C'era solo una sottile striscia rossa, che sparì presto. «L'unico modo in cui puoi uccidere un vampiro è tirare fuori tutto il sangue dal suo corpo,» disse «il buon vecchio paletto nel cuore non funziona.» Ora io non credevo che fosse un vampiro vero, nemmeno per un istante ci ho creduto, ma quello era un trucco piuttosto d'effetto. Eppure avevo letto che poteva essere ottenuto con 1'ipnosi o qualcosa del genere. O poteva essere anche un certo tipo di isteria, me ne ero dimenticato, a causare quell'effetto in un essere umano. E' raro, credo, ma... Ma io sapevo che stava mentendo. Quei denti potevano essere falsi, una protesi speciale, forse. E quella storia delle stelle proprio non mi suonava credibile. Forse sono all'antica, ma non ci credo a tutte quelle sciocchezze. Stavo semplicemente lì a guardarlo, cercando di pensare. Che stava facendo? Era solo uno scherzo, o stava veramente provando a spaventarmi? «I veri vampiri...» la mia gola era secca. Inghiottii e cominciai di nuovo. «I veri vampiri si suppone che siano infinitamente forti.» Barcollò. Non mi piaceva 1'espressione del suo viso. «Oh, siamo forti, è vero. Te lo dimostrerò.» Non mi piacque affatto il modo in cui lo disse. Si diresse verso di me, che stavo proprio lì a guardarlo. La mia schiena era già contro il muro, cosicché non potevo scappare via da quella parte. «Siamo immensamente più forti di ogni essere umano. Immensamente più forti,» disse. Poi improvvisamente saltò su ed afferro i miei polsi. In quel momento credetti alla sua storia. Era molto più forte di quanto fosse possibile esserlo per ogni altro essere umano. Liberai con uno strattone i miei polsi dalla sua stretta, mossi le mani, e afferrai i suoi polsi. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa ed il terrore. Provo a liberarsi, ma lo tenevo fermamente. Poi sogghignai, e lui era veramente terrorizzato. «Quei denti», urlò. «Ma in nome di Dio che cosa sei?» «Semplicemente un vampiro,>> dissi «uno vero !»


Amarganta
00giovedì 1 dicembre 2005 13:42
....
....sarebbe un gradito ritorno.....Il Vampiro vendemmiatore [SM=x831998]
paranoimia
00giovedì 1 dicembre 2005 14:24
Charles Baudelaire...

Ti colpirò senza collera,
né odio, come un beccaio,
o come Mosè la roccia.
Farò scaturire acque di dolore

dalla tua palpebra
per dissetare il mio Sahara.
Il mio desiderio, gonfio di speranza,
filerà sulle tue lacrime salate

come una nave che prende il largo
e nel mio cuore, che ne sarà inebriato,
i tuoi cari singhiozzi echeggeranno
come un tamburo che batte la carica.

Non sono forse un accordo
stonato, nella divina sinfonia,
grazie alla vorace Ironia
che mi scuote e che mi morde?

E' dentro la mia voce, che stride!
E' il mio sangue, questo veleno nero!
Sono lo specchio sinistro
in cui si guarda la megera.

Io sono la piaga ed il coltello!
Sono lo schiaffo e la gota!
Sono le membra e la ruota,
la vittima e il carnefice!

Sono del mio cuore il vampiro,
uno di quei grandi derelitti
abbandonati all'eterno riso
e che non possono più sorridere.

(C.Baudelaire)




Vampiro - Edvard Munch
paranoimia
00lunedì 5 dicembre 2005 13:43
Fonte


BEVI IL MIO ROSSO SANGUE! di Richard Matheson




Quando si riseppe del suo tema, la gente dell'isolato decise che senza dubbio alcuno Jules era pazzo. Se ne aveva avuto a lungo il sospetto. Faceva venire i brividi, con quel suo sguardo vitreo. La stessa voce, rauca e gutturale, scaturiva innaturale dal suo corpo esile. Il suo pallore spaventava spesso i bambini: la pelle sembrava pendere floscia attorno alla carne. Detestava la luce del sole. E aveva idee alquanto sballate rispetto a quelle degli abitanti del rione. Jules voleva essere un vampiro. La gente dava come risaputo il fatto che lui era nato in una notte di furibonda tempesta. Correvano voci che fosse nato con tre denti, e dicevano anche che li adoperava per ancorarsi ai seni materni in modo da succhiare sangue assieme al latte. Dicevano che era solito chiocciare e abbaiare nel suo lettino, quando faceva buio. Dicevano che all'eta di due mesi gia camminava, e che restava seduto a contemplare la luna quand'essa splendeva nel cielo. Questo era quanto la gente diceva di lui. I suoi genitori erano in continua angoscia. Figlio unico, ne rilevarono presto le magagne. Lo credettero cieco finche il medico non spiegò loro che si trattava semplicemente di un modo di guardare un po' vacuo. Il medico disse anche che Jules, con quella sua grossa testa, poteva essere un genio o un idiota. Risulto che era un idiota. Non disse una sola parola fino all'età di cinque anni. Poi, una sera si sedette a tavola e disse: «Morte.» I genitori non seppero se essere contenti o inorriditi. Alla fine, giunsero a un compromesso, decidendo che Jules non poteva essersi reso conto del significato della parola. Ma Jules ne era del tutto consapevole. Da quella sera, arricchì il suo vocabolario in maniera tale da lasciare stupefatto chi lo conosceva. Non solo faceva sua ogni parola che gli veniva rivolta, ma s'impadroniva anche delle parole che vedeva sulle insegne, sui giornali, sui libri; poi creo parole sue proprie. Come tocconotte. Oppure ammazzamore. In realta, inca- strava piu parole insieme. Esprimevano cose che Jules sentiva, e che non riusciva a definire altrimenti. In genere, sedeva sotto la veranda mentre i suoi coetanei giocavano a nascondino, a palla prigioniera o altro. Fissava il marciapiede, e costruiva parole. Fino a dodici anni, si tenne bene o male fuori dai guai. Certo, c'era stata la volta in cui 1'avevano sorpreso mentre toglieva i vestiti a OIives Jones in un vicolo. Un'altra volta, fu scoperto che sezionava un gattino, a letto. Ma erano passati tanti anni e quegli episodi erano stati dimenticati. Si puo dire che supero 1'infanzia limitandosi a disgustare la gente. A scuola, non studiava mai. Ripetè due o tre volte ogni classe. Gli insegnanti, tutti, lo conoscevano col nome di battesimo. In certe materie – lettura e scrittura – era quasi brillante. Nelle altre, era un disastro. Un sabato – aveva dodici anni – andò al cinema. Proiettavano Dracula. Quando il film terminò, si fece strada tra le file di ragazzini e ragazze, palpitando per 1'emozione. Arrivo a casa e si chiuse per due ore nel gabinetto. I genitori tempestarono la porta, lo minacciarono, ma non ci fu verso di farlo uscire. Alla fine, aprì e sedette a tavola. Aveva un pollice fasciato e il volto raggiante. La mattina dopo andò in biblioteca. Era domenica. Rimase seduto sui gradini tutto il giorno sperando che aprissero. Poi tornò a casa. L'indomani mattina, invece di andare a scuola, tornò in biblioteca. Trovo il romanzo Dracula sugli scaffali. Non potè prelevarlo perchè non era socio, e per farsi socio doveva farsi accompagnare dal padre o dalla madre. Così, nascose il libro nei pantaloni, lasciò la biblioteca e non lo restituì mai piu. Andò nel parco e lo lesse tutto di un fiato. Quando lo finì era sera inoltrata. Ricomincio a leggerlo da capo, fermandosi sotto ogni lampione per tutta la strada fino a casa. Non udì una sola parola dei rimproveri per non essere rincasato a pranzo e a cena. Mangiò, andò nella sua camera e rilesse il libro fino in fondo. Gli chiesero come se lo fosse procurato. Disse di averlo trovato. Giorno dopo giorno, Jules lesse e rilesse la storia, senza mai andare a scuola. Una sera tardi, quando era caduto in una sorta di letargo estenuato, sua madre portò il libro in soggiorno e lo mostrò al marito. Un'altra sera videro che Jules aveva sottolineato piu volte, con una matita tremolante, alcune frasi. Per esempio: Le labbra erano scarlatte di sangue fresco, il cui fiotto le era gocciolato sul mento e macchiava il candido lino del suo abito di morte. Oppure: Allorchè il sangue cominciò a sgorgare, egli mi prese le mani nella sua, tenendole strette; con 1'altra afferrò il mio collo e spinse la mia bocca verso la ferita... Quando la madre vide questo, gettò il libro nello scarico della spazzatura. La mattina seguente appena Jules scoprì che il libro non c'era più, si mise a urlare e prese a torcere il braccio di sua madre, finchè lei gli disse dov'era. Allora corse giù in cantina e scavò tra i mucchi di rifiuti finchè lo trovò. Con le mani e i polsi sporchi di fondi di caffè e d'uovo, se ne andò al parco a leggere di nuovo. Per un mese, avidamente, lesse il libro. Poi, 1'ebbe imparato così bene che lo gettò via e si mise a pensarci sopra. Le note di assenza dalla scuola fioccavano. Sua madre sbraitava. Jules decise di tornare a frequentare le lezioni per un po'. Voleva scrivere un tema. Un giorno lo scrisse in classe, insieme agli altri. Quando tutti ebbero terminato, 1'insegnante chiese se qualcuno voleva leggere alla classe il proprio. Jules alzò la mano. L'insegnante ne fu sorpresa, ma ebbe compassione: voleva incoraggiarlo. Si fece coraggio e sorrise. «Benissimo,» disse. «Attenti, ragazzi! Jules ci legge i1 suo tema.>> Jules si alzo. Era eccitato. Il foglio gli tremava nella mano. «La Mia Aspirazione,» lesse. «Tema in classe svolto da...» «Jules, mettiti qui di fronte alla classe, caro.» Jules ando a mettersi di fronte alla classe. L'insegnante sorrideva affettuosa. Jules riattacco. «La Mia Aspirazione, tema in classe svolto da Jules Dracula.» Il sorriso affettuoso sbiadì un poco. «Da grande, voglio essere un vampiro.» Le sorridenti labbra dell'insegnante ebbero un fremito, si piegarono, si spalancarono. I suoi occhi si fecero sbarrati. «Voglio vivere per sempre, vendicarmi di tutti e trasformare in vampiresse tutte le ragazze. Voglio odorare di morte.» «Jules» «Voglio che il mio alito pestifero puzzi di terra marcia e di tombe, e di amate bare.» L'insegnante rabbrividì. Le sue mani si contrassero sul cancellino verde. Guardo i ragazzi. Stavano tutti a bocca aperta. Qualcuno ridacchiava. Non le ragazze, però. «Voglio essere freddo come un cadavere e avere la carne marcia, e le vene gonfie di sangue rubato.» «Adesso... ehem!» L'insegnante si schiarì vigorosamente la gola. «Adesso basta, Jules,» disse. Jules proseguì a voce piu alta, disperatamente. «Voglio affondare i miei terribili denti candidi nella gola delle mie vittime. Voglio che...» «Jules, torna immediatamente al tuo posto!» «Voglio che penetrino come rasoi nella carne e nelle vene,>> lesse Jules ferocemente. L'insegnante balzò in piedi. I ragazzi tremavano. Nessuno più ridacchiava. «Poi, voglio estrarre i miei denti e lasciare che il sangue mi scorra libero in bocca e mi coli caldo giù per la gola e...» L'insegnante lo afferrò per il braccio. Jules si divincolò e corse in un angolo. Barricato dietro un banco, gridò: «E leccare con la lingua e baciare con le labbra la gola delle mie vittime! Voglio bere i1 sangue delle ragazze! >> L'insegnante si lanciò su di lui. Lo strappò fuori dall'angolo. Lui la graffio, continuando a urlare mentre veniva trascinato verso la porta fino all'ufficio del preside. «Questa e la mia aspirazione! Questa e la mia aspirazione! Questa e la mia aspirazione!» Fu una scena sinistra. Jules venne rinchiuso nella sua camera. L'insegnante e il preside conferirono coi genitori di Jules. Parlavano con voce sepolcrale. La scena si riseppe. I genitori di tutto 1'isolato ne discussero. Dapprima, molti non ci credettero. Pensavano che i figli stessero inventando di sana pianta. Poi pensarono come fosse impossibile che i loro bene educati rampolli potessero inventarsi cose del genere. E allora ci credettero. Dopodichè tutti osservavano le mosse di Jules con occhi di falco. La gente evitava il suo contatto e il suo sguardo. I geni tori, quando lui si avvicinava, chiamavano in casa i figli. Tutti mormoravano storie sul suo conto. Ci furono ulteriori note d'assenza. Jules disse alla madre che non sarebbe mai più andato a scuola. Niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Non ci andò piu. Quando venne in casa sua un Ispettore scolastico, Jules fuggi per i tetti finche quello non se ne fu andato. Passò un anno. Jules vagabondava per le strade, in cerca di qualcosa, non sapeva cosa. Guardava nei vicoli. Frugava nei bidoni della spazzatura. Scrutava nelle aree fabbricabili. Cerco nei quartieri a est, a ovest, nel centro. Non riusciva a trovare quello che voleva. Dormiva poco. Non parlava mai. Guardava per terra, sempre. Dimenticò persino le sue parole speciali. Poi... Un giorno, nel parco, Jules attraversò lo zoo. Per lui fu co- me una scossa elettrica vedere nella sua gabbia il pipistrello vampiro. Spalancò gli occhi e i suoi denti scolorati luccicarono debolmente in un ampio sorriso. Da quel giorno, Jules si recò quotidianamente allo zoo a contemplare il grosso pipistrello. Gli parlava e lo chiamava il Conte. Sentiva in cuor suo che doveva in realtà essere un uomo mutante. Fu preso da un impulso verso la cultura. Rubò un altro libro dalla biblioteca. Era un volume sugli animali. Trovo la pagina sul vampiro. La strappò e gettò via il libro. Imparò a memoria il contenuto. Apprese cosi come il vampiro provoca le ferite. Come succhia il sangue, proprio come un gattino col latte. Come cammina ad ali ripiegate e sulle zampe posteriori, simile a un nero ragno peloso. Come mai si nutre solo di sangue. Mese dopo mese Jules contemplò il vampiro e gli parlo. Divenne 1'unico sollievo della sua vita. L'unico simbolo del suo sogno divenuto realta. Un giorno Jules si accorse che il fondo della rete che copriva la gabbia si era allentato. Si guardò attorno, febbrilmente. Nessuno guardava. La giornata era nuvolosa e c'era poca gente. Jules tirò la rete, Si mosse un poco. Poi vide un uomo che usciva dalla casupola delle scimmie. Allora si tirò indietro e si allontanò, fischiettando. Alla sera tardi, quando avrebbe dovuto essere a letto addor mentato da tempo, passava scalzo davanti alIa camera dei genitori. Li udiva russare. Allora correva fuori, si infilava le scarpe, e via difilata allo zoo. Ogni volta che il guardiano non era fra i piedi, Jules tirava la rete. Continuò così per parecchio tempo, e ogni volta, all'ora di rincasare, rimetteva a posto la rete allentata. Così nessuno se ne sarebbe accorto. Poi rimaneva tutto il giorno di fronte alla gabbia, guardando il Conte, sorridendogli, spiegandogli che presto sarebbe stato di nuovo libero. Raccontava al Conte tutto quello che sapeva. Disse al Conte che stava esercitandosi ad arrampicarsi sulle pareti a testa in giù. Disse al Conte di non preoccuparsi. Presto sarebbe uscito di lì. Poi, assieme, sarebbero andati in giro a bere il sangue delle ragazze. Una notte, Jules sfilò la rete e scivolò sotto, entrando nella gabbia. Era buio pesto. Andò gattoni fino alla cassetta di legno. Tese le orecchie per sentire se il Conte squittiva. Infilo un braccio dentro la nera apertura, bisbigliando. Trasalì, quando senti qualcosa simile a un ago pungergli il dito. Con aria trionfante e deliziata sul volto sottile, Jules tirò a se lo starnazzante vampiro peloso. Scivolò con lui fuori dalla gabbia e uscì di corsa dallo zoo. Usci dal parco. Corse lungo le strade silenziose. Si stava facendo mattino. La luce tingeva di grigio il cielo oscuro. Non poteva tornare a casa. Doveva trovare un rifugio. Percorse un vicolo e scavalcò una siepe. Si teneva stretto il vampiro, il quale lambiva il sangue che gli usciva dal dito. Attraversò un cortile e penetro in una piccola baracca abbandonata. Dentro, buio e umido. Era pieno di detriti, barattoli vuoti, cartoni bagnati ed escrementi. Jules si assicuro che non ci fossero. aperture da cui il vampiro potesse fuggire. Poi chiuse la porta e la fermò facendo passare un bastoncino attraverso il gancio metallico. Il cuore gli batteva forte e le braccia e le gambe gli tremavano. Lasciò andare il vampiro, che volò in un angolo buio e rimase appeso alla parete di legno. Jules si tolse la camicia con gesti febbrili. Gli tremavano le labbra. Sorrideva con un ghigno demente. Frugò nelle tasche dei calzoni estraendo un temperino che aveva rubato a sua madre. Lo aprì e fece scorrere un dito sulla lama, che gli taglio la carne. Con dita tremanti, si inferse un colpo alla gola. Il sangue prese a scorrergli tra le dita. «Conte! Conte!» grido con frenetica esultanza. «Bevi il mio rosso sangue! Bevimi! Bevimi » Inciampò tra i barattoli vuoti, cercando di afferrare il vampiro. L'animale scatto via dal suo sostegno, si librò in volo attraversando la baracca e andò a fissarsi alla parete opposta. Le lacrime inondarono le guance di Jules. Digrignò i denti. Il sangue gli scorreva sulle spalle e lungo il magro, glabro torace. Tremando, barcollò verso la bestia. Inciampò e avverti il fianco che si lacerava contro I'orlo tagliente di un barattolo. Protese le mani. Afferro il vampiro, se lo mise contro la gola. Si rovesciò supino sulla fredda terra bagnata. Sospirò. Cominciò a gemere e a stringersi convulsamente il petto. Ansimava. Il nero vampiro sul suo collo lappava silenziosamente il sangue. Jules senti la vita gocciolargli via. Pensò a tutti gli anni trascorsi. All'attesa. Ai genitori. Alla scuola, A Dracula. Ai sogni. Per questo. Per questa improvvisa estasi. Jules battè le palpebre. Le pareti della baracca ondeggiavano. Respirava con difficoltà. Spalancò la bocca in cerca d'aria. L'aspirò avidamente. Puzzava di marcio. Tossì. Il suo corpo ossuto si contorse sul suolo freddo. Nebbie confuse scivolarono dalla sua mente. Una dopo 1'altra, come veli che si squarciavano. Di colpo, la mente gli divenne terribilmente lucida. Si rese conto che stava giacendo seminudo nell'immondizia, e che un vampiro alato stava bevendo il suo sangue. Con un urlo strozzato, si sollevò e strappò via il palpitante vampiro peloso. Quello fuggì volando, poi tornò indietro sventolandogli sul viso le ali frementi. Jules si alzò vacillando. Cerco di guadagnare la porta. Non riusciva quasi a vedere. Tentò di fermare il sangue che gli sgorgava copioso dalla gola. Si affannò per spalancare la porta. Poi barcollò nell'oscuro cortile, cadde a faccia in giù tra i lunghi steli erbosi. Tentò di invocare aiuto. Ma dalle sue labbra uscì soltanto un ridicolo gorgogliare di parole. Sentì le ali che battevano. Poi, di colpo, silenzio. Forti mani lo sollevarono delicatamente. Lo sguardo mo rente di Jules vide 1'alto uomo in nero dagli occhi scintillanti come rubini. «Figlio mio» disse 1'uomo.

(Drink My Red Blood)


Modificato da paranoimia 05/12/2005 13.49
Amarganta
00mercoledì 7 dicembre 2005 10:47
La fontana di sangue

Mi pare, a volte, che il mio sangue fiotti come una fontana dai ritmici singhiozzi. Lo sento colare con un lungo murmure, ma mi tasto invano in cerca d'una ferita.

Fluisce attraverso la città come per un campo recintato e trasforma i selciati in isolotti, cava la sete ad ogni creatura, tinge la natura in rosso.

Spesso al vino capzioso ho chiesto di addormire per un giorno il terrore che m'assilla; ma il vino rende l'occhio più acuto e l'orecchio più fino.

Ho cercato nell'amore il sonno dell'oblio; ma l'amore, per me, non è che un materasso di aghi, fatto per procurare da bere a crudeli puttane.

C. Baudelaire



Modificato da Amarganta 03/05/2006 14.10
Amarganta
00mercoledì 7 dicembre 2005 11:50
Olio e Sangue

In tombe d'oro e lapislazzuli
Corpi di santi e sante trasudano
Olio miracoloso, odore di viole.

Ma sotto grossi cumuli di creta calpestata
Giacciono corpi di vampiri pieni di sangue;
Sanguigni i loro sudari, umide le loro labbra.

William Butler Yeats



Modificato da Amarganta 07/12/2005 14.48
paranoimia
00sabato 10 dicembre 2005 14:15
Le radici

Carmilla, J. S. Le Fanu


Considerato da molti uno dei più bei racconti dell'orrore mai scritti...
Pubblicato nel 1872, è anche una delle prime storie sui vampiri, il cui fascino perdura fino ad oggi e sicuramente non sfiorirà per molto tempo ancora.

Lungo, veramente troppo lungo per postarlo qui.

Lascio un LINK, invitando chi ancora non l'avesse letto ad investirvi un po' di tempo, e la copertina del libro che tanti anni fa me l'ha fatta conoscere, con la splendida illustrazione di Otto Dix.
Buona lettura a tutti.


http://digilander.libero.it/catafalco/
alter fritz
00giovedì 15 dicembre 2005 19:26
"IO ALLA LUCE NON ATTRIBUISCO PIU' ALCUNA IMPORTANZA, NE' ALLE SCINTILLANTI FONTANE CHE ALLA GIOVENTU' PIACCIONO TANTO.. IO AMO SOLO L'OSCURITA' E LE OMBRE, DOVE POSSO RESTARE SOLO CON I MIEI PENSIERI..
LA MORTE NON E' IL PEGGIO, VI SONO COSE PEGGIORI DELLA MORTE..
RIESCE AD IMMAGINARLO?
DURARE ATTRAVERSO I SECOLI..
SPERIMENTANDO OGNI GIORNO LE STESSE FUTILI COSE....."

KLAUS KINSKI - NOSFERATU - WERNER HERZOG

flavio



paranoimia
00venerdì 16 dicembre 2005 13:42
Fonte

Quando Sting si sentiva Lestat


E' il 1985 quando esce The Dream of the Blue Turtles, primo album solista di Sting, e probabilmente una delle vette più alte della sua produzione artistica.

Il disco si caratterizza per la varietà e la qualità dei singoli pezzi, dal soul di "If You Love Somebody Set Them Free", alla solenne "Russian", al godibile reggae "Love is the seventh wave".

Una canzone, però, si distingue per eleganza e originalità del contenuto, ed è "Moon over Bourbon Street".
Il pezzo, ispirato all'"Intervista col vampiro" di Anne Rice, si distingue per le sonorità tipicamente jazz (d'altronde il primo gruppo di Sting, i Last Exit, era proprio una jazz band).
Di questa canzone, notturna e classicheggiante, dallo stile un pò demodè, proponiamo il testo e la traduzione.


MOON OVER BOURBON STREET

There’s a moon over Bourbon Street tonight
I see faces as they pass beneath the pale lamplight
I’ve no choice but to follow that call
The bright lights, the people, and the moon and all
I pray everyday to be strong
For I know what I do must be wrong
Oh you’ll never see my shade or hear the sound of my feet
While there’s a moon over Bourbon Street

It was many years ago that I became what I am
I was trapped in this life like an innocent lamb
Now I can never show my face at noon
And you’ll only see me walking by the light of the moon
The brim of my hat hides the eye of a beast
I’ve the face of a sinner but the hands of a priest
Oh you’ll never see my shade or hear the sound of my feet
While there’s a moon over Bourbon Street

She walks everyday through the streets of New Orleans
She’s innocent and young from a family of means
I have stood many times outside her window at night
To struggle with my instinct in the pale moonlight
How could I be this way when I pray to God above
I must love what I destroy and destroy the thing I love
Oh you’ll never see my shade or hear the sound of my feet
While there’s a moon over Bourbon Street



LA LUNA SU BOURBON STREET

C’è la luna su Bourbon Street stasera
Vedo i volti quando passano sotto la pallida luce dei lampioni
Non ho altra scelta che seguire quel richiamo
Le luci luminose, la gente, e la luna e il resto
Prego ogni giorno per essere forte
Perché so che ciò che faccio dev’essere sbagliato
Oh, non vedrai mai la mia ombra né sentirai il rumore dei miei passi
Quando c’è la luna su Bourbon Street

Fu tanti anni fa che diventai ciò che sono
Fui intrappolato in questa vita come un agnello innocente
Ora non posso più mostrare il mio viso di giorno
E mi vedrai camminare solo alla luce della luna
La falda del mio cappello nasconde gli occhi di una bestia
Ho il viso di un peccatore ma le mani di un prete
Oh, non vedrai mai la mia ombra né sentirai il rumore dei miei passi
Quando c’è la luna su Bourbon Street

Lei cammina ogni giorno per le strade di New Orleans
È innocente e giovane e di famiglia modesta
Sono rimasto molte volte fuori alla sua finestra di notte
Per combattere il mio istinto nella pallida luce lunare
Come posso rimanere così quando prego Dio lassù
Devo amare ciò che distruggo e distruggere ciò che amo
Oh, non vedrai mai la mia ombra né sentirai il rumore dei miei passi
Quando c’è la luna su Bourbon Street


alter fritz
00venerdì 16 dicembre 2005 18:30
me la ricordo, la canzone di sting..
mi ha fatto un enorme piacere canticchiarla ancora dopo tanti anni....

flavio


Amarganta
00mercoledì 21 dicembre 2005 10:06
....

VAMPIRO DI LUCE

Globi lattiginosi
appesi al nulla
triste surrogato
di Stelle e Luna
in un’Alba negata.
Del reale restano
solo ombre a fluttuare
nel liquido silenzio
dell’apparente
non essere.
Dentro l’ora immobile
il Vampiro succhia
dell’Amante la Luce
nell’oscura alchimia
di un amplesso
che partorisce dal buio

... ancora ...

... nebbia ...

Amarganta 03.02.2002


f r e e
00mercoledì 28 dicembre 2005 12:14
se!!!!

La prossima volta che passo a trovarti cara la mia padrona di casa...


1...col cacchio che vengo da solo
2...porto un paletto di frassino
3...metto una bella collana d'aglio bello fresco
4...faccio colazione con una bella spaghettata aglio olio e peperoncino e magari vado a farmela dal Drugo...

a proposito.......qualcuno ha visto il Drugo????? ;-)


ilsupermegafree
Modificato da f r e e 28/12/2005 12.16
Amarganta
00giovedì 29 dicembre 2005 12:56
...
....ma lo sai che tutte queste precauzioni sarebbero inutili?

Solo il sole e il fuoco...e poi ancora heheheheh

Ciao FreeBBello [SM=x831998]
Amarganta
00giovedì 23 marzo 2006 11:37
Anne Rice - Pillole -


disse Lestat "Vai laggiù, tra gli alberi. Liberati di quel che di umano è rimasto del tuo corpo e non innamorarti così follemente della notte da smarrire la strada! "

da Intervista col Vampiro
Amarganta
00giovedì 20 aprile 2006 09:14
...

Il mattino scese con la sua tonante luce incandescente, rotolando sui tetti, coagulando la notte in un migliaio di pareti di vetro e sguinzagliando lentamente la sua mostruosa gloria.

(...)

Un'esplosione interna mi scagliò verso il cielo, proprio nella luce perlacea e nevosa che era giunta in una piena improvvisa, come sempre accadeva, trasformandosi all'istante da un occhio minaccioso, che proiettava i suoi illimitati raggi sul panorama cittadino, a un'onda anomala d'illuminazione priva di peso e infuocata, che si rovesciava su ogni cosa, grande e piccola.

da Armand il Vampiro
Amarganta
00mercoledì 3 maggio 2006 12:11
...

Io che non avevo mai visto gli spiriti rimasi a guardare meravigliata a occhi spalancati. Poi esso si accorse della mia presenza. Si girò. L'uomo perché sembrava un uomo con quegli abiti laceri e il corpo di paglia venne verso di me e spalancò le braccia. I fili di paglia gli caddero dalle maniche; la testa di legno vacillò sull'asta che era la sua spina dorsale. Egli m'implorò: mi pregò di rispondere alle più grandi domande che uomini e immortali avessero mai posto.
(...)
Come potevo non alleviare il dolore di quella creatura?
«Ci sono orrori a questo mondo», mormorai. «Esso è fatto di mistero e dipende dal mistero. Se vuoi pace, torna alle arnie; abbandona la forma umana, e discendi di nuovo disperdendoti nella vita irrazionale delle api felici dalle quali sei sorto.»
Esso mi ascoltava immobile.
«Se invece tu volessi una vita in carne e ossa, una vita umana, dura, che può muoversi nel tempo e nello spazio, allora combatti per essa. Se vorrai possedere la filosofia dell'uomo, allora lotta e acquista saggezza, così che niente possa mai farti male. Saggezza è forza. Qualunque cosa tu sia, materializzati in una creatura che abbia uno scopo. Sappi questo, però. Tutto è congettura, sotto il cielo. Tutti i miti, tutte le religioni, tutte le filosofie e la storia... sono menzogne.»
La cosa, maschio o femmina che fosse, sollevò le sue mani di paglia, come per coprirsi la bocca. Gli voltai le spalle.
(...)
Guardai indietro, e scoprii con stupore che la figura di paglia era ancora là, tutta intera, che mi guardava, con la posa di una creatura eretta.
«Non crederò in te», gridai, rivolta all'uomo di paglia. «Non cercherò con te una risposta! Ma sappi questo: se diventerai un organismo vivente come quello che vedi in me, ama tutti gli uomini e le donne e i loro figli. Non trarre la tua forza dal sangue! Non nutrirti della sofferenza. Non sorgere come un dio so-pra le folle inneggianti in adorazione. Non mentire!»


Da Pandora




Modificato da Amarganta 03/05/2006 12.13
Amarganta
00mercoledì 3 maggio 2006 13:41
...

"Anche ora, con questo nuovo sangue che mi scorre nelle vene, che mi divora e che mi trasforma, io non mi aggrappo né alla ragione né alla superstizione per la mia sicurezza. Posso attraversare un mito e uscirne! Tu hai paura di me perché non sai che cosa sono. Ho l'aspetto di una donna ma parlo come un uomo, e la tua ragione ti dice che il totale di questa somma è impossibile!"

Da Pandora


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