Bottiglia incendiaria su un bus con 50 passeggeri a bordo
Ancora disordini, dilagano gli scontri
519 macchine incendiate nei diversi sobborghi di Parigi e 27 autobus bruciati. Violenze anche a Digione
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Pompieri impegnati nella notte a Parigi (Ap)
PARIGI - Ancora una notte di violenze nelle periferie di Parigi, dove altre centinaia di veicoli sono stati dati alle fiamme e scontri hanno opposto le forze dell'ordine ai giovani in rivolta. Si conta che 519 macchine siano state incendiate nei diversi sobborghi della città, oltre ai 27 autobus bruciati in un deposito nel dipartimento di Yvelines, dove centinaia di agenti antisommossa sono stati dispiegati per cercare di contenere le violenze.
ATTACCO AL BUS - Emergono intanto dettagli su fatti avvenuti nei giorni scorsi. Mercoledì sera a Sevran, nella Seine-saint-denis, un centinaio di giovani ha accerchiato un autobus che stava ripartendo dopo una fermata nei pressi di una stazione ferroviaria. Dopo aver costretto il conducente a fermare il veicolo piazzando in mezzo alla strada dei contenitori in fiamme, i giovani hanno spaccato i vetri dell'autobus e hanno lanciato all'interno una bottiglia incendiaria. Il conducente ha allora ordinato ai passeggeri, circa cinquanta persone, di scendere dal veicolo, fermandosi poi ad aiutare una signora disabile sulla cinquantina. Secondo la testimonianza fornita dal conducente, mentre quest'ultimo aiutava la donna a scendere, un ragazzo sarebbe salito per aspergerli con benzina e successivamente, altri avrebbero lanciato degli stracci in fiamme all'interno dell'autobus. La donna ha riportato ustioni di 2/o e 3/o grado sul 20% del corpo e il conducente, uscito oggi dall'ospedale, è stato medicato per leggere ustioni al viso e altre più gravi alla mano. «I ragazzi - spiega la polizia - volevano bruciare delle persone. È un tentativo di omicidio». Dopo l'attacco all'autobus, i giovani responsabili hanno continuato la loro opera distruttrice dando alle fiamme il centro sociale di Sevran.
CONTINUI SCONTRI La violenza è scoppiata nonostante le speranze che le festività per la fine del Ramadan avrebbero riportato calma tra i rivoltosi, molti dei quali musulmani o nordafricani, che protestano contro quella che per loro è discriminazione razziale, che li costringe al ruolo di cittadini di serie B. Circa un migliaio di agenti hanno presidiato le zone povere della periferia, ma bande di giovani coi volti coperti hanno riempito le strade in tarda serata.: l'area maggiormente interessata è stata anche questa volta quella del Dipartimento di Seine-Saint-Denis, dove tre depositi sono stati distrutti dalle fiamme appiccate dai vandali. Danni sono stati registrati anche nei Dipartimenti di L'Essonne, Val d'Oise e Yvelines: oltre ai veicoli, al deposito di autobus, sono stati dati alle fiamme scuole, stazioni di polizia uffici governativi. La polizia antisommossa in alcuni casi è stata accolta a colpi di arma da fuoco, come testimoniano i segni lasciati dai proiettili su un'auto delle forze dell'ordine che pattugliava una delle banlieues di Parigi.
Tra gli agenti si registrano cinque feriti - colpiti dalle sassaiole ingaggiate dai giovani - mentre numerosi sono stati gli arresti. Gli scontri sono iniziati il 27 ottobre a seguito della morte accidentale di due giovani dopo un intervento della polizia. «Non tollereremo queste esplosioni di violenza, ma al tempo stesso porteremo avanti il dialogo per trovare soluzioni», ha assicurato ieri il primo ministro Dominique de Villepin, definendo prioritario il ripristino dell'ordine pubblico.
Stanotte per la prima volta i disordini si sono registrati fuori dalla regione parigina - gruppi di giovani hanno fuoco ad auto a Digione, a Rouen e nella zona del Bouches-du-Rhone, nel sud della Francia. Giovedì sera, gli amministratori locali delle zone luogo dei disordini hanno criticato apertamente l'incertezza e l'opportunismo politico di alcuni esponenti nazionali, dopo che il primo ministro Dominique de Villepin li ha informati su "piano d'azione per le periferie" che punta a presentare nelle prossime settimane. «Molti di noi gli hanno detto che questo non è il momento per l'ennesimo piano», dice Jean-Christophe Lagarde, sindaco di Drancy, comune dell'area dove si ripetono i disordini. «Ci basta solo un morto e la situazione andrà fuori controllo». Manuel Valss, sindaco di Evry, a sud di Parigi, dice: «Temiamo che quello che sta accadendo a Seine Saint Denis si diffonda. Dobbiamo dare a questa gente un messaggio di speranza».