Bernard Lewis-I Musulmani alla scoperta dell'Europa

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-Giona-
00venerdì 20 gennaio 2006 11:52
Ho appena finito di leggere il bellissimo libro di Bernard Lewis "I Musulmani alla scoperta dell'Europa". Lewis, nato nel 1918 in Inghilterra, è professore emerito di storia del mondo islamico all'Università americana di Princeton. Col risorgere dell'interesse verso il mondo islamico e seguito dell'immigrazione e della minaccia terroristica, molti in Occidente hanno iniziato a chiedersi che cosa in realtà sapevano di quella cultura. Lewis è probabilmente uno dei pochi a potersi fare la domanda opposta: che cosa sapeva il mondo islamico della nostra cultura. Il libro è una risposta a questo quesito.
Il quadro che emerge è quello che nei primi secoli dell'espansione islamica gli Arabi avevano fatto proprie molte conquiste della scienza e della tecnica dei popoli piú avanzati coi quali erano venuti in contatto (Persiani, Bizantini), ma questo era dovuto piú ad una necessità utilitaristica che a un vero amore per la cultura di quei popoli: per soggiogarli anche sul piano culturale oltre che su quello politico-militare era necessario acquisire tutte le informazioni utili in loro possesso. Infatti anche la filosofia greca venne molto studiata e tramandata, perché considerata "scienza utile", mentre la letteratura classica non suscito il minimo interesse nella maggior parte dei musulmani colti. L'Europa occidentale, durante l'Alto Medioevo, non aveva molto da offrire, così ciò che produceva fu completamente ignorato. Ma questo atteggiamento continuò anche nei secoli successivi, quando invece fu lei la sede principale delle innovazioni tecnologiche: i musulmani continuarono a ritenere di non aver piú nulla da imparare, atteggiamento che invece contrastava radicalmente con quello di scienziati e ricercatori europei. Basti pensare che, mentre nel XVI secolo in molte università europee esistevano cattedre di arabo classico, pochissimi musulmani conoscevano una lingua straniera europea, tanto che le missioni diplomatiche ottomane si avvalevano normalmente di sudditi ottomani cristiani come traduttori. Infatti avere rapporti col mondo degli infedeli era anche considerato moralmente poco accettabile, cosicché erano pochissimi i mercanti musulmani in Europa, molti di piú i mercanti europei in Oriente. Qualcosa iniziò lentamente a cambiare quando, con la pace di Passarowitz del 1699 (in cui i Turchi persero l'intera Ungheria e la Croazia) il mondo islamico si sentì minacciato nella sua integrità e comprese la necessità di aggiornarsi per far fronte agli infedeli cristiani, che non potevano piú essere considerati come militarmente e culturalmente inferiori.
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