I libri funerari (egizi)

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vanni-merlin
00martedì 19 dicembre 2006 00:07
I libri funerari (egizi)


a cura di Alessia Fassone

Libro dell'Amduat
Il Libro di "ciò che si trova nel mondo dell'Aldilà (Duat)", narra il viaggio notturno della barca del Sole, che attraversa durante le dodici ore della notte il mondo infero.
Il Faraone defunto, identificato con la divinità solare, affronta numerosi pericoli per giungere all'oltremondo, così come il Sole deve combattere ogni notte contro le forze dell'oscurità. Allo stesso modo del Sole, il re defunto tramonta a Occidente per risorgere a Oriente, dopo aver vinto i nemici nel mondo infero.
Il viaggio è suddiviso nelle dodici ore che intercorrono tra il tramonto e l'alba e ciascuna sezione è introdotta da una porta, che apre la strada verso ciascuna delle dodici regioni dell'Aldilà, protetta dal suo genio. Per superare ciascuna porta, il defunto-sole deve citare il nome esatto delle divinità guardiane. Ogni sezione è figurativamente suddivisa in tre registri (solo nella prima ora i registri sono quattro): quello al centro è sempre riservato all'immagine della barca solare, su cui trovano posto il Sole stesso criocefalo, protetto da un baldacchino, Hathor, Sia, Hu, Upuaut, Horo come timoniere, la personificazione dell'ora attraversata ed altri dèi, che portano il numero dei partecipanti al viaggio a nove, numero simbolico e carico di significati nella religione egiziana.
Appare per la prima volta nella tomba di Thutmosi I, ed è il più antico libro funerario raffigurato nelle tombe del Nuovo Regno; diverse versioni, più o meno ridotte, si trovano nelle tombe di Thutmosi III, Amenhotep II, Amenhotep III, Thutankhamon, Ay, Sethy I, Ramesse II, Tauseret e Sethnakht, Merenptah, Ramesse V e Ramesse VI, Sethy II, Ramesse IX.


Litania di Ra
Il tema di questo libro funerario è l'identificazione del re defunto, che in quanto tale è Osiri, con il dio Sole Ra, e quindi con il ciclo solare stesso.
La prima parte del testo consiste in una invocazione dei 75 nomi del sole, che culminano con la rappresentazione dell'anima di Ra come testa d'ariete nel disco solare; la seconda parte consiste nelle preghiere rivolte dal faraone defunto a Ra, con il quale va ad identificarsi a poco a poco, fino a diventare egli stesso un dio dell'Occidente.
La narrazione è incentrata ancora sul viaggio notturno del sole, che scende nel regno infero ad illuminare i defunti, per donare loro la nuova vita, creando una progressiva identificazione tra Osiri e Ra, che si fondono insieme creando un'unica entità divina, come è ben illustrato in una pittura della tomba della regina Nefertari.
Il testo è stato elaborato durante la XVIII dinastia, e compare per la prima volta nella tomba di Thutmosi III; viene poi ripreso da Sethy I, e si ritrova in tutte le tombe dei successivi ramessidi: Ramesse II, Merenptah, Amenmose, Ramesse III, IV, VII, IX, Sethy II.


Libro della Vacca Celeste
Il testo si ritrova per la prima volta scolpito sulla cappella esterna in legno dorato che conteneva i sarcofagi di Tutankhamon; successivamente, si incontra in uno degli annessi laterali delle tombe di Sethy I, Ramesse II, III e VI.
Vi si narra il mito della distruzione degli uomini, ribellatisi al dio del sole Ra, attraverso il suo occhio infuocato, ossia una forma della dea Hathor. L'ira distruttrice della dea viene placata facendole bere birra color sangue, causando però la fuga del dio sole, che abbandona la terra in groppa alla vacca Hathor. Perciò il mondo degli uomini piomba nell'oscurità e nella violenza, ed il dio dell'aria Shu è costretto a sorreggere il cielo affinché non cada sulla terra; a causa di questa ribellione, è necessario ristabilire continuamente l'ordine nel mondo dei vivi.

Libro delle Porte
Questo testo funerario, un'evoluzione del "Libro dell'Amduat", descrive ancora il viaggio notturno del sole sulla sua barca, che si svolge tramite l'attraversamento di dodici porte, che dividono la narrazione in sezioni.
Horemheb è il primo ad introdurre nella decorazione funeraria anche questo testo, che viene poi ripreso in tutta l'epoca ramesside; esistono due versioni, di cui una breve, limitata alle prime dodici sezioni, ed una lunga, introdotta da Merenptah; precedentemente, la versione estesa era utilizzata nella decorazione di cenotafi e templi funerari; anche sul sarcofago in alabastro di Sethy I ne esiste una redazione completa.
Il viaggio oltremondano del sole avviene sempre su una barca, sulla quale trovano posto anche Heqa (magia) e Sia (intelletto); il mondo infero è popolato da divinità e persone concrete, suddivise nelle quattro stirpi degli egiziani, dei nubiani, degli asiatici e dei libici.
Viene anche introdotto un concetto bivalente del tempo: quello ciclico, che si presenta come un serpente che si morde la coda, che è generata ed ingoiata di continuo; il tempo eterno è raffigurato da una corda attorcigliata che si avvolge infinitamente su se stessa.
Il passaggio da una sezione all'altra è riflessa nell'incontro di diverse situazioni: dopo una sorta di introduzione al mondo infero, attraverso il deserto, si viene a confronto con le due categorie di defunti, i beati ed i dannati. Il sole deve quindi affrontare a più riprese il serpente Apopis, che tenta di sbarrargli il cammino; si assiste anche al giudizio dell'anima nel tribunale di Osiri, ed una volta "giustifica" l'anima del defunto può tornare ad unirsi al suo corpo.
Mentre il sole sconfigge i suoi nemici, e quindi sconfigge l'oscurità e la morte, i defunti si rianimo, per poi unirsi al sole nel suo corso diurno.

Libro delle Caverne
La composizione di questo libro risale all'inizio della XIX dinastia, in cui le ore della notte sono raggruppate in sei sezioni; l'argomento trattato consiste ancora nel processo di resurrezione dei defunti tramite la vittoria del sole sulle forze dell'oscurità. Il titolo moderno del testo deriva dalle numerose cripte che costellano il mondo infero, simbolo degli avelli in cui riposano i defunti.
Il testo si trova in forma abbreviate nelle tombe di Tauseret e Ramesse III, VII e IX, mentre in quella di Ramesse VI se ne trova una versione completa.

Libro della Terra
Questo testo presenta forti analogie con il Libro delle Caverne, e se ne trova una copia completa sempre nella tomba di Ramesse VI; il tema è la resurrezione dei corpi dei defunti per effetto del passaggio del sole nel mondo infero e conseguente sconfitta delle forze del male.
Il testo occupa uno spazio ridotto in rapporto alle immagini.

Libro di Nut
Si tratta di uno dei cosiddetti "libri celesti", in cui il viaggio notturno del sole avviene all'interno del corpo della dea Nut, il cielo, ed è rappresentato non sulle pareti ma sui soffitti delle tombe, a partire da quella di Sethy I. Si tratta quindi di raffigurazioni astronomiche, una sorta di topografia del cielo, all'interno della quale si svolge la narrazione del passaggio del Sole nel mondo infero.


Libro della Notte
Il viaggio del sole durante le ore notturne è scandito in questo testo tramite la presenza di porte che separano un'ora dall'altra. Il sole viene ingoiato dalla dea Nut la sera, ad occidente, e viene partorito il mattino successivo, ad oriente, nella forma ringiovanita di uno scarabeo o di un bambino.
Anche questo testo compare nelle tombe di epoca ramesside, ed in particolare in quelle di Ramesse VI e IX appare in concomitanza con il "Libro del Giorno", ad illustrare l'intera parabola del sole in un aldilà che comprende notte e giorno.


Libro dei Morti
Il "libro dell'uscire al giorno" è il risultato dell'evoluzione delle più antiche raccolte di testi e formule funerarie, che dai Testi delle Piramidi dell'Antico Regno ha portato in un primo momento alla nascita dei Testi dei Sarcofagi durante il Medio Regno ed infine all'organizzazione dei testi all'interno di una narrazione.
Il Libro dei Morti si presenta in forma di narrazione, suddivisa in capitoli, e costituisce una sorta di manuale magico e simbolico che aiuta il defunto a superare gli ostacoli che gli dèi pongono sul cammino dell'anima e giungere quindi nell'aldilà.
L'elaborazione di questo testo risale alla XVII dinastia, in un primo momento redatto su papiro e sui sudari che avvolgevano le mummie. Durante la XVIII dinastia, il testo si arricchisce di vignette figurate che illustrano il contenuto delle formule magiche a cui si riferiscono.
Alcuni brani del libro sono presenti già sul sudario della mummia di Thutmosi III, insieme con la Litania di Ra, mentre alcune scene cominciano a trovare posto su oggetti del corredo di Tutankhamon. Già con Ay alcuni brani sono dipinti sulle pareti della tomba, ma il successo del Libro dei Morti si riscontra in particolare a partire da Sethy I e continua per tutta l'epoca ramesside; l'esempio maggiormente significativo per estensione e qualità delle raffigurazioni è costituito dalle pitture parietali della tomba della regina Nefertari.

Apertura della Bocca
Il rituale dell'Apertura della Bocca risale alle più remote epoche della storia egiziana, e nasce con lo scopo di infondere alle statue degli dèe o dei defunti i cinque sensi, in modo che le immagini potessero animarsi e fruire fisicamente delle offerte che venivano loro donate. La nascita di questo rito è quindi da ascriversi all'ambito templare e cultuale prima che a quello funerario.
La cerimonia avveniva nella "casa dell'oro" e consisteva nell'aprire ritualmente la bocca ad una statua o alla mummia stessa del defunto, a seguito di una serie ben precisa di gesti e preghiere. La mummia veniva purificata e posta su un monticolo di sabbia vergine, rivolta verso sud; successivamente si procedeva alla lustrazione con acqua ed alla fumigazione con incenso e natron. Solo dopo la purificazione del cadavere il sacerdote setem, vestito con la pelle di leopardo, procedeva all'apertura della bocca vera e propria con le dita ed altri strumenti appositi, accompagnato dalle formule pronunciate dal sacerdote-lettore; venivano riportati in vita anche tutti gli altri organi sensoriali della persona.
Avveniva quindi il sacrificio di un toro, le cui parti tagliate erano presentate al defunto, per donargli sostentamento, forza ed energia vitale.
Già durante la XVIII dinastia alcune scene di questo rituale sono raffigurate sulle pareti di alcune tombe, tra cui quella del visir Rekhmira, vissuto all'epoca di Thutmosi III. A partire dall'esempio della decorazione della tomba di Sethy I, anche altri faraoni ramessidi hanno introdotto nei cicli pittorici dei propri sepolcri scene dell'Apertura della Bocca.




da: www.archaeogate.org/egittologia/article/351/3/le-dimore-delleternita-a-cura-di-alessia-fass...

[Modificato da vanni-merlin 19/12/2006 0.08]

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