posto la recensione di una mia amica..
BROKEN FLOWERS E IL FREDDO DEL MARTEDì SERA
In realtà Broken Flowers sono esattamente i fiori che si spezzano e si frantumano accanto al divano di Bill Murray. I petali che cadono. crollano. Mentre lui da quello stesso divano guarda la sua vita oscillare dopo una lettera rosa. Questo film è lo sguardo immobile di Murray mentre guarda la tv. Siamo noi che guardiamo. Le immagini, in generale. Le immagini, di solito stra ripiene di informazioni, dettagli note appunti indizi. E qui invece
La rarefazione, la lentezza, ogni scena che si chiude in dissolvenza, come una tendina, come una cornice attorno alla figura di Don.
Può irritare, come è successo a me, osservare il piglio e l'alone da dongiovanni spezzacuori di Don, ché mi ricorda un po' "Lost in Translation" e invece non c'entra nulla. Sono due pianeti, due rarefazioni completamente differenti.
Gli indizi, il rosa. Le risate che emergono sotto un filtro pesantissimo. Ma soprattutto, gli indizi di una struttura che non porta a nulla. Ma Jarmusch è così. Ed è semplicemente geniale che alla fine, dopo il quasi-risolvimento mancato del mistero-figlio, Don rimane solo, in mezzo alla strada, la macchina da presa gira attorno a lui, è il vuoto totale. Lo smarrimento, il punto non è se la ricerca era vera o un pretesto per scompigliare la sua vita; se quello è davvero suo figlio eccetera eccetera. È l'eccentricità di Jarmusch. È che l'auto che dopo qualche secondo passa davanti a lui, e il volto che noi vediamo sgranato, dal finestrino abbassato, beh quello è il figlio di Bill Murray. Homer Murray. Non Don, ma Bill. Se questa non è sagace ironia.
l'ironia minimalista degli incontri con il passato. Un minimalismo assurdo che passa per dettagli e incroci di sguardi talmente sottili da passare leggeri ed è normale sentire un film che non scorre, gridare all'assurdo perché non accade nulla. Ma il nulla accade nelle virgole, nelle parentesi, nei silenzi e nelle pause. I sogni che intersecano il viaggio e dai colori sgranati ne fuoriesce evidenziata semplicemente la bellezza eclettica di ciascuna donna incontrata nel viaggio.
Perché di solito tendiamo a guardare ciò che riempie il quadro, i colori più forti. E non osserviamo ciò che scorre nel mezzo, nelle intersezioni. E perché quando finisce un film non sempre è giusto capire esattamente cosa è avvenuto, dove si voleva arrivare e perché. Un film può anche essere un viaggio che non termina con lo scorrere dei titoli di coda.
[e dopo il delirio scrittorio, vado a dormire.]
chiaracinefiloerrante